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Archivio per febbraio 2011

Referendum acqua pubblica, domenica due iniziative per sostenere le ragioni del “SI”

25 febbraio 2011 Commenti chiusi

I sostenitori in piazza con un gazebo ad Amantea. A Belmonte “Festival popolare della salsiccia casereccia” ed Happy Hour

AMANTEA, 25 febbraio 2011 Mobilitarsi tutti contro la privatizzazione dell’acqua e sostenere così le ragioni del “SI” ai due referendum per l’abolizione delle norme che permettono ai privati di gestire l’acqua pubblica.  Con queste finalità il popolo del “Si all’acqua pubblica” si attiva anche sul basso Tirreno cosentino con una serie di manifestazioni che animeranno domenica 27 febbraio prossimo Amantea e Belmonte Calabro.

Si inizierà ad Amantea nella mattinata dove a partire dalle ore 10 sarà allestito un gazebo nella centralissima piazza Commercio per informare i cittadini sui rischi che la privatizzazione di un bene essenziale come l’acqua comporterebbe sul futuro immediato dei territori e sulla necessità di votare “si” ai due quesiti referendari che la Consulta ha ammesso sulle norme che consentono la privatizzazione dell’acqua. Inoltre gli attivisti saranno in piazza per l’intera mattinata per raccogliere fondi necessari a sostenere l’intera campagna referendaria a favore dell’acqua bene comune. All’interno del gazebo saranno distribuiti materiale informativo sui prossimi quesiti referendari e dei simpatici gadgets, tra cui alcuni ciondoli realizzati a mano con colla e farina di mais, a quanti decideranno di sostenere il nascente comitato comprensoriale “2 SI PER L’ACQUA BENE COMUNE”.

Le attività si sposteranno poi nel pomeriggio a Belmonte Calabro con un happenig veramente particolare. Nel centro storico della cittadina tirrenica infatti si svolgerà il primo “Festival popolare della salsiccia casereccia”. Questa iniziativa, promossa dal Gruppo Attivo Belmonte, dall’Associazione Nero di Calabria e dalla locale Pro loco, prevede la competizione, appunto, di produttori artigianali del tipico salume calabrese. La manifestazione si svolgerà a partire dalle 15,30 nella sala polivalente delle Biblioteca Comunale dove i produttori potranno iscriversi portando con sé i loro salumi realizzati con tecniche rigorosamente artigianali. Una giuria di esperti valuterà il vincitore al quale sarà assegnato un’esemplare di maialino della specie Nero di Calabria. Nel corso del festival gli attivisti del “Comitato Natale De Grazia”, tra i primi sostenitori dell’iniziativa referendaria, spiegheranno le ragioni del “si” al referendum. Inoltre si svolgerà un happy hour a base dei tanti prodotti tipici derivanti dalla lavorazione del maiale nero di Calabria accompagnati da cocktail un rivisitato a base di vino locale e neuroni. Tutte iniziative che serviranno ad autofinanziare le prossime azioni del costituendo comitato referendario.

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Fare Rete contro Rifiuti e malaffare

19 febbraio 2011 Commenti chiusi

L’ultima spiaggia. Un saggio di geografia disumana

Proiettato a Lamezia il documentario di Massimo De Pascale. Al dibattito hanno partecipato, oltre al regista, gli attivisti del comitato De Grazia e don Giacomo Panizza. «Senza associazioni come il De Grazia, la mafia avrebbe già vinto»

di Asmara Bassetti

Lamezia Terme – Il 15 febbraio scorso, presso la Sala Sintonia di Lamezia Terme, organizzato dall’Associazione Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme in collaborazione con “R-Evolution  Legalità”, è stato proiettato il documentario “L’ultima spiaggia. Un saggio di geografia disumana”, realizzato lo scorso anno dal regista Massimo De Pascale con la collaborazione di Nicola Carvello che ha curato riprese e montaggio.

Incentrato sul tema del traffico dei rifiuti che riguarda la Calabria, il cortometraggio è ricco di testimonianze di persone che, sulla loro pelle o su quella dei propri cari, ha provato cosa significa ammalarsi di tumore a causa, probabilmente, dei rifiuti pericolosi che giacciono seppelliti nelle zone in cui vivono, o nei pressi di un fiume, che mai nessuno avrebbe potuto immaginare, potesse portare, insieme allo scorrere di acque limpide – ma solo all’apparenza -, tanto dolore e tanta sofferenza.

Si parla del mistero della Jolly Rosso, spiaggiatasi ormai 20 anni fa, sulle coste di Amantea il cui carico si sospettava fosse stato interrato nel vicino fiume Oliva ma che mai nessuna procura è riuscita a dimostrare e delle numerose navi fatte colare a picco lungo le coste calabresi, per smaltire illegalmente carichi di rifiuti tossici e radioattivi.

Alla fine della proiezione, Gianfranco Posa, presidente del Comitato Civico “Natale De Grazia” di Amantea – chiamato così in onore del capitano che, in circostanze ancora da chiarire, morì nel 1995 mentre si recava a La Spezia per le indagini sulle cosiddette “navi a perdere” – ha risposto alle domande del numeroso pubblico, che si è mostrato attento alla problematica, e desideroso di ottenere – come spera il comitato – le risposte che ancora non sono state fornite in modo esauriente.

«E’ ormai certo che il fiume Oliva è stato utilizzato negli anni come discarica abusiva di rifiuti speciali – ha affermato il presidente del comitato De Grazia -. Ditte regolarmente operanti sul mercato locale affiancano ad attività lecite anche attività illegali come lo smaltimento dei rifiuti pericolosi e questo, per la quantità di rifiuti sepolti e per i lunghi tempi necessari al loro interramento, non è potuto avvenire senza la complicità delle istituzioni deputate al controllo del territorio. In seguito alle analisi e ai carotaggi effettuati dall’Arpa Calabria e dell’Ispra (non totalmente combacianti tra loro) si presume – dichiara il presidente del comitato – che nella cava dismessa la radiazione rilevata sia di origine naturale, ma non per questo va certamente sottovalutata ma, anzi, va monitorata ed eventualmente schermata e – continua – è certo che terremo alta l’attenzione per chiedere in ogni caso la bonifica, almeno per quanto riguarda le zone ritenute più pericolose. In questi giorni – ha concluso Posa – sono state ripetute operazioni di carotaggio e approfondimento di analisi sulle alte concentrazioni di cesio137 trovate in alcune zone dell’Oliva anche a profondità rilevanti non compatibili con il  fallout di Chernobyl».

Presenti anche il regista Massimo De Pascale, che ha chiarito qualche quesito posto sul documentario, e don Giacomo Panizza, il prete antimafia che, durante la manifestazione contro le navi dei veleni del 24 ottobre 2009 ad Amantea, aveva presenziato l’intitolazione del lungomare a Natale De Grazia.

«E’ dalle piccole comunità che si inizia a cambiare – dice Panizza – e se gruppi e comitati, come quello presente stasera, non ci fossero, la mafia avrebbe già vinto».

E allora prendiamo esempio: non giriamoci dall’altra parte quando qualcosa non va, non facciamo finta di niente, ma a testa alta, combattiamo e ribelliamoci!

La nostra forza e il nostro coraggio, verranno prima o poi premiati!

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Veleni italiani verso la Spagna

19 febbraio 2011 Commenti chiusi

Navi dei veleni. Traffico di rifiuti tossici da Genova all’Andalusia

di Andrea Palladino su “Il Manifesto”

Genova, 18 febbraio 2011 – Il portolano dei grandi broker dei rifiuti italiani è in fase di aggiornamento. Cambiano le rotte, si rinnovano gli accordi, ma i metodi sono gli stessi da un tempo ormai immemorabile. La nuova rotta delle navi dei veleni porta verso la Spagna: attraversa il mediterraneo, supera Gibilterra, per poi risalire il fiume Guadalquivir, fino al porto di Siviglia. Un percorso utilizzato in queste ore dalle navi che trasportano 80.000 tonnellate di terre di bonifica arrivate dalla ex Sisas di Pioltello, sito industriale alle porte di Milano, la cui bonifica è coordinata direttamente dal ministero dell’Ambiente. Un’operazione da fare in fretta, perché tra pochi giorni arriverà la commissione europea con in tasca pronta l’ennesima multa milionaria per l’Italia, se l’area non sarà stata ripulita.
Siviglia è solo il porto di arrivo per le navi partite da Genova, cariche di rifiuti pericolosi. La meta finale dei container e dei big bags bianchi riempiti con nerofumo contaminato da mercurio è l’enorme e terrificante discarica di Nerva, gestita dall’azienda spagnola Befesa. Una conca stipata di rifiuti pericolosi, un deposito costruito in una zona oggi economicamente depressa dell’Andalusia: da almeno un anno qui vengono stipati i veleni della Liguria e della Lombardia.
Scorrendo l’elenco delle autorizzazioni rilasciate dalla provincia di Genova – le uniche facilmente disponibili online – appare un nome che spaventa chi conosce il mondo sotterraneo dei veleni e delle bonifiche, l’area della Stoppani. «Sono terre dove il cromo esavalente, la vera bestia nera per chi si occupa di scorie industriali, è penetrato in profondità», raccontano esperti del settore appena sentono nominare il nome dell’ex industria chimica situata tra Cogoleto e Arenzano. Dove sono finite quelle terre contaminate, residuo della bonifica?

I conti che non tornano
I primi di luglio dello scorso anno una colonna di camion si mette in fila davanti ai cancelli del deposito di rifiuti pericolosi di Nerva. Trasportano parte di quei resti della bonifica dell’area della Stoppani realizzata dalla società di Parma Riccoboni Spa. Tre mesi prima la provincia di Genova aveva autorizzato l’esportazione di 8.000 tonnellate di rifiuti provenienti dall’ex fabbrica, chiedendo la presentazione delle fideiussioni necessarie a garantire il corretto smaltimento. I rifiuti non possono infatti essere buttati in discarica senza prima subire un processo che li renda inerti. Sulla carta quel carico venne trattato dalla società spagnola Befesa – prima di entrare a Nerva – negli impianti di Palos de la Frontera, a qualche chilometro di distanza. Ma qualcosa non torna.
Izquierda Unida dell’Andalusia nei giorni scorsi ha presentato un esposto dettagliato alla Fiscalia spagnola, chiedendo l’apertura di un’indagine sui rifiuti italiani. Secondo alcuni documenti allegati alla denuncia, il trattamento sarebbe stato solo virtuale. «Nei registri informatici dell’impianto di inertizzazione di Palos – si legge nel dossier che i magistrati spagnoli stanno esaminando – i camion della Riccoboni appaiono senza ora di entrata e uscita». Non solo. Analizzando altri movimenti di quei giorni, Izquierda Unida ha evidenziato altre stranezze nei movimenti dei mezzi: «Ventitré camion vengono caricati con una media di 25.000 chilogrammi di materiale netto ciascuno, pesati e dotati di documentazione in un tempo complessivo di 35 minuti. Questo è impossibile e dimostra la falsità di questi dati». Un’accusa netta e pesante. Per la Riccoboni si tratta di «una questione locale, che verificheremo quanto prima». I tecnici dell’azienda di Parma assicurano in ogni caso di avere in mano tutte le certificazioni previste e di aver visitato personalmente gli impianti: «Non ricordo quando ci sono stato – ha spiegato a il manifesto un dirigente – ma era tutto regolare».

Le navi della Prestigiacomo

Nerva (Andalusia). Rifiuti italiani

La conferma che la discarica spagnola di Nerva piace tanto all’Italia arriva dalla gigantesca operazione in corso in questi giorni a Pioltello. Come nel caso della Stoppani la gestione della bonifica e, di conseguenza, dell’intera filiera che termina in Andalusia è stata affidata direttamente alla struttura commissariale del ministero dell’Ambiente. Nel caso dell’ex Sisas di Pioltello la gestione è in mano all’avvocato Luigi Pelaggi, braccio destro del ministro Stefania Prestigiacomo. «A lui vi dovete rivolgere per ogni informazione», spiega il portavoce dell’assessorato all’ambiente della regione Lombardia. Ma l’avvocato Pelaggi – cercato più volte da il manifesto – di questa storia non ha voluto parlare.
Gli uffici delle autorità portuali di Siviglia hanno confermato il puntuale arrivo delle navi partite da Genova con i residui di Pioltello. La Zeeland, ad esempio, partita il 2 febbraio è arrivata in porto la sera del 6. La spola tra Genova e il porto andaluso è continuo, raccontano. Dalle navi vengono scaricati i container, che partono verso Nerva, attraversando le strade montuose – e a volte dissestate – del sud della Spagna. E non sempre le cose vanno bene: alla fine di gennaio un carico di nerofumo arrivato dall’Italia (il numero di serie del container risulta in carico a Fs Logistica Spa) si è ribaltato, arrivando a sfiorare un torrente che alimenta la falda acquifera della zona. Ma il vero dubbio è se e come vengono trattati i rifiuti pericolosi. E soprattutto cosa c’è scritto nella documentazione che ritornerà in Italia attestando il regolare smaltimento, che dovrà essere controllata e presentata per svincolare le fideiussioni milionarie presentate dalla società che ha vinto l’appalto della bonifica, la Daneco dei fratelli Colucci.
L’impianto di Nerva – secondo Izquierda Unida – non avrebbe la tecnologia necessaria per processare le scorie. Anche in questo caso il sospetto – che la magistratura dovrà verificare – è che tutto finisca in discarica senza nessun trattamento. Una preoccupazione che viene confermata anche da uno degli storici consulenti di Greenpeace, un esperto che si occupa di traffico di rifiuti tossici da almeno una decina di anni.
La scelta della Spagna nasce dai bassi costi che questo tipo di impianti ha rispetto a quelli tedeschi. Secondo alcuni operatori del settore – che chiedono l’anonimato – smaltire a Nerva costa all’incirca 60-70 euro a tonnellata, contro i 90 euro medi degli impianti del nord Europa. Non solo. Il trasporto via mare è sempre stato quello preferito dai broker dei rifiuti tossici, perché più discreto ed economico. «Far partire un cargo di 3000 tonnellate – racconta chi conosce il settore – costa meno di trentamila euro. Cifra decisamente più conveniente rispetto alla via terrestre verso la Germania». Ecco quindi che rispuntano i container contaminati e le navi cariche di veleni, dirette verso discariche lontane dagli occhi dell’Italia, dove si possono gestire le operazioni con la discrezione necessaria. Tutto sotto l’alta egida del ministero dell’Ambiente.


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Acqua: referendum a maggio insieme alle amministrative

16 febbraio 2011 Commenti chiusi

Chiediamo al Governo e alle forze politiche e istituzionali di poter votare per il referendum sull’acqua nella stessa data delle elezioni amministrative di maggio.

firma anche tu

clicca e sottoscrivi per l’accorpamento referendum-amministrative


“Con questa iniziativa il Comitato Referendario intende porre l’attenzione sull’opportunità e sull’utilità dell’accorpamento, al fine di contenere i costi pubblici legati all’esercizio del voto e per favorire la maggior partecipazione popolare possibile alle consultazioni referendarie.

APPELLO AL GOVERNO

REFERENDUM ACQUA:

ACCORPAMENTO CON LE AMMINISTRATIVE

Grazie al sostegno di oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini di questo Paese, nella prossima primavera il popolo italiano sarà chiamato a votare due referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua.

Chi ha posto la propria firma lo ha fatto nella convinzione che la battaglia per l’acqua pubblica sia prima di tutto una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale ad un bene comune. Concetti incompatibili con ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita.

Ed è una battaglia di democrazia, per dare a tutte e tutti il diritto di decidere su ciò che a tutti appartiene.

I due referendum rappresentano una seria minaccia per chi vuole ricavare facili profitti dall’acqua: non mancano le pressioni dei poteri forti dell’economia e della politica istituzionale, per questo si accelerano le privatizzazioni nei territori, mentre si pensa di rimandare i referendum all’ultima data possibile, il 12 giugno, sperando che vinca l’astensionismo.

Noi non ci stiamo.

Pensiamo che l’acqua sia un bene essenziale, da gestire in forma pubblica e partecipata dalle comunità locali.

Pensiamo che i referendum siano uno strumento fondamentale di democrazia e partecipazione.

Pensiamo che, nel pieno della crisi economica, sia ingiustificabile sperperare i soldi dei cittadini.

Per questo chiediamo al Governo e alle forze politiche e istituzionali l’accorpamento della data del referendum con quello delle prossime elezioni amministrative.

Rispettando la sovranità popolare, risparmiando denaro pubblico ed evitando l’assurdità di ritrovarsi alle urne per ben tre volte in poche settimane.

Comitato Referendario “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”

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Cosenza “invasa” dalle Donne…

16 febbraio 2011 Commenti chiusi

Piazze gremite per la mobilitazione del 13 febbraio
A Cosenza piazze affollate da donne pronte a riaffermare la propria dignità. Presenti alcune rappresentanti del Comitato De Grazia

di Asmara Bassetti

Cosenza, 13 feb. 2011 – Oggi Cosenza c’era. C’erano le donne, e non solo donne.

In piazza Kennedy la gente ha iniziato ad arrivare già alle 10. Centinaia di palloncini rosa e sciarpe dello stesso colore al collo delle signore facevano sembrare ancora più viva e allegra la già bella e tiepida giornata.

Nessuno striscione o bandiera di partiti politici o associazioni erano presenti, ma numerosi cartelloni, ironici o seri, portati a testa alta da numerose donne ma anche uomini, che a Cosenza come in altre città italiane, sono scese in piazza per gridare “basta!”; basta ad un società e ad una classe dirigente prevalentemente maschilista che ci vede come oggetti, come merce di scambio di cui usufruire finché si è giovani e belle, in cambio di un lavoro o di un incarico, e da metter via quando compare qualcuna più giovane ed attraente.

Alle 11 circa, quando la piazza era gremita, il corteo è partito, attraversando l’intera zona pedonale di corso Mazzini, per poi fermarsi di fronte a Palazzo degli Uffici, dove, si sono susseguiti gli interventi. Voci rabbiose e forti di donne che hanno riempito la piazza denunciando l’annullamento che la dignità femminile sta subendo.

Viene letta una lettera scritta da un uomo,che ribadisce «è un fatto anche di dignità maschile e non solo femminile», dimostrando che non tutti i rappresentanti dell’altro sesso, vedono le  donne come qualcosa da sfruttare per il proprio piacere sessuale.

Tra i vari interventi, quello di Giovanna, studentessa del liceo “Telesio” di Cosenza, che legge – mentre tiene il foglio nella mano emozionata e tremolante – il “Discorso agli Ateniesi” di Pericle, incoraggiata e applaudita dalla folla, da cui riceve tanti “Brava!” detto veramente con il cuore.

Segue Matteo, studente anche lui, che si augura che la manifestazione «non sia solo una manifestazione di rabbia, come è giusto sia, ma un punto di partenza per costruire un’alternativa culturale a questa riduzione della donna in merce, di non chiudersi nei ghetti delle ideologie, ma di aprirsi nella costruzione di un modello valoriale opposto a quello attuale».

Seguono gli interventi di Eva Catizone, ex sindaco di Cosenza, dell’attrice e giornalista Adriana Toman, di Franca Villoresi in rappresentanza della delegazione del PD di San Giovanni in Fiore.

Applaudita con calore, una signora albanese ma ormai italiana di adozione, che apre il discorso con «non pensavo di trovare un paese così narcotizzato. Il problema non è Berlusconi ma gli italiani, quindi svegliamoci! »

E come darle torto!

Probabilmente, se noi donne siamo arrivate a scendere in piazza per fare un passo avanti nel riprenderci la dignità che ci spettava di diritto, e che già le nostre mamme, scendendo in piazza, avevano conquistato, forse è anche un pò colpa nostra, abbiamo lasciato correre, abbiamo lasciato che la situazione andasse avanti senza riuscire a fare qualcosa per fermare la discesa verso un fondo, che forse stiamo toccando.

Ma ora diciamo basta, fermiamo questa società, andiamo contro le istituzioni, che vogliono, non solo le donne, ma l’intero popolo italiano, succube e accondiscendente per attuare i loro programmi di potere e ricchezza, senza riuscire a capire che per rappresentare bene un popolo si deve lavorare “per il popolo” e non “per se stessi”.

Finito il sit-in, la folla si disperde, ma solo fisicamente, perché le donne finalmente capiscono che non sono più sole, ma sono insieme ad affrontare una battaglia, che quando vinta, migliorerà la vita di tutti, anche degli uomini!

C’è chi propone di ritrovarsi in piazza, prossimamente, anche per stare insieme, ritrovarsi, ballare, cantare, esprimere le proprie idee.

Molti sembrano d’accordo. E allora ,al prossimo appuntamento, per riempire l’agorà proprio come si faceva un tempo, quando il “ grande fratello” e i concorsi di bellezza, erano ben lontani dalla realtà!

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“Se non ora quando?”…il 13 in piazza anche a Cosenza.

11 febbraio 2011 Commenti chiusi

Domenica in tutta Italia una Manifestazione per affermare la dignità delle donne. Anche le Donne del comitato De Grazia scenderanno in piazza a Cosenza. Al loro fianco gli attivisti di sesso maschile

di Asmara Bassetti

Anche Cosenza si prepara all’iniziativa prevista per domenica prossima “Se non ora Quando?”.

Il 13 febbraio, le donne si uniranno in una grande battaglia: manifesteranno per dimostrare il rispetto per la propria dignità , e perché è indecente essere rappresentate come oggetto da svendere al politico di turno.

Consapevoli della propria libertà, ottenuta grazie a donne che hanno combattuto per ottenere rispetto da parte di una società che le aveva sempre considerate “al di sotto” del ruolo maschile, partiranno da Piazza XI settembre alle dieci e mezza,  proseguendo per l’intera isola pedonale di Corso Mazzini.

L’iniziativa che si terrà contemporaneamente in molte città italiane con adesioni trasversali non è un attacco ad “altre” donne.

Su, non facciamo i moralisti! Il sesso non è un tabù, ognuna può fare del proprio corpo ciò che vuole! E’ vergognoso il modo in cui viene presentata la donna in questi giorni – non tanto per le loro scelte, quanto per chi approfitta della “situazione”- è il prostituirsi con membri del potere istituzionale, in cambio di apparizioni televisive, o cariche politiche, dando un’idea di se, che poco c’entra con la dignità e la libertà di azione.

E allora domenica tutti in piazza, uomini compresi ovviamente!

E che le donne non debbano più “offrirsi” per ottenere ciò che va invece conquistato!

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Cineforum: a Lamezia Progetto Sud proietta “L’ultima spiaggia…”

10 febbraio 2011 Commenti chiusi

Dopo la proiezione seguirà dibattito con il regista calabrese Massimo De Pascale e un portavoce del comitato civico “Natale De Grazia” di Amantea.

Lamezia Terme, 10 febbraio 2011 – L’appuntamento con la terz’ultima proiezione del cineforum “Pensieri Liberi”, organizzato dall’Associazione Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme in collaborazione con “R-Evolution Legalità”, è previsto per martedì 15 febbraio 2011 alle ore 18 presso la Sala Sintonia di via A. Reillo 5. Verrà proiettato il documentario inedito “L’ultima spiaggia. Un saggio di geografia disumana”  realizzato lo scorso anno dal regista Massimo De Pascale.

Il documentario, della durata di circa 50 minuti, è incentrato sul tema del traffico dei rifiuti che riguarda la Calabria.

“Il senso del lavoro è racchiuso in buona parte nel sottotitolo “Un saggio di geografia disumana” – ha dichiarato l’autore –. Si tratta di un documentario in cui la denuncia di una situazione estrema avviene attraverso il linguaggio delle immagini, cercando di coniugare poesia e antropologia e dilatando il discorso dalla situazione particolare a una riflessione più generale sull’incrinarsi del rapporto tra l’uomo e la natura”.

Il documentario si snoda attraverso una serie di interviste (le testimonianze di chi ha vissuto i fatti, da testimone o vittima, da ambientalista stigmatizzato, tacciato di essere allarmista, o da osservatore incredulo) che ricostruiscono la storia delle navi affondate nel Tirreno cosentino, partendo dallo spiaggiamento della motonave “Rosso” sino ad arrivare alla contorta vicenda della nave Cunsky che, secondo le recenti dichiarazioni del pentito Francesco Fonti, fu affondata al largo delle coste di Cetraro, con il suo carico di rifiuti radioattivi. Massimo De Pascale ripercorre questi eventi lentamente, centellinando i fatti, mettendoli insieme, tassello dopo tassello. Come se stesse componendo un puzzle.

Dopo la proiezione del documentario saranno presenti in sala il regista Massimo De Pascale e Gianfranco Posa portavoce del Comitato Civico “Natale De Grazia”, che ci parleranno della realizzazione dell’opera filmica e risponderanno alle domande del pubblico.

Il Comitato Civico Natale De Grazia è nato nell’agosto 2004 negli ambienti del WWF di Amantea (CS) in seguito alle vicende del caso giudiziario della motonave “Rosso”, che il 14 dicembre 1990 si spiaggiò sulle coste di Amantea e di cui si indagò per il sospetto che si trattasse di una delle tanti “navi a perdere”, ovvero che dovesse essere affondata con un carico di rifiuti pericolosi. Il fallito affondamento fece nascere il problema dello smaltimento del carico che si sospettava esser stato illegalmente interrato in un luogo preciso del bacino idrografico del torrente Oliva. Un caso giudiziario chiuso con l’archiviazione per mancanza di prove.

A partire da quel mistero è partita un’indagine ad ostacoli – su cui investigò, tra gli altri, il capitano Natale De Grazia, morto successivamente nel 1995, in circostanze mai chiarite – su un mistero ancora più grande e inquietante: la possibilità che decine di vecchie navi siano state mandate appositamente a picco per smaltire rifiuti tossici e radioattivi. Un’operazione durata anni con la complicità di governi europei e non, servizi segreti e ‘ndrangheta.

L’attività del comitato è proseguita per far conoscere la verità sull’inquinamento riscontrato nella vallata del Fiume Oliva e per far bonificare i luoghi contaminati anche – e soprattutto –  alla luce delle numerose patologie tumorali riscontrate tra gli abitanti della zona.

Associazione Comunità Progetto Sud

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Acqua Pubblica, inizia la campagna referendaria

3 febbraio 2011 Commenti chiusi
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