Archivio

Archivio per maggio 2010

“Le navi della vergogna” Prima nazionale a Catanzaro

27 maggio 2010 Commenti chiusi

Venerdì 28 maggio alle ore 17.00 nella biblioteca comunale di Catanzaro presentazione in Prima Nazionale del libro di Riccardo Bocca “Le Navi della Vergogna”



Categorie:Attività del Comitato Tag:

Amantea: L’acqua di Campora e Coreca torna ad essere potabile

27 maggio 2010 Commenti chiusi

L’acqua di Campora e Coreca torna ad essere potabile

Con i lavori di manutenzione eseguiti sul Serbatoio comunale sono state eliminate  le infiltrazioni che avevano provocato l’inquinamento dell’acqua fornita alle due frazioni. In fondo all’articolo i risultati delle analisi

Amantea 21.5.10 Dibattito sull'Acqua

Amantea dibattito sull'acqua 21 maggio

«Alcune lesioni alle pareti del serbatoio comunale del Saliceto avevano provocato la contaminazione dell’acqua fornita ad alcune abitazioni di Coreca e Campora San Giovanni. Dopo i lavori di manutenzione effettuati dal comune l’acqua è tornata ad essere potabile come dimostrano i risultati delle analisi trasmessi, a fine aprile, dall’Asp all’amministrazione comunale». Lo ha riferito il sindaco di Amantea Franco Tonnara, rispondendo ad una esplicita richiesta di Gianfranco Posa, presidente del Comitato Natale De Grazia, nel corso del dibattito “L’acqua è un bene comune. Non privatizziamola!”, organizzato il 21 maggio scorso dai volontari del “De Grazia” insieme alla Cgil di Amantea ed al Coordinamento calabrese Acqua pubblica “Bruno Arcuri”. Nell’occasione il Sindaco ha fornito al portavoce del comitato De Grazia anche la copia dei risultati delle analisi. «I campioni esaminati presentano valori microbiologici conformi ai limiti stabiliti dal Dlgs. 31/2001 “attuazione della Direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano”» si legge nella relazione, inviata dall’ArpaCal all’Asp di Cosenza, sull’analisi microbiologica dei campioni di acqua prelevati il 7 aprile 2010 in località Campora San Giovanni. «Le chiediamo con l’occasione di riferire al pubblico presente, sullo stato di salute dell’acqua potabile nel nostro comune, in particolare sulle attuali condizioni della qualità dell’acqua potabile nelle frazioni di Coreca e Campora San Giovanni» si legge nella lettera con cui il Comitato De Grazia invitava il sindaco e l’intera amministrazione comunale a partecipare al convegno sull’acqua “universalmente considerato un bene fondamentale per la vita di tutti i cittadini” chiedendo al sindaco di informare sulle iniziative che l’amministrazione intendesse adottare in merito alla ri-pubblicizzazione del servizio idrico integrato.

Nel mese di maggio 2009, alcuni cittadini delle frazioni si erano accorti della scarsa qualità dell’acqua delle loro abitazioni che era sporca, di colore rossastro e maleodorante. Non riuscendo ad ottenere risposte dalla commissione straordinaria – che all’epoca dei fatti amministrava la città – e dall’Azienda sanitaria locale hanno provveduto, a proprie spese, ad effettuare delle analisi presso dei laboratori privati. I risultati furono chiari, l’acqua proveniente dalla condotta idrica comunale del Saliceto non era potabile “nell’acqua è presente corpo di fondo e solidi sospesi totali, inoltre il valore dei batteri coliformi a 37 ° C è superiore al limite previsto dal D.Leg. 31/2001” si legge nel risultato delle analisi. I cittadini indignati e preoccupati avevano scritto alla commissione straordinaria allegando copia delle analisi per chiedere che venissero adottati i dovuti provvedimenti. Nei giorni successivi alla missiva dei cittadini, un’auto annunciava con messaggio audio, di non utilizzare l’acqua del rubinetto per fini alimentari poiché non era potabile “fino a nuove disposizioni” che però non sono mai state adottate. Nei primi mesi del 2010, infatti, alcuni cittadini di Campora hanno fatto ripetere le analisi presso laboratori privati. I risultati confermavano che nessun provvedimento era stato adottato in quanto l’acqua risultava ancora contaminata. Si sono rivolti così alle autorità sanitarie riuscendo a far intervenire alcuni funzionari dell’Asp provinciale che recatisi nella frazione hanno prelevato dei campioni di acqua dalle fontane pubbliche per sottoporle ad analisi. Qualche giorno dopo un nuovo messaggio audio annunciava di non bere l’acqua poiché “non potabile”. Nei giorni successivi un articolo di stampa pubblicato sui quotidiani locali informava di una riunione tenutasi nei locali del Municipio e convocata dai commissari durante la quale si era deciso di eseguire dei lavori di manutenzione sul serbatoio del Saliceto. Poi ci fu la decisione del Consiglio di stato che fece tornare alla guida della città la giunta Tonnara e della situazione acqua non si era saputo più nulla. Il comitato De Grazia sensibile alle tematiche ambientali ha fatto proprie le preoccupazioni dei cittadini di Coreca e Campora e nella missiva inviata al sindaco per invitarlo al convegno ha chiesto che riferisse, tra l’altro, sulla situazione dell’acqua nelle frazioni.

Amantea, 26 maggio 2010

Comitato Civico “Natale De Grazia”

Il Giudizio dell’Arpacal nella nota di accompagnamento ai risultati delle analisi: «I campioni esaminati presentano valori microbiologici conformi ai limiti stabiliti dal Dlgs. 31/2001 “attuazione della Direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano”»

Di seguito i risultati delle analisi effettuati dall’Arpacal

Categorie:Attività del Comitato Tag:

L’acqua di Amantea sarà Pubblica

22 maggio 2010 Commenti chiusi

 

«L’acqua di Amantea sarà gestita da un ente pubblico»
 

Con queste parole il sindaco Tonnara risponde all’appello del comitato “Natale De Grazia”. Nel prossimo Consiglio comunale sarà approvata la delibera proposta dallo stesso Comitato.

A

A. Lorelli e G. Posa del comitato De Grazia

Amantea, 22 maggio 2010.

Nel prossimo consiglio comunale di Amantea sarà approvata la proposta di delibera che il Comitato De Grazia ha inviato ai membri del civico consesso nel mese scorso, con la quale sarà sancito che il Servizio Idrico Integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica. Un servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua a tutti i cittadini, la cui gestione deve essere affidata ad un Ente di diritto pubblico, il cui fine principale non è il conseguimento di profitti ma il benessere di tutti i cittadini. Lo ha affermato il sindaco di Amantea Francesco Tonnara nel corso del dibattito “L’acqua è un bene comune. Non privatizziamola!”, organizzato dal Comitato De Grazia, dalla Cgil di Amantea e dal Coordinamento calabrese Acqua pubblica “Bruno Arcuri”, che si è tenuto venerdì 21 maggio nei locali dell’hotel Mediterraneo. Per attuare questo progetto sarà necessario coinvolgere tutti i paesi del comprensorio, soprattutto quelli che hanno nel proprio territorio la materia prima – l’acqua appunto – e le sorgenti da cui deriva il prezioso liquido.

«L’acqua è vita e la nostra vita non può dipendere dalla sete di ricchezza dei privati speculatori. – hanno sottolineato Alfonso Lorelli e Gianfranco Posa del Comitato De Grazia- L’Ente pubblico può e deve garantire un bene essenziale per la vita anche ai cittadini più poveri, mentre il privato potrebbe sospendere il servizio, come successo già in altre regioni, se il cittadino non può pagare». I volontari del comitato De Grazia hanno espresso soddisfazione per il risultato raggiunto, con l’impegno assunto pubblicamente dal sindaco Franco Tonnara per l’approvazione, nella prossima riunione di Consiglio, della delibera comunale proposta dal comitato e che porterà alla ri-pubblicizzazione del servizio idrico locale. «Questo dimostra – hanno concluso i responsabili del Comitato De Grazia – che, in un periodo di crisi delle forme tradizionali di partecipazione democratica (vedi i partiti), i cittadini, se si organizzano in comitati o associazioni, riescono a proporre soluzioni valide e concrete ai problemi delle comunità».

Mario Albino Gagliardi, sindaco di Saracena, ha illustrato come è stato semplice nel suo comune, togliere la gestione dell’acqua alla Sorical, la società per azioni che attualmente gestisce il servizio idrico in Calabria. Nel territorio di Saracena sono situate anche le sorgenti che forniscono l’acqua alle abitazioni del comune, pertanto sono state affidate ad un unico soggetto, dall’approvvigionamento alla distribuzione, tutte le fasi del servizio idrico (captazione, adduzione, distribuzione e depurazione). Questo permetterà ai cittadini di Saracena di risparmiare 600/700 euro all’anno circa sulle bollette dell’acqua. Saracena è strato il primo comune in Calabria ed uno dei primi e pochi in Italia, a dichiarare l’acqua un bene privo di rilevanza economica e passare dalla gestione privata del servizio a quella pubblica, senza dover aspettare il referendum abrogativo per sottrarre l’acqua alle leggi del mercato.

Giovanni Di Leo, del Coordinamento calabrese acqua pubblica “Bruno Arcuri”, ha illustrato la deficitaria gestione del servizio idrico in Calabria, affidato per i prossimi 30anni alla So.Ri.Cal Spa, una società mista pubblico-privata con il 53,5% del capitale sociale di proprietà della Regione Calabria ed il restante 46,5% della società francese “Veolià”, la più grande multinazionale al mondo nella gestione dell’acqua. Secondo quanto stabilito dalle leggi attualmente in vigore, il capitale della Sorical entro il 2015 potrebbe diventare a maggioranza privata peggiorando la situazione per i cittadini consumatori che, oltre a veder salire l’importo delle tariffe, potrebbe vedersi sospeso il servizio di fornitura dell’acqua nel caso non riuscisse a pagare le esose bollette, come già successo in altre regioni d’Italia (vedi il Lazio). La Sorical gestisce solo la prima fase del servizio idrico, quella più remunerativa, fatturando ai Comuni la quantità di acqua che arriva dalla sorgente fino ai serbatoi comunali. A causa delle enormi perdite nelle reti di distribuzione, l’acqua che arriva complessivamente nelle nostre abitazioni è la metà di quella che è erogata dal serbatoio e che il Comune deve pagare alla Sorical. Pertanto, in sostanza, i cittadini devono pagare il doppio dell’acqua che consumano. Poi ci sono i mutui contratti dalla Sorical per 240 milioni di euro per i quali non è definita la somma di estinzione e che saranno pagati ovviamente dai cittadini. E per sfatare il concetto che i privati sono più efficienti rispetto al pubblico nella gestione dei servizi, basti pensare che gli investimenti sulle strutture degli acquedotti sono diminuiti del 70% con la gestione privata, mentre le tariffe sono aumentate, in media, del 62% negli ultimi dieci anni. Per non parlare dei posti di lavoro, che sono diminuiti del 30% come evidenziato da Franco Bozzo segretario confederale della Cgil di Cosenza e Massimiliano Ianni segretario cittadino dello stesso sindacato, che hanno illustrato l’importante ruolo delle Camere del lavoro nella campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua, al fianco delle associazioni di volontariato e nella difesa dell’occupazione anche nel settore idrico.

Comitato Civico Natale De Grazia


Categorie:Attività del Comitato Tag:

Escursione Fiume Veri, Domenica 23 maggio

20 maggio 2010 Commenti chiusi

In occasione della Festa delle Oasi WWF, domenica 23 maggio sarà organizzata un’escursione nel Fiume Veri di Belmonte Calabro (CS).

Per INFO: 0982.400121 – 348.7737857


Di seguito il programma della giornata ricca di avvenimenti: non solo escursione ma, giochi per bambini, arrampicata con le funi e ponti tibetani per gli adulti, preparazione tradizionale del pane “alla majella” e cotto nel forno a legna, degustazione prodotti tipici e riconquista della libertà di un rapace e di una tartaruga Caretta-caretta curati ni centri di recupero.
Prosegui la lettura…

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Amantea: “L’acqua non è in vendita!” venerdì 21 maggio

19 maggio 2010 Commenti chiusi

“L’acqua è un bene comune. Non è una merce,
non privatizziamola!”

Amantea, Pubblico dibattito, venerdì 21 maggio 2010 ore 18;30, Hotel Mediterraneo

Al sindaco di Amantea, invitato al dibattito, richieste sulle iniziative che l’amministrazione intende adottare in merito alla ri-pupplicizzazione del servizio idrico e sullo stato di salute dell’acqua potabile nel comune, in particolare sulle condizioni della qualità dell’acqua potabile nelle frazioni di Coreca e Campora San Giovanni decretata nei mesi scorsi  ”non potabile” per presenza di batteri coliformi

Il Sindaco di Amantea, Franco Tonnara, firma per il referendum sull'Acqua

Il sindaco di Amantea, Franco Tonnara, firma per il referendum sull'Acqua

Amantea - All’incontro, organizzato dal Comitato civico Natale De Grazia in collaborazione con la Cgil di Amantea e il Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” saranno presenti oltre ai volontari del Comitato De Grazia anche Giovanni Donato e Massimiliano Ianni, rispettivamente segretario generale della Cgil di Cosenza e segretario della Camera del lavoro di Amantea, il portavoce del coordinamento calabrese acqua pubblica “Bruno Arcuri”, Giovanni Di Leo, il sindaco di Saracena, Mario Albino Gagliardi e quello di Amantea, Francesco Tonnara.

Si parlerà del processo di privatizzazione, avviato in Italia dal governo Amato e portato a compimento dall’attuale governo Berlusconi, del servizio idrico e di altri servizi pubblici a rilevanza economica. Particolare rilievo sarà dato alla situazione calabrese dove la gestione del servizio idrico è stata affidata, per un periodo di 30 anni, alla  So.Ri.Cal Spa una società mista pubblico-privata con il 53,5% del capitale sociale in mano alla Regione Calabria ed il restante 46,5% di proprietà della società francese “Veolià General des Eaux”, la più grande multinazionale al mondo nella gestione dell’acqua. Il capitale della Sorical entro il 2015 potrebbe diventare a maggioranza privata. La Veolià pertanto, potrebbe acquisire l’intero patrimonio idrico regionale e con la gestione privata dell’acqua  presto, anche qui in Calabria, potrebbero verificarsi situazioni analoghe a quanto avvenuto in alcuni centri del Lazio, dove i cittadini di interi centri urbani si sono ritrovati tra le mani bollette dell’acqua dal costo triplicato ed ai cittadini morosi è stato sospeso addirittura il servizio di fornitura dell’acqua.

Il sindaco di Saracena ci illustrerà come è possibile evitare tutto questo presentando i progetti del comune del Pollino, il primo in Calabria e tra i pochi in Italia, a decretare il servizio pubblico di erogazione idrica privo di rilevanza economica. L’amministrazione comunale di Saracena ha approvato una serie di provvedimenti che decretano l’uscita dal sistema attuale di gestione delle acque e l’affidamento del sistema idrico integrato all’azienda speciale pluri-servizi che gestisce già in modo efficiente ed economico ilservizio di raccolta dei rifiuti. Questa società si occuperà della captazione, adduzione, distribuzione e depurazione delle acque saracenare. Gli obiettivi, come è facile intuire, sono quelli di evitare che la gestione dell’acqua finisca in mani private, garantire il bene acqua in tutte le case ed in tutte le ore, applicare una tariffa equa, gestire autonomamente le risorse fondamentali del Comune di Saracena.

Al pubblico dibattito è stata invitata l’intera amministrazione comunale di Amantea e, in particolare, al sindaco Francesco Tonnara è stato chiesto un intervento sulle decisioni che l’amministrazione intende adottare in merito al servizio idrico locale e sullo stato di salute dell’acqua potabile delle frazioni di Coreca e Campora San Giovanni. «Saremmo lieti se Lei potesse portare il suo contributo sul tema dell’acqua – universalmente considerato un bene fondamentale per la vita di tutti i cittadini – e sulla opportunità o meno di privatizzare il servizio idrico» è stato richiesto in una missiva al primo cittadino. «Le chiediamo con l’occasione di riferire al pubblico presente, sulle iniziative che codesta amministrazione intende adottare in merito alla ri-pupplicizzazione del servizio idrico integrato e sullo stato di salute dell’acqua potabile nel nostro comune, in particolare sulle attuali condizioni della qualità dell’acqua potabile nelle frazioni di Coreca e Campora San Giovanni».

Infatti da analisi commissionate da alcuni cittadini a laboratori privati, circa un anno fa, e dai controlli effettuati recentemente dalle autorità competenti, l’acqua fornita alle abitazioni di queste popolose frazioni è risultata non potabile per la presenza di batteri coliformi. I commissari che amministravano la città prima del ritorno della Giunta Tonnara avevano avvisato i cittadini di non utilizzare l’acqua per usi alimentari in quanto non potabile, poi non si è saputo più nulla.

Amantea, 19 maggio 2010

Comitato Civico Natale De Grazia


Categorie:Attività del Comitato Tag:

Amantea 21 maggio Convegno sull’acqua

16 maggio 2010 Commenti chiusi
Categorie:Attività del Comitato Tag:

Calabria e veleni: i tanti «Perchè?» e la richiesta di verità di una giovane amanteana

15 maggio 2010 Commenti chiusi

Dall’articolo Noir al Veleno pubblicato da “Acqua e sapone”, le riflessioni di una giovane di Amantea desiderosa di verità e impegnata nella costruzione di un «mondo migliore».

Amantea - In una mattina del 14 dicembre 1990 sulle spiagge di Amantea si è arenata la motonave Rosso, meglio nota come Jolly Rosso, definita nave dei veleni, partita dal ribattezzato “porto delle nebbie” di La Spezia. Il carico di quella nave è sospetto, così come sospetto è il suo probabile tentato affondamento “doloso” non andato a buon fine. Da quello spiaggiamento tanti piccoli pezzi di un puzzle hanno cominciato a comporre un quadro nefasto e avvilente che vede coinvolti: mafie straccione e dai colletti bianchi, personaggi di spessore politico e di inconsistente coscienziosità, magistrati sfuggenti, faccendieri senza scrupoli e uomini omertosi. Tutti protagonisti, secondo le indagini e le inchieste giornalistiche, di uno spettacolo ai confini tra il thriller e il noir fatto di traffici di armi, di droga, di rifiuti tossici e scorie radioattive.

La motonave Rosso aveva trasportato alla fine degli anni ’80, 25 container per un totale di 9532 fusti di rifiuti tossici. Che fine hanno fatto queste scorie? Alcuni sospettano che parte di queste possano essere state seppellite sul territorio del paese in cui vivo, ad un profondità di circa 30 metri: forse in una cava dismessa, a pochi chilometri dalla spiaggia e a 300 metri dal greto del fiume Oliva. Forse l’aumento di temperatura di questo suolo di circa sei gradi rispetto al territorio circostante, dipende da residui nucleari non naturali. Gli strumenti dei tecnici dell’Arpacal hanno segnato un valore di radioattività fino a 6 volte superiore ai valori di fondo normalmente presenti nella zona.

1990 - La Jolly Rosso spiaggiata ad Amantea CS

Tutto ciò, ha ovviamente delle ripercussioni sullo stato di salute dei cittadini.

In un’altra ridente cittadina di mare, Cetraro, sempre in Calabria, è stata accertata la presenza di un relitto.
Si pensava fosse il Cunsky, il relitto individuato seguendo le coordinate comunicate da un pentito di mafia, Francesco Fonti, il quale avrebbe fornito alla magistratura scottanti informazioni sui traffici di queste navi a perdere: navi volutamente affondate per inabissare nei mari i loro carichi velenosi. Nella conferenza stampa di ottobre dello scorso anno, l’Onorevole Ministro Prestigiacomo e il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso hanno chiuso il caso, identificando il relitto segnalato da Fonti come la nave Città di Catania. Peccato, però, che tra le due imbarcazioni sembrano esserci, sempre secondo inchieste giornalistiche, delle differenze fino ad oggi mai chiarite.

Come mai tante incongruenze e perché non vengono chiarite ai cittadini? Perché non si approfondiscono le indagini vista la presenza, già nel 2007 nelle acque di Cetraro, di Cesio 137, sostanza non prodotta in natura, che ha causato il divieto di pesca in quella striscia di mare? Perché la TV si ostina a fare disinformazione sminuendo il caso di Cetraro, ignorando l’appassionata Manifestazione nazionale del 24 ottobre tenutasi ad Amantea per dire basta ai veleni e rifilandoci in ogni trasmissione 20 minuti dedicati ai reality quando in Calabria c’è una realtà di gente rischia la propria salute tutti i giorni? Perché si sottovalutano vicende come: la Rosso di Amantea, la Pertusola di Crotone, la Cunsky di Cetraro, la Marlane di Praia? Perché hanno fatto della Calabria la pattumiera di Italia, distruggendo ambiente ed economia di una regione che fa fatica a decollare?

Forse è arrivato il momento di dare/avere delle risposte, perché questa vicenda sarebbe bella se nascesse come trama avvincente dal genio e dall’estro di un autore di gialli, ma nella realtà a noi italiani non  piace molto, anzi ci fa un po’ rabbia e ci fa un po’ schifo.

Oggi si lotta per una Calabria pulita, per il nostro diritto alla vita, in nome di chi ci ha già rimesso la propria.
Potrebbe essere organizzata una manifestazione nazionale a Roma per ribadire le nostre legittime richieste e cercare di completare questo puzzle.

A tutti gli italiani un appello: abbiamo una testa e abbiamo un cuore, mettiamoli al servizio di un mondo migliore.

Sonia Angelisi

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Sanità nella Regione degli “ultimi”

14 maggio 2010 Commenti chiusi

La differenze di cure tra un ospedale calabrese e uno di Roma. La disperazione e i “perchè?” per una “perdita”, in una lettera inviata da una mamma al dott. Cosmo De Matteis, medico in prima linea, impegnato nella ricerca delle connessioni tra l’aumento dei tumori e le condizioni ambientali nei paesi del Tirreno cosentino.

dott. Cosmo De Matteis

In questi giorni rivivo momento per momento tutto il calvario che ha passato mio figlio, ragazzo di 30 anni nel pieno della vita. Aveva salute, vitalità, forza, un futuro davanti di sposo e di padre, e all’improvviso si è ritrovato con una catastrofe sulle spalle, una catastrofe di nome LINFOMA NON HODGKIN.
E’ cambiata la vita di tutti in famiglia, in primis la sua. Da che viveva tranquillo e felice appena sposato in attesa del primo figlio, si è ritrovato in un letto di ospedale il 20 gennaio e vi è rimasto tra alti e bassi fino all’undici ottobre..giorno in cui è morto.

In questi nove mesi di travaglio, l’ansia, l’incertezza, la paura ci ha accompagnati sempre.
Ha incominciato la sua via crucis all’ospedale di Paola, dove posso dire che ha ricevuto il massimo delle cure, delle attenzioni; tutti indistintamente sono sempre stati a disposizione: medici, infermieri, ausiliari, suore, Tutti, ad iniziare dal personale del P.s al reparto di oncologia, di chirurgia, centro trasfusionale, personale del 118, direzione sanitaria; tutti hanno dato il massimo della disponibilità e professionalità.

Nonostante tutto ha incontrato tante difficoltà; dalle semplici provette specifiche per l’emocultura in ospedale che non c’erano. Chiamato Cetraro, quelle che c’erano erano scadute, così, mio marito tramite amicizie riesce ad averle dall’ospedale di Cosenza , ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare, infatti si approssimava la Pasqua e per un giorno libero per avere un esame di emocultura sono trascorsi 10 giorni. Intanto mio figlio stava con la febbre alta ed antibiotici di tutti i tipi.
Quando invece era a Roma, quando gli si alzava la febbre era pronta un’emocultura anche più volte al giorno. Questa una delle tantissime cose che ho visto. Per esempio, per avere un aspirato midollare in Calabria ci siamo dovuti rivolgere presso il Centro universitario di Germaneto(CZ) , mentre a Roma, al Gemelli, semplicemente entrava un medico nella sua stanza e lo faceva, il paziente non doveva neanche alzarsi dal letto.
Per fare la crioconservazione si è dovuto recare a Roma al Policlinico Umberto I; prendere appuntamenti, affrontare viaggi e spese.

risultati delle ricerche condotte da Cosmo De Matteis e dai suoi colleghi

risultati delle ricerche condotte da Cosmo De Matteis e dai suoi colleghi

Ho notato la differenza solo quando ho visto come lavoravano al reparto di ematologia del Policlinico Gemelli; solo ora ho capito che ABISSO CI PUO’ ESSERE TRA UN OSPEDALE E L’ALTRO. E’ vero, non ci possono essere paragoni, ma mi chiedo :” perché per avere le cure necessarie, mio figlio si è dovuto allontanare dalla sua città, dalla sua famiglia senza avere neanche il conforto della moglie che in attesa del primo figlio non ha potuto affrontare il viaggio fino a Roma!” . Se mio figlio era più vicino e più raggiungibile sicuramente avrebbe visto la moglie più spesso. Mi ricordo che aveva il desiderio di vedere la pancia della sposa e mi diceva sempre: “chissà se è cresciuta la pancia!”. Si trovava ricoverato anche quando è nata la figlia, lui quel 4 luglio aveva la chemio e per telefono è stato avvisato di essere diventato papà.
Ha visto la sua bambina solo 15 giorni dopo, quando è potuta venire a Roma.

Se fosse stato ricoverato più vicino l’avrebbe vista prima. Non si pensava morisse e fino all’ultimo si è sperato che ce la facesse e avrebbe potuto vivere, seppur tra le sofferenze, di queste gioie importanti nella vita di un ragazzo.
Gli è stata tolta anche la gioia di essere vicino alla moglie nel momento in cui nasceva la loro bimba…PERCHE’? Perché si doveva curare a Roma e non poteva farlo a Paola e Cosenza?
E la famiglia? Io l’ho seguito passo passo , non l’ho lasciato per 5 mesi e 8 giorni. Sono stata a Roma con lui. Abitare in un Istituto di suore, oltre a prosciugare tutti i risparmi ( chi ha la fortuna di averne) significa vivere senza sapere come lavare un pigiama, la biancheria intima. Dovevo lavarla nel lavello del bagno di nascosto, stenderla nelle grucce e farla asciugare nella doccia, oppure metterla fuori dalla finestra e ritirarla la mattina presto perché era proibito lavare i panni in camera!
Desiderare una camomilla la sera. Dover nascondere un panino per la cena nell’armadio perché non si poteva tenere cibo nella camera. Non conoscere nessuno per farti indicare dove comprare un paio di calze o un pigiama di ricambio; mangiare alla tavola calda un piatto di pasta a 6€ e rinunciare al secondo perché troppo caro. Non aver nessun contatto, se non telefonico, con una persona della famiglia. Non poter piangere sulla spalla di un familiare; passare le giornate nella sala di attesa dell’ospedale fino all’orario di entrata nel reparto. Passare i pomeriggi accanto al letto di mio figlio parlando delle cose che si potevano fare se gli avessero dato le dimissioni dopo la terapia. Affrontare il viaggio fino a Paola, ritornare a casa, rischiare una complicazione o infezione per vedere la famiglia, oppure rimanere a Roma in una stanza in affitto e pensare come sarebbe stato bello ritornare a casa! Tutti questi sacrifici se li sarebbe risparmiare mio figlio se solo si fosse potuto curare in Calabria. Avrebbe potuto passare l’ultimo periodo della sua vita circondato dall’affetto della famiglia, di tutti.

Ospedale di Paola CS

Queste cose si capiscono fino in fondo solo quando si vivono sulla propria pelle; nessuna parola al mondo può spiegarel’angoscia, la paura e l’impotenza di fronte alle sofferenze di un figlio..e oltre a questo la solitudine. Guardarsi intorno e non vedere un volto familiare..vivere momenti di indecisione: che faccio adesso? Dove vado? Non poter parlare con nessuno perché parlare al telefono è molto molto diverso dall’aver accanto qualcuno. Tutto questo si affronta con forza e coraggio perché si spera fino all’ultimo nella guarigione di un figlio, ma quando accade il peggio, com’è accaduto a me oltre alla disperazione per la perdita di un figlio rimane la rabbia perché “ non ho potuto dare il meglio, il massimo fin dal primo momento”! mi chiedo: e dall’inizio fosse stato ricoverato a Roma , si sarebbe salvato? E’ un dubbio che mi porterò sempre nel cuore.

L. S.

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Gaia International festival: una settimana di eventi.

11 maggio 2010 Commenti chiusi

Gaia International Festival per il futuro del Mare e della Terra.

Dal 19 al 27 giugno 2010, una settimana di eventi nei comuni compresi tra Amantea e Maratea. Centralità dei temi la difesa dell’ambiente e un nuovo modo di vivere il territorio

Un incontro internazionale di cittadini, che affronteranno i problemi ecologici che stanno colpendo il nostro Mare e la nostra Terra.

Questo evento comprenderà dibattiti, workshop, relatori, musica, arte, cinema e teatro.
Tutto si realizzerà dal 19 al 27 giugno 2010, per una settimana, lungo la costa e per le montagne tra Maratea in Basilicata ed Amantea in Calabria. Saranno presenti delegazioni provenienti dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e dal resto del mondo.

Per saperne di più visita il sito ufficiale del Gaia:

http://www.gaiainternationalfestival.com/italiano/benvenuti.html

Categorie:Attività del Comitato Tag:

«Avvelenati». In libreria

5 maggio 2010 Commenti chiusi

La storia della valle del fiume Oliva, la Jolly Rosso e la Rigel. Il business dei rifiuti tossici e nucleari e la ‘ndrangheta. Ilaria Alpi, Sebri, il capitano De Grazia, l’ing. Comerio, il pentito Fonti. Rotondella e Ustica. La morte…anche della Verità.
Vicende collegate dal filo rosso che lega il business dei rifiuti alle “navi dei veleni”, raccontate con passione  da due bravi giornalisti.

A

«Raccontiamo storie per lavoro. Nel farlo, alcune di esse ci entusiasmano, altre ci indignano, altre ancora, più frequentemente, ci disgustano. Col tempo abbiamo imparato a difenderci dai nostri stessi sentimenti, evitando il coinvolgimento emotivo. E, aldilà delle nostre emozioni, oltre ogni opinione personale, le storie in cui ci siamo imbattuti sono diventate pubbliche, senza reticenze sono state offerte ai lettori-ascoltatori. È il nostro mestiere e lo abbiamo sempre fatto senza infingimenti.

Questa storia, però, non la raccontiamo per lavoro. Usiamo gli strumenti dell’esperienza, certo. Ma non è un fatto professionale. Questa storia semplicemente esige di essere raccontata. I traffici di rifiuti tossici, le “navi a perdere”, i business miliardari di Stati e affaristi che vi ruotano attorno non sono argomenti distanti dal nostro quotidiano. Ci riguardano, da vicino. Banalmente tutto questo pretende di non essere dimenticato. Perché alcune persone sono già morte, altre stanno morendo nell’istante esatto in cui stiamo dando il “visto si stampi” e altre ancora moriranno mentre queste pagine saranno sfogliate dal lettore.

È gente che muore a causa del veleno che ha infettato la nostra terra, il mare, l’ambiente in cui viviamo. Il gene della morte è già entrato nel nostro sangue e persino nel dna di un popolo che ha molte colpe, non ultima quella di aver chiuso gli occhi. Ma che, non per questo, merita di essere ucciso nel silenzio. Siamo stati avvelenati. E, nell’avvelenare noi, hanno avvelenato il nostro futuro, i nostri figli, il modo che abbiamo di affrontare la vita, di fare progetti, di essere e di pensare. Se c’è una cosa che questa storia dimostra è che tra le vittime c’è soprattutto la verità. Purtroppo, hanno avvelenato anche quella».

da “Avvelenati”
di Giuseppe Baldessarro e Manuela Iatì

Categorie:Attività del Comitato Tag: