Archivio

Archivio per ottobre 2010

30 ottobre: a Crotone si è riunita la “Rete” di associazioni calabresi per la difesa del territorio

31 ottobre 2010 Commenti chiusi

A Crotone il terzo incontro della Rete Difesa del Territorio “F. Nisticò”

sit-in davanti alla Pertusola di Crotone - Foto D. Amendola

Si sono date appuntamento tutte le realtà calabresi, comitati, associazioni, movimenti che compongono la RDT “F. Nisticò”e che da anni sono impegnate nelle mille vertenze a difesa del territorio e dell’ambiente.

La mattina si è tenuto un sit-in dal valore altamente simbolico davanti ai cancelli delle fabbriche dell’ex area industriale di Crotone, luogo questo che mentre per decenni ha rappresentato il lavoro e la speranza per un’ intera comunità, oggi è solo il simbolo di ciò che la dismissione delle fabbriche ha lasciato in eredità: inquinamento, lutti e disperazione.

Gli scheletri delle fabbriche crotonesi sono un’immagine forte, e la scelta di incontrarsi a Crotone, in questi luoghi, nasce dalla volontà di fare emergere il “caso Crotone”. Il territorio della provincia di Crotone registra, infatti, una situazione ambientale pesantissima, i segni dello sfruttamento di un territorio sono sempre più tangibili e dagli interventi che si sono susseguiti nel corso della mattinata si è alzata forte la condanna verso il Governo ed in particolare verso l’Eni, primo responsabile dell’inquinamento da produzione chimica. La RDT “F. Nisticò”assume tra le sue rivendicazioni che siano, quindi, l’Eni e lo Stato a bonificare integralmente tutti i siti crotonesi indebitamente inquinati – il danno ambientale è stato complessivamente stimato in 2.700 milioni di euro – garantendo la copertura economica e tutti gli interventi tecnicamente indispensabili al risanamento della terra, dell’aria e dell’acqua. Ancora la RDT “F. Nisticò”chiede una moratoria sullo smaltimento dei rifiuti nella provincia di Crotone, infatti nella discarica situata nel centro cittadino in località Columbra e di proprietà delle aziende del gruppo Vrenna, nell’ultimo decennio sono stati abbancati i rifiuti provenienti da gran parte della Calabria e da altre Regioni. La RTD chiede che in Calabria si avvii per davvero la raccolta differenziata e che non si realizzino ampliamenti delle discariche esistenti o peggio nuove discariche, inceneritori, centrali biomasse o turbogas, ecc.

I lavori dell’assemblea della RDT “F. Nisticò” sono iniziati nel pomeriggio, presso i locali del dopolavoro ferroviario, ed hanno registrato una partecipazione ampia di soggetti interni ed esterni alla rete. Assemblea che ha subito espresso la solidarietà alle popolazioni di Terzigno e dell’area vesuviana sottoposte ad una violenta repressione.

Dopo un ampio dibattito, è stata condivisa la piattaforma della Rete per la Difesa del Territorio “F. Nisticò”, (allegata al presente comunicato stampa).

In seguito l’assemblea ha approvato un documento (anch’esso allegato) in cui condivide l’allarme lanciato dai comitati e dalle associazioni lametine sull’assurda decisione del presidente Scopelliti e del suo ass. Pugliano, di autorizzare lo sversamento nella discarica di Pianopoli dei rifiuti provenienti dalla Campania, anche alla luce del fatto che questa rappresenta oggi il punto di approdo della maggior parte dei rifiuti calabresi e di quelli di altre regioni. Per questi motivi, la RDT “F. Nisticò” incontrerà nei prossimi giorni il coordinamento delle associazioni lametine per decidere le necessari mobilitazioni da mettere in atto.

Si è passati poi a fare il punto sulle lotte in atto contro la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e le grandi opere, contro la riconversione della centrale a carbone di Rossano, contro la riconversione della centrale del Mercure situata dentro il Parco nazionale del Pollino, contro la realizzazione della centrale a biomasse nel comune di Panettieri, per chiedere la verità e le bonifiche nel tirreno cosentino, a cominciare dai veleni del fiume Oliva, nel cassanese, nella Marlane di Praia, nella Pertusola Sud di Crotone, per la difesa dell’acqua pubblica ed ancora contro l’apertura della discarica di  amianto per una capienza di 450.000 metri cubi a Scandale (kr)e sulle tante altre piccole e grandi vertenze aperte nella nostra regione.

Tutte le realtà che compongono la RDT “F. Nisticò”  si sono, infine, date appuntamento il 3 novembre a Potenza per un presidio sulla centrale del Mercure, il 6 novembre a Francavilla per la presentazione del libro “La notte di Santa Lucia”, il 1 dicembre a Cosenza in occasione della venuta di Lucarelli, il 4 dicembre a Cosenza per la manifestazione regionale per l’acqua pubblica e per chiedere una moratoria per l’assegnazione dei servizi idrici fino ai referendum del 2011, il 19 dicembre a Badolato per un’iniziativa sul rifacimento della statale 106, per l’anniversario morte F. Nisticò, fra i fondatori del Comitato Vittime della Statale della morte.

Per la Rete Difesa del Territorio “F. Nisticò”

Categorie:Attività del Comitato Tag:

La piattaforma della Rete calabrese di associazioni “F. Nisticò”

31 ottobre 2010 Commenti chiusi

Rete Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

“… i molti problemi del nostro territorio, come il dissesto idrogeologico, i giovani, il lavoro,non hanno bisogni di divisione, ma hanno bisogno di unità. Dobbiamo lottare con forza e tutti insieme per sconfiggere chi marcia contro. E allora la speranza siamo tutti noi, vecchi e giovani. Per dare insieme una speranza a questa Calabria abbandonata da tutti …”

Franco Nisticò, 19 dicembre 2009

PIATTAFORMA DELLA RETE PER LA DIFESA DEL TERRITORIO FRANCO NISTICO’

La crisi ecologica che investe il pianeta è evidente conseguenza di un sistema in cui tutto, umanità compresa, è stato ridotto a merce. I livelli di inquinamento e di compromissione dell’equilibrio dell’ecosistema non hanno precedenti nella storia, e gli effetti in termini di cambiamenti climatici, riduzione della biodiversità ed impatto sulla salute e sulla qualità della vita sono drammaticamente chiari.

In Calabria la mercificazione del territorio viene favorita e alimentata dalla presenza opprimente di una criminalità diffusa e collusa con la classe politica, e da una secolare fame di occupazione e benessere, favorita da una politica nazionale che accentua il dualismo nord-sud, generando così, dal Pollino allo Stretto, una lunghissima serie di catastrofi. L’innegabile presenza di rifiuti nucleari e “navi a perdere” è solo la riprova di come le nostre montagne e i nostri mari per anni abbiano svolto il compito di enormi discariche per scarti  illegali e pericolosi. A fronte di questo avvelenamento, l’emergenza ambientale è servita solamente a far proliferare discariche e a progettare inceneritori, mentre il ciclo dei rifiuti si è intrecciato singolarmente con quello dell’acqua, nell’unico grande business dei servizi locali. Così svendiamo le ricchezze del territorio ed assistiamo all’imposizione di inquinanti impianti di produzione energetica – in una regione che da decenni ne esporta grandi più di quanto consuma – mentre non subisce flessioni il business del cemento come negli infiniti cantieri dell’A3, prova generale di ciò cui andremo incontro se malauguratamente saranno avviati gli espropri per la realizzazione del Ponte sullo Stretto.

Siamo convinti però che invertire questa rotta è ancora possibile, tessendo legami solidali e di supporto tra le esperienze che in questi anni hanno cercato di dare risposte concrete alle emergenze, ostacolare le speculazioni, bloccare  progetti scellerati. Una Rete ambientalista per la vita e contro le devastazioni, per combattere la realtà esistente affrontando temi e percorsi, non solo politici ma anche sociali, che in Calabria significa soprattutto rompere la tenaglia dei poteri economici, criminali e non, con la politica degli interessi della casta calabrese e le loro “relazioni internazionali” che hanno trasformato la nostra regione in una colonia-pattumiera da cui spremere energie e risorse.

Le importanti esperienze di lotte territoriali degli ultimi anni hanno dimostrato ampiamente che ovunque le comunità locali si sono ribellate, realizzando forme di democrazia ed azione diretta a difesa dei propri territori, esse sono riuscite a sviluppare una consapevole critica del modello di sviluppo imperante, affinando così le ragioni di un’alternativa radicale fondata sulla tutela dei beni comuni, sulla gestione partecipata dei servizi pubblici; sulla riqualificazione delle terre abbandonate; sull’incentivazione dell’agricoltura di qualità – biologica o naturale – e delle filiere corte; sulla decentralizzazione e la redistribuzione energetica attraverso l’uso di fonti rinnovabili; sull’imposizione, a monte, di produzioni con materiali interamente riciclabili; e a valle, con la raccolta differenziata porta a porta; sulla consapevole modifica di stili di vita e di consumo non più tollerabili, e così via verso modelli sostenibili.

La soluzione a lungo termine della crisi ecologica dipenderà dalla capacità di trasformare e riorganizzare la società, riscoprendo forme di politica basate sulla democrazia diretta, sulle assemblee di vicinato e di quartiere, sulla partecipazione reale. Dobbiamo e possiamo stabilire nuovi contesti, fondati su modi di sapere e di produzione qualitativi ed emancipatori, prevedendo una nuova sensibilità verso gli altri. Vogliamo una società non gerarchica, basata sulla complementarità piuttosto che sulla rivalità e su nuove comunità a misura umana e dell’ecosistema in cui ci troviamo – un mondo pubblico nuovo, decentralizzato, autogestito, uno spazio-tempo per nuove forme di autonomia, di democrazia diretta e gestione sociale.

Ogni comitato, associazione, gruppo e persona della Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”, si propone con le sue decisioni consapevoli e condivise col resto della Rete a limitare le scelte contrarie allo sviluppo ecologico e sociale della nostra Calabria, proporre modelli alternativi in cui la nostra terra non sia più solo una pattumiera o spazio da cementificare, ma un luogo buono per viverci. Per dare insieme una speranza a questa Calabria abbandonata da tutti.

La speranza siamo tutte e tutti noi.

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Mobilitazione necessaria per dire NO ai rifiuti campani a Pianopoli

31 ottobre 2010 Commenti chiusi

La Rete Difesa del Territorio “Franco Nisticò”, riunita a Crotone per il Forum regionale, condivide pienamente l’allarme lanciato dai comitati e dalle associazioni lametine sull’assurda decisione del presidente Scopelliti e del suo ass. Pugliano, per giunta con l’uso politico dei pieni poteri commissariali,  di autorizzare lo sversamento nella discarica di Pianopoli dei rifiuti provenienti dalla Campania, anche alla luce del fatto che questa rappresenta oggi il punto di approdo della maggior parte dei rifiuti calabresi e di quelli di altre regioni.

Difatti, la discarica di Pianopoli (i cui progettisti sono sottoposti ad azione giudiziaria!), insieme all’ampliamento  ed all’attivazione di altre sul territorio regionale, da quella di Bucita di Rossano a quella di Castrolibero per finire a quelle che stanno devastando il crotonese, rappresentano un serio pericolo per l’ambiente e l’economia calabrese.

Questa visione sprecona ed ottusa,  figlia delle devastanti gestioni emergenziali nel settore dei rifiuti cui sono sottoposte la nostra regione e quella campana,  che concepisce la soluzione del problema con l’utilizzo solo di discariche ed inceneritori, impedisce di mettere in campo altre le modalità di intervento di cui avremmo bisogno per avviare un processo virtuoso di gestione dei rifiuti.

Le soluzioni più utili per la tutela dell’ambiente e più immediate da attuare per eliminare le gravi speculazioni messe in atto in questo settore da aziende senza scrupoli, spesso coperte dalla mala-politica e conniventi con la criminalità organizzata, non possono che passare dall’attivazione di un serio sistema di raccolta differenziata spinta porta-a-porta cui incentivare i cittadini e gli enti locali.

Difatti, l’avvio di un sistema di amministrazione trasparente e partecipato del settore diventerebbe  fondamentale per garantire la salute dei cittadini, avviare una gestione economica sana nel settore ed evitare gli scempi ambientali prodotti da anni ed anni di gestione commissariale.

Per questi motivi, al più presto la RDT “Franco Nisticò” incontrerà il coordinamento delle associazioni lametine per decidere le necessari mobilitazioni da mettere in atto nei prossimi giorni.

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Sabato 30 ottobre a Crotone

29 ottobre 2010 Commenti chiusi
ASSEMBLEA DELLA RETE PER LA DIFESA DEL TERRITORIO “FRANCO NISTICÒ”
CROTONE 30 Ottobre 2010
Assemblea della Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”.
Sabato 30 Ottobre 2010 a Crotone si terrà il terzo l’incontro della Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”, Convergeranno sul capoluogo crotonese comitati, associazioni, collettivi, singoli cittadini provenienti da tutto il territorio calabrese che in questi anni si sono battuti per la difesa del territorio, per i beni comuni e per uno sviluppo eco sostenibile della nostra regione.
La giornata sarà articolata in due principali momenti: sabato mattina un sit-in davanti l‟ex area industriale di Crotone, simbolo prima del benessere di una comunità e del lavoro e poi di inquinamento industriale, che ha provocato morte e sofferenze per i cittadini di Crotone, area che attende da oltre 10 anni di essere bonificata; l‟altro, nel pomeriggio, con l‟assemblea plenaria della Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”, dove tutte le realtà calabresi in lotta potranno confrontarsi e darsi percorsi e tempi comuni per affrontare le vertenze ambientali in Calabria.
A latere di queste due importanti iniziative si terranno incontri e momenti di
approfondimento relativi alle specifiche vertenze che interessano il “Caso Crotone”.
PROGRAMMA – Crotone 30 ottobre 2010.
Ore 11:00 sit-in davanti l‟ex area industriale di Crotone con microfoni aperti a tutte le esperienze, i cittadini e le realtà che si battono per la difesa del territorio.
Ore:15.00, presso i locali del Dopolavoro Ferroviario di Crotone, Assemblea Plenaria della Rete
Perché a Crotone
La grave situazione di inquinamento ambientale che vive tutto il territorio della provincia di Crotone merita un momento di discussione “privilegiato” che faccia conoscere a tutti l‟enorme disastro ambientale perpetrato su vaste aree della provincia.
Da oltre ottanta anni, infatti, la nostra provincia, ed il territorio della città in particolare, ha registrato uno sviluppo economico, se così lo si può definire, incentrato sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali e del patrimonio ambientale. Le industrie del polo chimico di Crotone, infatti, hanno provocato un inquinamento fortissimo a danno delle lavoratrici e dei lavoratori, nonché di tutto il suolo ed il sottosuolo interessato dagli impianti, dello specchio di mare adiacente, delle falde acquifere e dell’aria che respiriamo, e oggi, come se non bastasse, si scopre che i materiali di risulta di quelle produzioni chimiche sono stati utilizzati per costruire edifici e costruzioni pubbliche e private. Dalle fabbriche chimiche allo smaltimento dei rifiuti, dagli impianti di estrazione di metano e sale agli inceneritori e alle biomasse, dal bussines dell’energia eolica alla centrale turbogas, all’aggressione continua dell’edilizia, più o meno abusiva, sulle nostre coste, continuiamo ad assistere ad un vero e proprio sacco ai danni dei cittadini della più piccola provincia d’Italia.

ASSEMBLEA DELLA RETE PER LA DIFESA DEL TERRITORIO “FRANCO NISTICÒ”CROTONE 30 Ottobre 2010Assemblea della Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”.Sabato 30 Ottobre 2010 a Crotone si terrà il terzo l’incontro della Rete per la Difesa delTerritorio “Franco Nisticò”,Convergeranno sul capoluogo crotonese comitati, associazioni, collettivi, singoli cittadiniprovenienti da tutto il territorio calabrese che in questi anni si sono battuti per la difesa delterritorio, per i beni comuni e per uno sviluppo eco sostenibile della nostra regione.La giornata sarà articolata in due principali momenti: sabato mattina un sit-in davanti l‟exarea industriale di Crotone, simbolo prima del benessere di una comunità e del lavoro epoi di inquinamento industriale, che ha provocato morte e sofferenze per i cittadini diCrotone, area che attende da oltre 10 anni di essere bonificata; l‟altro, nel pomeriggio, conl‟assemblea plenaria della Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”, dove tutte lerealtà calabresi in lotta potranno confrontarsi e darsi percorsi e tempi comuni peraffrontare le vertenze ambientali in Calabria.A latere di queste due importanti iniziative si terranno incontri e momenti diapprofondimento relativi alle specifiche vertenze che interessano il “Caso Crotone”.PROGRAMMA – Crotone 30 ottobre 2010.Ore 11:00 sit-in davanti l‟ex area industriale di Crotone con microfoni aperti a tutte leesperienze, i cittadini e le realtà che si battono per la difesa del territorio.Ore:15.00, presso i locali del Dopolavoro Ferroviario di Crotone, Assemblea Plenaria dellaRetePerché a CrotoneLa grave situazione di inquinamento ambientale che vive tutto il territorio della provincia diCrotone merita un momento di discussione “privilegiato” che faccia conoscere a tuttil‟enorme disastro ambientale perpetrato su vaste aree della provincia.Da oltre ottanta anni, infatti, la nostra provincia, ed il territorio della città in particolare, haregistrato uno sviluppo economico, se così lo si può definire, incentrato sullo sfruttamentointensivo delle risorse naturali e del patrimonio ambientale. Le industrie del polo chimico diCrotone, infatti, hanno provocato un inquinamento fortissimo a danno delle lavoratrici e deilavoratori, nonché di tutto il suolo ed il sottosuolo interessato dagli impianti, dello specchiodi mare adiacente, delle falde acquifere e dell’aria che respiriamo, e oggi, come se nonbastasse, si scopre che i materiali di risulta di quelle produzioni chimiche sono statiutilizzati per costruire edifici e costruzioni pubbliche e private. Dalle fabbriche chimiche allosmaltimento dei rifiuti, dagli impianti di estrazione di metano e sale agli inceneritori e allebiomasse, dal bussines dell’energia eolica alla centrale turbogas, all’aggressione continuadell’edilizia, più o meno abusiva, sulle nostre coste, continuiamo ad assistere ad un vero eproprio sacco ai danni dei cittadini della più piccola provincia d’Italia.

Categorie:Attività del Comitato Tag:

I fantasmi di Amantea

27 ottobre 2010 Commenti chiusi

di Andrea Palladino
Il Manifesto, 27 ottobre 2010

AMANTEA (COSENZA). «Non ho mai visto un camion in queste strade, nulla di nulla… questa storia, come si dice qui, è tutta ‘na camorra, ‘na tarantella». Nel piccolo borgo di contrada Gallo, sulle pendici della valle del fiume Oliva, le donne in nero si incamminano verso le case, quando la sera è vicina. Si parlano quali sussurrando, abbassano leggermente lo sguardo, ma gli occhi neri e intensi di questo pezzo di Calabria non smettono di guardarti. Sembra quasi una nenia, antica, tramandata: «Ma quali veleni, ma quali rifiuti, ma quali camion… Nulla, non c’è nulla». Un anziano appare sull’angolo della strada, quasi a dimostrare con i suoi ottant’anni che qui, sulle sponde del fiume dei veleni, nessuno muore. Apre le porte della cantina, offre il vino rosato che viene dalle terre bagnate dalle acque che passano attraverso la briglia dove la Procura di Paola ha trovato almeno centomila metri cubi di idrocarburi, ed è quasi una sfida verso chiunque venga qui a chiedere, a guardare questa terra tragica: «Io ne bevo due litri al giorno, guardatemi: qui non c’è nulla».
È un attimo, quella poca luce che filtra attraverso le nuvole grigie e autunnali sparisce. La donna lo sguardo non lo abbassa, ma cambia registro, si ferma qualche secondo: «Aveva ventotto anni mia figlia, mai una febbre, nulla. In pochi giorni se ne andata». Un tumore fulminante, sedici anni fa. «E poi mio marito, aveva poco più di cinquantanni, se n’è andato cinque anni fa». A contrada Gallo, raccontano, una persona su dieci è stata colpita da un tumore. «Ma non è così anche a Roma?», subito sottolineano gli anziani che questa terra non la lasceranno mai. No, non è così a Roma. Non è così a Cosenza, non è così nella maggior parte del paese. Qui si muore e si tace.
Ieri nell’ufficio del procuratore di Paola Bruno Giordano sono arrivate le prime analisi dell’Arpacal sui carotaggi nella valle dell’Oliva, realizzati la scorsa estate lungo otto chilometri e mezzo di percorso del fiume. Numeri che potrebbero dare la risposta definitiva a quel groviglio di storie e di piste investigative che attraversano la valle da tre anni, indicando, forse, un responsabile per quelle morti che per prime vennero segnalate dallo studio del professor Brancati, voluto dal procuratore Giordano. Leggendo i cilindri di terra raccolti – oltre seicento – è possibile disegnare una prima, e ancora parziale, mappa della devastazione ambientale compiuta a pochi chilometri dalle spiagge di Amantea. Ad iniziare dalle sostanze: idrocarburi, arsenico, cromo, cobalto, antimonio e nikel. Sostanze arrivate da decine di industrie che qui non hanno mai avuto neanche un ufficio. Uno sversamento iniziato, probabilmente, nei primi anni novanta, poco prima della morte a soli ventotto anni della figlia della donna in nero di contrada Gallo. Proseguita fino a due o tre anni fa, hanno spiegato i tecnici, cercando di interpretare le diverse concentrazioni trovate sui campioni. Quasi vent’anni di veleni, di silenzi, di complicità.
Trovare un testimone o anche semplicemente una fonte riservata è una vera impresa. A Serra d’Aiello, il paese che sovrasta la valle dell’Oliva, ancora oggi nessuno vuole parlare dell’altro mistero di questo pezzo di Calabria, l’istituto Giovanni XXIII, chiuso con la forza lo scorso anno, da dove sarebbero spariti pazienti dimenticati. All’epoca i carabinieri cercarono le loro tracce anche nel piccolo cimitero locale, ma nulla venne trovato. E mentre nell’enorme edificio dell’istituto Giovanni XXIII – dove lavoravano centinaia di persone – calava il silenzio complice sugli abusi e sui tesori accumulati, poco più a valle centinaia di camion sversavano indisturbati tonnellate di veleni. Due storie parallele, che accomunano questa valle. Due storie basate su omertà e complicità, e che nessuno oggi vorrebbe più sentire, quasi fossero un marchio di una sorta di destino di dannazione.

Fusto spiaggiato ad Amantea

I dati delle analisi consegnate ieri in Procura sono chiare, attendono una spiegazione e, da domani, un progetto di bonifica. I livelli di concentrazione dei veleni superano i limiti che la legge stabilisce per i siti industriali, i massimi accettabili e consentiti. L’arsenico, ad esempio, in un campione raggiunge un valore di 146, contro un limite previsto per le zone di “verde pubblico” – come è oggi classificata la valle dell’Oliva – di 20 e contro una concentrazione massima di 50 permessa nei siti industriali. In un altro campione, prosegue la perizia dell’Arpacal, il cadmio è presente in quantità cinque volte superiore alle soglie di legge. E così via, in una lunga lista che nei prossimi giorni arriverà anche all’Ispra, l’organo del ministero dell’ambiente che a sua volta sta preparando altre analisi di riscontro. Per i risultati sulle presenze di sostanze radioattive – spiega il procuratore Giordano – occorrerà aspettare ancora: il dicastero di Stefania Prestigiacomo ha inviato i campioni all’Arpa del Piemonte, della Lombardia e dell’Emilia Romagna, in grado di realizzare le indagini più accurate. Per ora nessun risultato, nessuna verità, nessun «caso chiuso».
A volte è nei dettagli che è possibile intravedere l’essenziale di una storia. C’è un campione raccolto nella zona chiamata Foresta che rimane ancora oggi un vero mistero: da 0 a 16 metri di profondità – spiega l’Arpacal – è presente una grande quantità di granulato di marmo, mentre le scorie sono concentrate nella zona più profonda, fino a venti metri sotto il livello del suolo. È il segno evidente di quella sorta di sistematicità – quasi industriale – utilizzata da chi ha sversato le scorie. Ed è nota la proprietà del granulato di marmo, quella di schermare, di impedire agli strumenti di rilevare radiazioni o altre emissioni. Sedici metri di schermatura, in questo caso, che lasciano aperta la porta alle ipotesi più inquietanti. Un segno che mostra nella sua evidenza la volontà di non far trovare nulla, di impedire analisi ed indagini.
Nella valle del fiume Oliva, quella polvere bianca di marmo che nasconde i veleni sembra quasi fondersi con l’ostinato silenzio delle vittime, che sanno e muoiono con quello sguardo, quasi atavico, della sottomissione. Il luogo ideale per i signori dei rifiuti.


Categorie:Attività del Comitato Tag:

Valle Oliva, Comitato “De Grazia”: “Uniti per ottenere subito la bonifica”

27 ottobre 2010 Commenti chiusi

Gli attivisti chiedono la massima attenzione alle istituzioni per tutelare la salute dei cittadini

AMANTEA, 27 ottobre 2010 – “I primi dati che arrivano dall’Arpacal confermano, purtroppo, le nostre preoccupazioni sul livello di contaminazioni da sostanze tossico-nocive dei territori dell’hinterland amanteano e sulle conseguenze che hanno avuto e potranno avere sulla stessa salute delle popolazioni”. Così il Comitato civico “Natale De Grazia”, che da anni si batte per conoscere la verità su quanto avvenuto nella vallata dell’Oliva, commenta la notizia del rinvenimento, ad opera del personale specializzato dell’Arpacal, nell’area del fiume di arsenico, fanghi prodotti da impianti industriali e probabilmente rifiuti derivanti da raffinerie. “Quanto riscontrato nell’Oliva – denunciano gli attivisti del Comitato – dimostra che persone, senza alcun amore per il proprio territorio e per chi vi abita, abbiano avvelenato coscientemente quest’area per ottenere, esclusivamente, personalissimi ritorni economici. Un comportamento criminale che sarà valutato giustamente dalla procura della Repubblica di Paola che finora ha dimostrato con i fatti il suo alto livello di professionalità”. Per il “De Grazia” ora si impone “da subito la necessità di intervenire tempestivamente sui luoghi per delimitare i danni già provocati dalla contaminazione delle acque e dei terreni della vallata”. Da qui l’appello degli attivisti. “Occorre – sostengono – che ognuno, per le proprie competenze, dimostri con i fatti di voler proteggere la salute di quanti vivono in Calabria attivandosi per predisporre la bonifica dei terreni e delle acque contaminate. Per fare questo è necessario che la società civile (composta da cittadini semplici ed associati) assieme alle istituzioni tutte facciano quadrato per tutelare la salubrità dei luoghi violentati da speculatori senza scrupoli e la qualità della vita di quanti vivono in questa martoriata terra”. Infine l’invito specifico ai comuni interessati dalla vicenda dell’avvelenamento dell’Oliva. “Lanciamo un appello – concludono gli attivisti del “De Grazia” – a tutte le amministrazioni pubbliche locali che hanno vissuto e continueranno a vivere sulla propria pelle questa emergenza ambientale affinché si schierino a viso aperto e senza remore contro quest’avvelenamento dei nostri territori costituendosi, immediatamente, parte civile nel procedimento penale in corso presso la procura di Paola. Ma soprattutto muovendosi all’unisono per chiedere con forza tutti gli adempimenti necessari a ripristinare lo stato naturale dei luoghi contaminati e garantire così la salute di tutte le popolazioni potenzialmente vittime di questo sopruso”.

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Serra d’Aiello. Nel fiume Oliva tracce di arsenico, fanghi industriali e avanzi di raffinerie

26 ottobre 2010 Commenti chiusi
-
Fiume Oliva (Cosenza). Oggi, presso gli uffici della Procura della Repubblica di Paola, sono stati consegnati i risultati delle ispezioni effettuate dall’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in Calabria) nelle acque del f iume Oliva. Dai riscont ri effettuati dal personale specializzato è emersa la presenza di arsenico, fanghi prodotti da impianti indust riali e rifiuti derivanti da raffinerie. I carotaggi sono stati ordinati dal procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, che sta conducendo le indagini sullo smaltimento illegale di rifiuti nel corso d’acqua in provincia di Cosenza. L’attività investigativa ha f inora coinvolt o quat t ro persone che risultano iscrit t e nel regist ro degli indagat i con l’accusa di disastro ambientale. Il procurat ore della Repubblica, Giordano, in rif eriment o all’esito degli accertamenti svolt i, ha spiegato nel dettaglio che “Dai 91 carot aggi ef f et t uat i sono emersi rif iut i speciali, in part icolare f anghi industriali che non potevano essere smalt it i nel t erreno, ma dovevano f inire in un apposit o sit o che si t rova in Germania. Ci sono poi rif iut i pericolosi ed in part icolare è st at o riscont rat o un picco alt o di arsenico. Sono st at i poi rilevat i degli idrocarburi pesant i e rit eniamo che si t rat t i di scart i di raffineria”. Quant o alla pavent at a ipot esi circa la presenza di mat eriale radioat t ivo, il magist rat o
ha precisat o che “Per il moment o sulla vicenda della radioat t ivit à non possiamo ancora dire nulla perché at t endiamo gli esit i delle analisi af f idat e ad alcune Arpa dell’It alia set t ent rionale. Per quanto riguarda invece i rif iut i speciali t rovat i nel let t o del t orrent e, si pone ora il problema della bonifica dell’area”.
-
-
(ANSA) – PAOLA (COSENZA), 26 OTT – Nel letto del torrente Oliva ci sono rifiuti speciali e pericoloso del tipo fanghi industriali, arsenico e scarti di raffinerie.
E’ quanto emerso dagli accertamenti fatti dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal) che stamani ha depositato alla Procura di Paola gli esiti dei carotaggi compiuti nei mesi scorsi. Per lo smaltimento illegale dei rifiuti nel letto del torrente Oliva e’ in corso un’inchiesta nella quale sono indagate quattro persone per il reato di disastro ambientale.(ANSA).
Categorie:Attività del Comitato Tag:

Calabria e veleni: un anno dopo la grande manifestazione di Amantea

20 ottobre 2010 Commenti chiusi

24 ottobre 2009 >> 24 ottobre 2010

Calabria e Veleni, un anno dopo

Appunti per costruire un futuro diverso

Amantea (Cosenza) – L’appuntamento mira a fare il punto sullo stato di salute dei territori calabresi interessati da gravi episodi di inquinamento legato alla illecita gestione di rifiuti tossico-nocivi. Attraverso il racconto su casi di inquinamento  avvenuti in Calabria come la Vallata dell’Oliva ad Amantea, la Pertusola Sud di Crotone  e la Marlane di Praia a Mare si cercherà di illustrare, con la testimonianza diretta di alcuni protagonisti, cosa è avvenuto su questi territori. Inoltre grazie al contributo di tecnici della materia si cercherà di comprenderne gli effetti sulla salute della popolazione residente e sull’ambiente. Sono previsti anche contributi di personalità del mondo delle istituzioni, della comunicazione e delle parti sociali che serviranno a restituire un quadro più completo del fenomeno dell’inquinamento illecito dei territori e sulle ricadute anche in termini economici. E’ prevista, inoltre, la presenza di istituzioni locali per cercare di dare risposte alle aspettative di recupero dell’ambiente e conseguentemente della salute pubblica delle popolazioni residenti nelle zone interessate da inquinamento. La scelta della data non è casuale. Ma servirà a ricordare la grande manifestazione del 24 ottobre 2009 contro l’inquinamento dei territori calabresi che ha portato ad Amantea circa 30 mila persone con la partecipazione massiccia di associazioni, istituzioni, sigle sindacali e semplici cittadini.

Categorie:Attività del Comitato Tag:

“La notte di Santa Lucia”. Ad Amantea i lettori incontrano l’autore

20 ottobre 2010 Commenti chiusi

VENERDI’ 22 OTTOBRE ORE 18,30 HOTEL MEDITERRANEO AMANTEA

Cultura Calabrese organizza un incontro con l’autore del libro Francesco Cirillo

Un viaggio fra i veleni della calabria, dalla Marlane di Praia a Mare ,  passando per le ferriti di zinco di Cassano fino alla valle del Fiume Oliva.  L’occasione è la presentazione del libro di Francesco Cirillo “La notte di Santa Lucia” dalla Jolly Rosso all’affossamento della Cunsky. Edizioni Coessenza.  Ne discuteranno con l’autore Rosanna Grisolia di Cultura Calabrese, l’avv.  Rodolfo Ambrosio, Luigi Pacchiano ex operaio della Marlane coordinatore regionale del Si.Cobas. Ad un anno dalla grande manifestazione ad Amantea  ritorniamo sul luogo del  delitto per parlare di veleni in Calabria. Ma  ritorniamo soprattutto per non  rassicurare nessuno. La situazione è grave, i morti per tumore aumentano, la giustizia tarda ad arrivare , le verità vengono
nascoste.

Francesco Cirillo

Categorie:Attività del Comitato Tag: