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Calabria e veleni: i tanti «Perchè?» e la richiesta di verità di una giovane amanteana

15 maggio 2010

Dall’articolo Noir al Veleno pubblicato da “Acqua e sapone”, le riflessioni di una giovane di Amantea desiderosa di verità e impegnata nella costruzione di un «mondo migliore».

Amantea - In una mattina del 14 dicembre 1990 sulle spiagge di Amantea si è arenata la motonave Rosso, meglio nota come Jolly Rosso, definita nave dei veleni, partita dal ribattezzato “porto delle nebbie” di La Spezia. Il carico di quella nave è sospetto, così come sospetto è il suo probabile tentato affondamento “doloso” non andato a buon fine. Da quello spiaggiamento tanti piccoli pezzi di un puzzle hanno cominciato a comporre un quadro nefasto e avvilente che vede coinvolti: mafie straccione e dai colletti bianchi, personaggi di spessore politico e di inconsistente coscienziosità, magistrati sfuggenti, faccendieri senza scrupoli e uomini omertosi. Tutti protagonisti, secondo le indagini e le inchieste giornalistiche, di uno spettacolo ai confini tra il thriller e il noir fatto di traffici di armi, di droga, di rifiuti tossici e scorie radioattive.

La motonave Rosso aveva trasportato alla fine degli anni ’80, 25 container per un totale di 9532 fusti di rifiuti tossici. Che fine hanno fatto queste scorie? Alcuni sospettano che parte di queste possano essere state seppellite sul territorio del paese in cui vivo, ad un profondità di circa 30 metri: forse in una cava dismessa, a pochi chilometri dalla spiaggia e a 300 metri dal greto del fiume Oliva. Forse l’aumento di temperatura di questo suolo di circa sei gradi rispetto al territorio circostante, dipende da residui nucleari non naturali. Gli strumenti dei tecnici dell’Arpacal hanno segnato un valore di radioattività fino a 6 volte superiore ai valori di fondo normalmente presenti nella zona.

1990 - La Jolly Rosso spiaggiata ad Amantea CS

Tutto ciò, ha ovviamente delle ripercussioni sullo stato di salute dei cittadini.

In un’altra ridente cittadina di mare, Cetraro, sempre in Calabria, è stata accertata la presenza di un relitto.
Si pensava fosse il Cunsky, il relitto individuato seguendo le coordinate comunicate da un pentito di mafia, Francesco Fonti, il quale avrebbe fornito alla magistratura scottanti informazioni sui traffici di queste navi a perdere: navi volutamente affondate per inabissare nei mari i loro carichi velenosi. Nella conferenza stampa di ottobre dello scorso anno, l’Onorevole Ministro Prestigiacomo e il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso hanno chiuso il caso, identificando il relitto segnalato da Fonti come la nave Città di Catania. Peccato, però, che tra le due imbarcazioni sembrano esserci, sempre secondo inchieste giornalistiche, delle differenze fino ad oggi mai chiarite.

Come mai tante incongruenze e perché non vengono chiarite ai cittadini? Perché non si approfondiscono le indagini vista la presenza, già nel 2007 nelle acque di Cetraro, di Cesio 137, sostanza non prodotta in natura, che ha causato il divieto di pesca in quella striscia di mare? Perché la TV si ostina a fare disinformazione sminuendo il caso di Cetraro, ignorando l’appassionata Manifestazione nazionale del 24 ottobre tenutasi ad Amantea per dire basta ai veleni e rifilandoci in ogni trasmissione 20 minuti dedicati ai reality quando in Calabria c’è una realtà di gente rischia la propria salute tutti i giorni? Perché si sottovalutano vicende come: la Rosso di Amantea, la Pertusola di Crotone, la Cunsky di Cetraro, la Marlane di Praia? Perché hanno fatto della Calabria la pattumiera di Italia, distruggendo ambiente ed economia di una regione che fa fatica a decollare?

Forse è arrivato il momento di dare/avere delle risposte, perché questa vicenda sarebbe bella se nascesse come trama avvincente dal genio e dall’estro di un autore di gialli, ma nella realtà a noi italiani non  piace molto, anzi ci fa un po’ rabbia e ci fa un po’ schifo.

Oggi si lotta per una Calabria pulita, per il nostro diritto alla vita, in nome di chi ci ha già rimesso la propria.
Potrebbe essere organizzata una manifestazione nazionale a Roma per ribadire le nostre legittime richieste e cercare di completare questo puzzle.

A tutti gli italiani un appello: abbiamo una testa e abbiamo un cuore, mettiamoli al servizio di un mondo migliore.

Sonia Angelisi

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