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Archivio per febbraio 2013

Inaccettabile l’archiviazione della vicenda legata alla morte del comandante De Grazia

14 febbraio 2013 Commenti chiusi

La Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti “riapre” il caso sulla morte di Natale De Grazia. La magistratura intende archiviare. Comitato e associazioni protestano

Qui l’intervista rilasciata da Gianfranco Posa a Emiliano Morrone de “La voce di Fiore”

Amantea, 13 feb. 2013 - Risulta veramente incomprensibile la decisione assunta dal Procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore sulla vicenda della morte del capitano Natale De Grazia e, auspicando che il Gip rifiuti di archiviare il caso, faremo quanto è nelle nostre possibilità per evitare che ciò avvenga.

È vero che è passato troppo tempo dalla morte di De Grazia e pertanto nuovi approfondimenti scientifici diventano pressoché impossibili sul suo corpo, ma i nuovi elementi emersi dalla perizia affidata al dott. Arcudi e le nuove inquietanti notizie contenute nella relazione della Commissione sul ciclo dei rifiuti in merito alle indagini che il comandante stava conducendo rendono doveroso, oltreché necessario, un approfondimento del caso. Inoltre la decisione sembra frettolosa visto che, quando è stata assunta, la Commissione parlamentare non aveva ancora inoltrato alla procura di Nocera la corposa “Relazione sulla morte del capitano di fregata Natale De Grazia” ma solo la perizia medica del dottor Arcudi.

Purtroppo, sembra che ci sia una superiore volontà di far rimanere la vicenda delle “navi dei veleni” e la morte di Natale De Grazia tra i tanti misteri della storia d’Italia nonostante i fatti che seguono.

La Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, dopo aver acquisito nuovi elementi di prova e nuove testimonianze sul traffico dei rifiuti e sulle navi dei veleni, ha ritenuto che le conclusioni medico-legali del prof. Arcudi – tossicologo di fama internazionale ed accademico a Tor Vergata – sulle cause della morte del capitano De Grazia siano “analiticamente motivate e scientificamente inattaccabili”; quella morte fu “conseguenza di una causa tossica, ogni altra causa va esclusa per assenza di elementi di riconoscimento”. Inequivocabilmente dunque Natale De Grazia non è morto di morte naturale e verosimilmente potrebbe essere stato avvelenato.

Non è comprensibile come si possa basare la decisione di archiviare il caso “De Grazia” sulla base delle conclusioni cui è arrivato il perito della commissione parlamentare, là dove questo ha scritto che “dal punto di vista medico-legale il caso è chiuso”. Perché, se è vero che il tempo lungo intercorso dalla morte del capitano rende impossibile effettuare ulteriori accertamenti sul suo cadavere, sicché su questo versante il caso sembra chiuso, è però anche vero che tutte le numerose nuove notizie acquisite ed accertate renderebbero necessarie nuove investigazioni. Un suggerimento in tal senso sembra provenire dalla stessa Commissione parlamentare, laddove afferma che non è suo compito “sciogliere nodi di competenza dell’autorità giudiziaria”, quasi invitando quest’ultima a farlo, per evitare che anche la morte del capitano De Grazia possa finire tra i tanti misteri irrisolti del nostro Paese.

I due precedenti esami autoptici, quello del 1995 e quello successivo del 1997 e stranamente affidato allo stesso perito del primo esame, contengono vistose lacune che hanno impedito di scoprire la verità sulle cause di quella morte consentendo di accreditare, falsamente, come evento fatale il collasso cardio-circolatorio. In quelle due perizie – sostiene il prof. Arcudi – gli accertamenti furono condotti “in maniera superficiale, con incomprensibili carenze e contraddizioni che rendono i risultati tutti incerti, poco affidabili e quindi non utilizzabili per gli scopi per i quali erano stati disposti”. Proprio l’esame analitico delle risultanze di quelle due autopsie porta il perito nominato dalla Commissione parlamentare alla conclusione della loro inattendibilità.

Vi sono poi altri elementi da tenere in considerazione contenute nella nuova relazione della Commissione rifiuti che confermano l’antico sospetto sulla morte per avvelenamento del capitano De Grazia; i misteri sulla motonave Latvya (legata all’ex Kgb russo) ormeggiata per qualche mese a La Spezia sulla quale si sospetta sia stato caricato mercurio rosso radioattivo. Su questo vascello il capitano De Grazia avrebbe dovuto effettuare delle verifiche dopo aver incontrato un informatore, se non fosse deceduto lungo il viaggio che lo portava in Liguria.

E poi bisogna considerare il clima di intimidazioni che ha caratterizzato le indagini condotte da De Grazia “che lo ha portato a prezzo di un costante sacrificio personale e nonostante pressioni ed atteggiamenti ostili a svolgere complesse investigazioni” che da sole imporrebbero l’apertura del caso.

Infine auspichiamo che lo Stato si impegni a far luce su tutta la vicenda delle navi dei veleni magari con l’ausilio di un pool investigativo di esperti che si occupi esclusivamente delle indagini sul traffico nazionale ed internazionale dei rifiuti tossici e radioattivi.

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14 febbraio 2013 Commenti chiusi
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Relazione Commissione parlamentare sul Ciclo dei rifiuti sulla Morte di Natale De Grazia

14 febbraio 2013 Commenti chiusi

segue il testo della  ”Relazione sulla morte del capitano di fregata Natale De Grazia” così come è stata pubblicata sul sito del relatore on. Alessandro Bratti

Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti

RELAZIONE SULLA MORTE DEL CAPITANO DI FREGATA NATALE DE GRAZIA

PREMESSA

Il capitano Natale De Grazia
Il dodici dicembre 1995 è stato l’ultimo giorno di vita del capitano Natale De Grazia.
Alle prime ore del 13 dicembre 1995, qualche giorno prima del suo trentanovesimo compleanno, il capitano De Grazia è deceduto per cause che a molti apparvero quanto meno sospette e che ancora oggi, a distanza di anni, continuano ad essere considerate tali.
Il capitano di fregata Natale De Grazia era un ufficiale della Marina militare, in servizio presso la Capitaneria di porto di Reggio Calabria.
Al momento della sua morte era applicato alla sezione di polizia giudiziaria presso la procura circondariale di Reggio Calabria e faceva parte di un pool investigativo, coordinato dal sostituto procuratore Francesco Neri, costituito per effettuare le indagini avviate a seguito di un esposto presentato da Legambiente, concernente presunti interramenti di rifiuti tossici in Aspromonte.
Nel corso dell’inchiesta si aprirono subito scenari inquietanti legati al fenomeno delle “navi a perdere”, indicandosi con tale espressione le navi affondate dolosamente con carichi di rifiuti radioattivi o comunque tossici, smaltiti illegalmente nelle profondità marine.
Secondo un dossier di Legambiente trasmesso alla Commissione gli affondamenti sospetti di navi, tra il 1979 ed il 2000, sarebbero stati 88 (doc. 117/30).
Del gruppo investigativo facevano parte, oltre al capitano De Grazia, il maresciallo capo Scimone Domenico, appartenente alla sezione di polizia giudiziaria dei Carabinieri presso la procura di Reggio Calabria, il maresciallo Moschitta e il carabiniere Rosario Francaviglia, questi ultimi due appartenenti al nucleo operativo del reparto operativo CC di Reggio Calabria.
In un momento successivo parteciparono attivamente alle indagini anche ufficiali di polizia giudiziaria appartenenti al Corpo forestale dello Stato di Brescia e di La Spezia.
Nelle indagini il capitano De Grazia profuse una dedizione ed un impegno fuori dal comune, tali da farlo considerare, anche dai sui stessi colleghi, il “motore” dell’inchiesta.
Non a caso, dopo la sua morte, le attività investigative (giunte a risultati importanti e, da un certo punto di vista, ad una vera e propria fase di svolta) subirono un rallentamento significativo: alcune delle attività che il capitano stava personalmente compiendo non furono proseguite e si disperse, in parte, quel bagaglio di conoscenze e di professionalità che il capitano aveva acquisito nel corso dell’inchiesta e aveva messo a servizio dei magistrati e dei colleghi.
Per dare un’idea di quanto fosse considerato fondamentale l’apporto professionale del capitano De Grazia, basti leggere le note che il procuratore capo della procura circondariale di Reggio Calabria, dottor Scuderi, inviò al comandante della Capitaneria di porto e al procuratore generale presso la Corted’appello di Reggio Calabria: la prima, del 13 novembre 1995, finalizzata a far dispensare il capitano dalle ordinarie attività svolte presso la Capitaneria di porto onde consentirgli di dedicarsi all’indagine della procura; la seconda, di ringraziamento, del 27 novembre 1995 (doc. 681/7).

Entrambe si riportano integralmente.

Nota del 13 novembre 1995:

“Oggetto: Proc. penale n. 2114/94 R.G.N.R. – Indagini relative ad un traffico di rifuti tossici e/o radioattivi.

Com’è noto alla S.V., anche per aver partecipato ad una delle riunioni promosse dal procuratore generale per il coordinamento tra le varie procure interessate, da parte di quest’ufficio sono in corso le indagini di cui in oggetto, le quali hanno già conseguito i primi risultati anche grazie al prezioso contributo, in termini di professionalità, intuito investigativo e spirito di sacrificio, del C.C. Natale De Grazia, in servizio presso codesto Comando.
Da circa tre mesi, però, detto ufficiale si trova nell’impossibilità di svolgere tale attività in quanto impegnato, come dalla S.V. personalmente significatomi in via informale, nell’espletamento dei suoi compiti di Istituto.
La conseguenza immediata di ciò, purtroppo, è stata una situazione di stallo dell’attività investigativa, che ha gravemente risentito, per la sua specificità (pare che i rifiuti vengano smaltiti col sistema delle “navi a perdere”), del venir meno delle conoscenze tecniche del succitato ufficiale (oltre che della sua elevata professionalità).
In considerazione di quanto sopra, vorrà esaminare la possibilità di disporre che il capitano De Grazia sia temporaneamente, e per due mesi almeno, dispensato dai compiti attinenti a codesto ufficio, onde consentirgli di riprendere a collaborare con lo scrivente nello svolgimento delie delicate e complesse indagini di cui sopra”.

Nota del 27 novembre 1995:

“La presente per darLe atto della grande sensibilità dimostrata in relazione ai problemi che ebbi a prospettarle con la mia del 13 u. s. ringraziarla vivamente della sollecitudine con cui ha consentito al capitano De Grazia di continuare a collaborare con quest’ ufficio nelle indagini di cui in oggetto”.
Rientrato a tempo pieno nel gruppo investigativo, il capitano De Grazia si dedicò nuovamente alle indagini con la consueta determinazione.
Nel tardo pomeriggio del 12 dicembre 1995 partì, unitamente al maresciallo Moschitta e al Carabiniere Francaviglia, con autovettura di servizio, alla volta di La Spezia per dare esecuzione alle deleghe di indagine, firmate dal procuratore Scuderi e dal sostituto Neri, finalizzate ad acquisire maggiori elementi di conoscenza in merito all’affondamento di alcune navi.
Durante il viaggio, sul tratto autostradale di Salerno, alle prime ore del 13 dicembre 1995, il capitano venne colto da malore e, quindi, trasportato dall’ambulanza, nel frattempo intervenuta, presso il pronto soccorso dell’ospedale di Nocera Inferiore, ove però giunse cadavere.
Con nota del 22 dicembre 1995 il capitano Antonino Greco, comandante del nucleo operativo del reparto operativo CC di Reggio Calabria, rimise al procuratore Scuderi le sei deleghe di indagine datate 11 dicembre 1995 “non potute evadere a causa del decesso del capitano di corvetta De Grazia Natale” (doc. 321/2).

Il Comitato civico “Natale De Grazia” ha trasmesso alla Commissione una serie di documenti dai quali si rileva che nel giugno 2004 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì al capitano De Grazia la Medaglia d’oro alla Memoria con le seguenti motivazioni:
“Il capitano di Fregata (CP) Spe r.n. Natale DE GRAZIA ha saputo coniugare la professionalità, l’esperienza e la competenza marinaresca con l’acume investigativo e le conoscenze giuridiche dell’Ufficiale di Polizia Giudiziaria, contribuendo all’acquisizione di elementi e riscontri probatori di elevato valore investigativo e scientifico per conto della procura di Reggio Calabria. La sua opera di Ufficiale di Marina è stata contraddistinta da un altissimo senso del dovere che lo ha portato, a prezzo di un costante sacrificio personale e nonostante pressioni ed atteggiamenti ostili, a svolgere complesse investigazioni che, nel tempo, hanno avuto rilevanza a dimensione nazionale nel settore dei traffici clandestini ed illeciti operati da navi mercantili. Il comandante De Grazia è deceduto in data 13.12.1995 a Nocera Inferiore per “Arresto cardio-circolatorio”, mentre si trasferiva da Reggio Calabria a La Spezia, nell’ambito delle citate indagini di “Polizia Giudiziaria”. Figura di spicco per le preclare qualità professionali, intellettuali e morali, ha contribuito con la sua opera ad accrescere e rafforzare il prestigio della Marina militare Italiana” (doc. 191/2).

 

L’APPROFONDIMENTO SULLA MORTE DEL CAPITANO DE GRAZIA

L’approfondimento sulle cause del decesso del capitano De Grazia si inserisce nel contesto dei più ampi accertamenti chela Commissione ha effettuato sul fenomeno delle “navi a perdere”.
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