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Archivio per novembre 2009

Quei veleni Top secret “L’Espresso” intervista l’on. Angela Napoli (commissione antimafia)

13 novembre 2009 Commenti chiusi

fonte: settimanale L’Espresso

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/e-ufficiale:-il-game-fa-bene/2114385

Quei veleni top secret

di Riccardo Bocca

Il governo cerca di nascondere la verità sull’inchiesta. L’accusa della parlamentare Pdl dell’Antimafia. Colloquio con Angela Napoli

Angela Napoli, membro Pdl della commissione parlamentare Antimafia, lo dice apertamente:”Il governo sta cercando di nascondere la verità sulle navi dei veleni, e su quella di Cetraro in particolare. Si vogliono coprire segreti di Stato, e la strada scelta è quella del silenzio. O peggio ancora, di dichiarazioni che non stanno in piedi”. Parole che arrivano dopo giornate intense. La settimana scorsa Pippo Arena, il pilota del congegno sottomarino che il 12 settembre aveva filmato la nave sui fondali calabresi, ha dichiarato a “L’espresso” che “due stive erano completamente piene”. Poi è stato il turno del ministero dell’Ambiente, che ha pubblicato on line le immagini girate a fine ottobre su quello che ha presentato come il piroscafo Catania. Infine è spuntata, tra politici e ambientalisti, l’ipotesi che nel mare di Cetraro ci siano non uno, ma più relitti. “Il che potrebbe giustificare la fretta di voltare pagina del ministro dell’Ambiente”, dice l’onorevole Napoli.

Un’accusa pesante, la sua: su cosa si basa?
“Penso, per esempio, a cosa è successo il 27 ottobre quando è stato ascoltato dalla commissione Antimafia il procuratore nazionale Piero Grasso. Appena gli ho posto domande vere, scomode, il presidente della commissione Beppe Pisanu ha secretato la seduta…”.

Si può sapere, nei limiti del lecito, quali argomenti toccavano le sue domande?
“Chiedevo chiarezza sul ruolo dei servizi segreti in questa vicenda. Domandavo come potesse il pentito Francesco Fonti, che non è della zona, indicare il punto dove si autoaccusa di avere affondato una nave, e farlo effettivamente coincidere con il ritrovamento di un relitto. Volevo che superassimo le ipocrisie, insomma. Anche riguardo al memoriale del pentito, che è stato custodito per quattro anni, dal 2005, nei cassetti della Direzione nazionale antimafia senza che nessuno facesse verifiche”.

Il ministero dell’Ambiente ha pubblicato sul suo sito le riprese della nave affondata a Cetraro. Non basta?
«Può bastare un filmino in bassa risoluzione che, quando clicchi, si apre su YouTube? Non scherziamo. E aggiungo: poniamo anche che le stive risultino vuote. Dov?è finito il carico visto dal pilota il 12 settembre?». Un dato è certo: alle 12,56 del 27 ottobre, il ministro Prestigiacomo ha detto che il robot aveva già svolto «le misurazioni e i rilievi fotografici del relitto».

Ed è stata smentita due volte: alle 13,12 dello stesso giorno dalla società Geolab che svolgeva il lavoro («Abbiamo fatto solo rilievi acustici»); poi in diretta a Sky da Federico Crescenti, responsabile del Reparto ambientale marino delle capitanerie di porto, il quale ha spiegato che le operazioni in acqua del robot sono iniziate la sera del 27.
«Dico di più. Sempre il 27 ottobre, la direzione marittima di Reggio Calabria ha trasmesso alla commissione Antimafia una mappa con i punti di affondamento di 44 navi lungo le coste italiane. Guarda caso, in Calabria ci sono nove croci senza nome…».

Rilancerà questo elemento in commissione Antimafia?
«Certo. Ma è difficile che un governo smascheri ciò che un altro governo ha occultato. C?è l?interesse bipartisan ad andare oltre, a dimenticare che il pentito Fonti parla di legami con ex democristiani e socialisti ancora attivi. Ricordiamo che il sottosegretario agli Esteri, in questo governo, fa di nome Stefania e di cognome Craxi».

Quindi?
«Basta con i segreti. Il governo vuole chiudere il caso Cetraro? Renda pubbliche le immagini satellitari dei traffici avvenuti nei mari italiani tra gli anni Ottanta e Novanta. La verità c?è già: basta avere voglia di vederla».

(11 novembre 2009)

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Verso il Forum Regionale delle associazioni ambientaliste

12 novembre 2009 Commenti chiusi

INCONTRO ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE CALABRESI

REPORT DECISIONI MATURATE

Mobilitazione per Manifestazione “No Ponte” del 19 dicembre, Costituzione di un Forum ambientalista regionale del 6 dicembre e sit- in davanti le prefetture il 23 novembre.

Copia di 24 ootobre 2009

Si è svolto a Lamezia Terme il 10.11.2009 il primo incontro-contatto tra alcune delle maggiori associazioni e comitati ambientalisti che hanno partecipato attivamente alla manifestazione di Amantea del 24 ottobre scorso contro l’avvelenamento della Calabria e la distruzione sistematica delle sue risorse ambientali.

Nel corso dell’incontro si sono affrontate principalmente tematiche legate al rilancio dell’attività dei movimenti ambientalisti proprio dopo il successo della manifestazione dei Amantea che ha portato in piazza oltre 30 mila persone. In particolare si è proposto di avviare una serie di iniziative tese a mantenere alta l’attenzione sulle problematiche ambientali che interessano la Calabria ad iniziare dalle tante vicende di avvelenamento del territorio in svariati siti della nostra regione, vedasi tra gli altri Crotone, Praia a Mare, la Vallata del torrente Oliva e la Sibaritide.

Inoltre è stato posto l’accento sulla grave minaccia per l’ecosistema calabrese che rappresenta la realizzazione annunciata dal Governo centrale del ponte sullo Stretto di Messina. A questo proposito si è ribadito ed è stato accettato da tutte le delegazioni presenti all’incontro la necessità di rilanciare la manifestazione di protesta contro la realizzazione del ponte del prossimo 19 dicembre a Villa San Giovanni attraverso una serie di azioni di promozione dell’evento da realizzare in tutta la Calabria.

Nello stesso incontro si è stabilito di Costituire un Forum permanete ambientalista regionale fissando un primo appuntamento al 6 dicembre prossimo a Lamezia Terme. Questa iniziativa, secondo gli intervenuti, permetterà tra l’altro di affrontare in un’unica sede le svariate emergenze ambientali che interessano la Calabria. Proprio a questo fine si è deciso di istituire, in quella sede, alcune commissioni che si occuperanno direttamente dei problemi ambientali raggruppandoli per aree tematiche (Acqua e beni comuni; Navi dei veleni e rifiuti tossici; Ponte sullo stretto ed infrastrutture; Ciclo dei rifiuti ed energie).

Si è sostenuto che il Forum permetterà anche di discutere le seguenti problematiche:

1) Preparazione di un LIBRO BIANCO sulla Calabria. Per cui si chiede a tutti i partecipanti di portare una descrizione dettagliata dei problemi ambientali del proprio paese.

2) Adesione, organizzazione e partecipazione alla manifestazione del 19 dicembre a Villa san Giovanni contro il ponte sullo Stretto.

3) Movimento futuro. Discussione sul che fare dopo.

Inoltre nel corso della discussione si è deciso di organizzare per il prossimo lunedì 23 novembre un sit-in da effettuare in contemporanea davanti alle cinque prefetture calabresi per presentare una piattaforma unica di rivendicazione sulle varie emergenze che interessano la Calabria. A questo fine è stato deciso di realizzare un documento unico di rivendicazione da distribuire in quella occasione. Un altro documento, invece, sarà redatto per lanciare un appello per partecipare al Forum ambientalista di Lamezia Terme.

Hanno partecipato a questo primo incontro preparatorio del Forum dei movimenti ambientalisti le seguenti associazioni:

Comitato Civico Natale De Grazia / Movimento Ambientalista del Tirreno /Forum Ambientalista / Beni Comuni Cosenza / Rosso Cetraro / Ass. Paolab / Ass.Confronti / Comitato Civico Valle Oliva Terre a Perdere / Cib Unicobas / ARCI Crotone/Movimento “Terra, Aria, Acqua e Libertà” Crotone/ Collettivo Universitario Socio-Politico-Culturale “Filol.8 – Azioni/Manifeste”Collettivo Universitario “P2 – Occupata”/Progetto Universitario Unical – “Ateneo Controverso”/Associazione Universitaria “Udu Cosenza”/ FORA di Cosenza/CPo Rialzo/Collettivo Evasione

LAMEZIA TERME 10.11.2009

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Cattiva informazione

11 novembre 2009 Commenti chiusi

Replica all’articolo pubblicato dal quotidiano

Gazzetta Del Sud”

in testa a pagina 35 del 10 novembre 2009

Gentilissimo Direttore e gentilissimo  Fabio Melia,

in merito all’articolo apparso stamattina martedì 10 novembre 2009 sulla Gazzetta Del Sud a pagina 35 dal titolo “Il “De Grazia” pronto a sottoscrivere una lista in appoggio al centrosinistra”, riteniamo l’informazione data ai lettori non corrispondete al vero.

Il titolo non coincide con il contenuto dell’articolo firmato dalla giornalista Marta Perrotta in quanto durante l’intervista rilasciata dall’Assessore regionale Silvio Greco il nome dello scrivente comitato non viene mai citato, né risulta dal testo che il comitato abbia mai preso contatti elettorali con lo stesso Greco, né con altri partiti del centrosinistra come farebbe presumere il titolo, ne con altri partiti in generale.

Siamo molto dispiaciuti soprattutto del commento “La presenza sulla scheda è una crisi d’identità?” sempre pubblicato nella stessa pagina a firma di Fabio Melia che, riteniamo oltre a riportare informazioni non corrette, anche offensivo nei confronti dell’associazione che rappresento, di tutti quei cittadini che sono scesi in piazza il 24 ottobre 2009 ad Amantea e soprattutto della memoria del comandante Natale De Grazia.

Infatti, aldilà delle libere scelte che potrebbero fare i singoli, non solo il comitato non ha nessuna intenzione di partecipare a campagne elettorali presenti e future, ma certamente non sarà mai utilizzato il nome del comandante De Grazia per  sostenere cartelli elettorali di qualsiasi schieramento politico. Sarebbe un’offesa alla sua memoria e alla sua famiglia.

Pertanto diffidiamo a scrivere e pubblicare altri articoli di tale tenore senza sentire il presidente del comitato o altri membri del direttivo e a pubblicare interamente la presente ai sensi  dell’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948, e chiede che la seguente replica agli articoli apparsi a pagina 35 della Gazzetta del Sud sia inserita in testa di pagina e collocata nella stessa pagina del giornale.

Il Comitato “Natale De Grazia” è lontano da qualsiasi schieramento politico.

L’associazione conferma la sua distanza da tutti i  partiti politici.

Il nome del comandante Natale De Grazia non sarà mai utilizzato per sostenere cartelli elettorali. Il comitato non ha perso la sua identità e rilancia il tema dell’impegno civile contro l’inquinamento dell’intero territorio calabrese.

Non vi è stato alcun minimo contatto, se non istituzionale, con esponenti del mondo politico regionale. Gli incontri sono stati tutti finalizzati, esclusivamente, a comprendere e risolvere il fenomeno dell’inquinamento da materiale tossico, nocivo e/o radioattivo dei nostri territori che compromette la nostra salute e quella dei nostri figli. Per questo il Comitato “Natale De Grazia” ritiene del tutto strumentale interpretare la ribadita stima verso l’assessore regionale, Silvio Greco, per il suo impegno istituzionale come una scelta politica di campo per le prossime elezioni regionali. Qualsiasi posizione assunta dal Comitato non può che derivare da comunicati stampa o da dichiarazioni degli esponenti stessi dell’associazione e non scaturire da supposizioni o bieche ipotesi formulate da organi di stampa regionali.

Ricordiamo che il Comitato “De Grazia” ha nel suo patrimonio genetico un perfetto sistema immunitario che lo tutela da qualsiasi contaminazione partitica. Una scelta dovuta anche e soprattutto alla decisione di legare l’attività della nostra associazione al nome di un uomo come il capitano di fregata Natale De Grazia che ha fatto della sua vita un emblema di impegno e di serietà istituzionale. Per queste ragioni la caratteristica del Comitato non potrà in nessun caso mutare come anche quella di associazione di uomini e donne liberi che non si arrestano davanti a “verità imposte” e viceversa chiedono soluzioni definitive e vere a vicende che per anni hanno avvelenato ed avvelenano i nostri territori e con essi la nostra stessa salute.

Ringraziando per l’attenzione porgiamo distinti saluti.

Amantea lì 10.11.2009

Comitato Civico “Natale De Grazia”

Il Presidente

Gianfranco Posa

Articolo Gazzetta Del Sud 10.11.09

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Comitato “Natale De Grazia” lontano da qualsiasi schieramento politico

10 novembre 2009 Commenti chiusi

COMUNICATO STAMPA

Comitato “Natale De Grazia” lontano da qualsiasi schieramento politico

L’associazione conferma la sua distanza da tutti i  partiti politici: il nome del comandante Natale De Grazia non sarà mai utilizzato per sostenere cartelli elettorali. Mentre il comitato rilancia il tema dell’impegno civile contro l’inquinamento dell’intero territorio calabrese.

Non vi è stato alcun minimo contatto, se non istituzionale, con esponenti del mondo politico regionale. Gli incontri sono stati tutti finalizzati, esclusivamente, a comprendere e risolvere il fenomeno dell’inquinamento da materiale tossico, nocivo e/o radioattivo dei nostri territori che compromette la nostra salute e quella dei nostri figli. Per questo il Comitato “Natale De Grazia” ritiene del tutto strumentale interpretare la ribadita stima verso l’assessore regionale, Silvio Greco, per il suo impegno istituzionale come una scelta politica di campo per le prossime elezioni regionali. Qualsiasi posizione assunta dal Comitato non può che derivare da comunicati stampa o da dichiarazioni degli esponenti stessi dell’associazione e non scaturire da supposizioni o bieche ipotesi formulate da organi di stampa regionali.

Ricordiamo che il Comitato “De Grazia” ha nel suo patrimonio genetico un perfetto sistema immunitario che lo tutela da qualsiasi contaminazione partitica. Una scelta dovuta anche e soprattutto alla decisione di legare l’attività della nostra associazione al nome di un uomo come il capitano di fregata Natale De Grazia che ha fatto della sua vita un emblema di impegno e di serietà istituzionale. Per queste ragioni la caratteristica del Comitato non potrà in nessun caso mutare come anche quella di associazione di uomini e donne liberi che non si arrestano davanti a “verità imposte” e viceversa chiedono soluzioni definitive e vere a vicende che per anni hanno avvelenato ed avvelenano i nostri territori e con essi la nostra stessa salute.

Amantea lì 10.11.2009

Comitato Civico “Natale De Grazia”

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Nave Cetraro, il 12 settembre la stiva era piena

6 novembre 2009 Commenti chiusi

Fonte: L’Espresso

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/una-nave-e-mille-misteri/2113913//0

Una nave e mille misteri

di Riccardo Bocca

del 04 novembre 2009

mare oceano
Dopo i rilievi eseguiti, per il ministro e il procuratore Grasso il caso del relitto dei veleni è risolto. Eppure troppi sono ancora i dubbi. E si parla già di depistaggio

La sera di venerdì 30 ottobre, l’emittente calabrese Telespazio trasmette una puntata davvero speciale del talk show “Perfidia”. In studio, c’è un gruppo di pescatori della costa tirrenica per parlare dei fondi a loro sostegno, dopo il crollo delle vendite dovuto al caso “navi dei veleni”. Uno dei pescatori, Franco, non è però d’accordo. Ha saputo che il giorno prima, nel corso di una conferenza stampa, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, hanno tranquillizzato tutti: «Il caso è chiuso», ha detto Grasso. La nave di cui il mondo intero ha parlato, a 480 metri di profondità nelle acque davanti a Cetraro, non è la pericolosa Cunski affondata dal pentito Francesco Fonti. «Si tratta del piroscafo Catania», ha spiegato Prestigiacomo, «costruito a Palermo nel 1906 e silurato il 16 marzo 1917 da un sommergibile tedesco ». Risultato: a bordo non ci sono fusti radioattivi, anzi la stiva è vuota e non c’è rischio per la popolazione.

I pescatori, Franco compreso, dovrebbero sentirsi sollevati: fine della paura, riprende la pesca. Invece no. Franco s’infuria e urla: «Negli anni Novanta c’erano sei o sette pescherecci a Cetraro, e due sono andati (quella notte con Fonti) a mettere la dinamite!». A questo punto, nello studio scende il gelo. Gli altri pescatori sono spiazzati ma lui continua, invitando la magistratura a indagare, «a mettere sotto torchio» chi andava per mare in quel periodo.

Il giorno dopo, la cassetta del programma viene acquisita dal procuratore capo di Paola Bruno Giordano. Intanto monta l’angoscia del pescatore Franco, isolato da colleghi e parenti. «La verità non interessa a nessuno», si lamenta con un cronista.

E non è l’unico, in Calabria, a pensarla così. Nei giorni scorsi, il deputato Franco Laratta (Pd) si è definito «sconcertato» dalla situazione. Di più: ha sollevato il dubbio che «qualcuno ci stia prendendo in giro, con depistaggi e mezze verità» tra «notizie parziali, fatti contraddittori ed eventi prima affermati e poi negati nelle e fra le istituzioni». Una sequenza di stranezze che parte il mattino del 27 ottobre, quando il procuratore Grasso si presenta alla commissione parlamentare Antimafia e dice: «Proprio stamane, mi è stato comunicato che gli ultimi riscontri non danno la certezza che si tratti proprio della Cunski, anche se il castello sembra essere compatibile con l’indicazione che viene da Fonti». L’altra ipotesi in campo, aggiunge, «è che si tratti del piroscafo Cagliari», affondato a inizio anni Quaranta.

Tutto chiaro? Al contrario. Passano poche ore, e alle 12,56 l’agenzia Adnkronos batte una nota del ministro Prestigiacomo: «Il relitto al largo di Cetraro non corrisponde alle caratteristiche della Cunski. Il Rov, il robot sottomarino, ha già svolto le misurazioni e i rilievi fotografici del relitto». Detto questo, le indagini continueranno «con il prelievo di sedimenti dai fondali, carotaggi in profondità e prelievi di campioni dai fusti». Informazioni nette, inequivocabili.

Che vengono smentite, però, alle 13,12: un quarto d’ora dopo. «Finora abbiamo fatto solo esplorazioni acustiche », affermano i proprietari della nave Mare Oceano (che sta svolgendo le analisi a Cetraro, e che risulta dell’armatore Diego Attanasio, coinvolto dall’avvocato David Mills nel processo in cui è stato condannato per aver mentito su Silvio Berlusconi in cambio di denaro). «Il Rov», aggiunge la Geolab, «farà altre esplorazioni acustiche e poi quelle visive. Non ci sentiamo di dire con certezza che quella possa o non possa essere la nave Cunski: per noi è ancora troppo presto».

Com’è possibile tanta confusione? Perché il procuratore Grasso si sbilancia a indicare all’Antimafia il nome di un relitto sbagliato? E perché il ministro Prestigiacomo parla di rilievi avvenuti, se chi li compie deve ancora iniziare?

Difficile capirlo. Come difficili da interpretare sono le altre sfasature di questa storia. A partire dalle caratteristiche della nave Catania, che stridono con i rilievi svolti sul relitto scoperto il 12 settembre al largo di Cetraro. In quell’occasione fu calcolata una lunghezza tra i 110 e i 120 metri, una larghezza di circa 20 e un’altezza di fiancata attorno ai 10. Ora, invece, basta iscriversi al sito sui disastri navali www.wrecksite.eu, per verificare che la Catania è lunga 95,8 metri, larga 13 e alta 5,5 (dati confermati anche dal sitowww.uboat.net e dal sito www.miramarshipindex.org.nz di Rodger Haworth, per mezzo secolo membro della World ship society). Insomma i numeri non quadrano: nemmeno con la conferenza stampa del 29, dove viene indicata una lunghezza di 103 metri.

Utile sarebbe, con queste premesse, sentire la versione del ministro Prestigiacomo, ma la richiesta di un’intervista cade nel vuoto. Ed è un peccato, perché c’è un altro elemento cruciale, che andrebbe chiarito. Nel senso che non coincidono il punto dove a settembre è stato individuato il relitto della presunta Cunski (latitudine 39º28’50″N, longitudine 15º41′E) e quello più a nord dov’è affondata nel 1917 la Catania (secondo tutte le fonti accessibili, latitudine 39º 32′N e longitudine 15º 42′).

I rilevamenti sul relitto al largo di Cetraro Lo scarto è di 3 miglia e mezzo: «Considerevole », dicono gli esperti: «Tanto da escludere una repentina deriva, causa correnti, nella discesa verso il fondo». Il sospetto, sussurrato da alcuni investigatori, è che il profilo della Catania non combaci con quello del relitto trovato a settembre. E ancora peggio: che qualcosa non convinca nelle comunicazioni della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, responsabile dell’inchiesta sulle navi dei veleni. Nella conferenza stampa del 29 ottobre, infatti, il vice procuratore Giuseppe Borrelli ha detto che «la stiva della nave» al largo di Cetraro era «vuota». Ma Pippo Arena, titolare della società Arena Sub e pilota del Rov nella prima ispezione alla presunta Cunski, lo smentisce: «La nave che ho ispezionato io aveva due stive. Ed erano piene, tanto che un pesce cercava di entrare e non riusciva».

Cos’ha provocato l’assoluta discrepanza tra il ricordo del pilota e le affermazioni del vice procuratore? E come va interpretata l’altra uscita della Dda di Catanzaro, pubblicata dal “Quotidiano della Calabria”? Stavolta a parlare è il procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo, il quale racconta che attorno alla nave c’era «una folta vegetazione» oltre a vari pesci. «Lo abbiamo visto dalle immagini (…). Ci fosse stata radioattività, tutto questo non sarebbe stato presente. La radioattività, infatti, provoca una forma di desertificazione ». Parole rassicuranti, quelle di Lombardo, perfette per placare la rabbia della popolazione locale.

Ma non condivise da Roberto Danovaro, ordinario di Biologia marina all’Università politecnica delle Marche: «È impossibile che il relitto, a quasi 500 metri di profondità, sia coperto da vegetazione», assicura: «A quella profondità, la mancanza di luce impedisce la vita di alghe o piante marine».

Non stupisce, dopo queste parole, che il consigliere calabrese Maurizio Feraudo (Idv) abbia lanciato l’ipotesi di un «colossale depistaggio». E che il Wwf scriva al ministro Prestigiacomo e al procuratore Grasso per chiedere «una perizia comparata tra il video del Rov incaricato da Regione e Arpacal (a settembre), e quello «della nave incaricata dal ministero dell’Ambiente (che ha smentito il pericolo, ndr)». Sicuramente tutto risulterà perfetto, ma al momento niente torna.

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L’Espresso riapre il caso Cetraro: “E’ un’altra la nave dei veleni”

6 novembre 2009 Commenti chiusi

Fonte: Repubblica.it

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/nave-veleni/nave-dellebugie/nave-dellebugie.html

Le rivelazioni del pilota del Rov che il 12 settembre scorso s’immerse
a 470 metri in cerca dei bidoni tossici nel cargo affondato dal pentito Fonti

L’Espresso riapre il caso Cetraro
“E’ un’altra la nave dei veleni”
di CARLO CIAVONI

ROMA – Quella in fondo al mare di Cetraro, scoperta la scorsa settimana e risultata – secondo il ministero dell’Ambiente – una nave passeggeri – la Catania – affondata nel 1917 e non la tanto temuta “nave dei veleni”, potrebbe rivelarsi invece la “nave delle bugie”. In questa storia, in altre parole, c’è qualcuno che non dice la verità. 

L’Espresso, oggi in edicola, pubblica un articolo di Riccardo Bocca, nel quale viene riportata la trascrizione della testimonianza audio del pilota del Rov – Remotely Operated Vehicle, il congegno meccanico dotato di telecamera per l’esplorazione dell’ambiente sottomarino – che il 12 settembre scorso scese a 470 metri per verificare se nelle stive di quello scafo c’erano o no dei bidoni sospetti. 

Il pilota parla di due stive pienissime di bidoni, tanto piene da non permettere l’ingresso neanche ai pesci. E questo non coincide affatto con quanto affermato dal ministero dell’Ambiente, che ha sempre detto che le stive della Catania erano vuote. Lo stesso pilota parla poi di uno scafo con una fiancata alta 6-7 metri e con una parte dello scafo interrato, mentre la Catania non era alta più di 5,5 metri. 

E ancora: le coordinate del punto in cui il primo Rov scese in cerca dei presunti veleni il 12 settembre scorso, sono diverse da quelle in cui è sceso il secondo Rov, sulla verticale della Catania. C’è una differenza di 3 miglia e mezzo, tra la prima nave con le stive piene e la seconda, con le stive vuote. 

Insomma, dichiarazioni che smentiscono di fatto la ricostruzione fatta giovedì scorso alla Direzione Nazionale Antimafia, alla presenza del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, del Procuratore Piero Grasso, e del capo della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Vincenzo Lombardo. 

Il confronto fra le affermazioni del pilota del Rov con quelle ufficiali del Governo e dei magistrati, pone diversi interrogativi. Ma uno, prima di tutti: i filmati e le immagini portate a testimonianza dalle pubbliche autorità giovedì scorso alla Direzione Nazionale Antimafia si riferiscono ad una nave che non è quella che si sarebbe dovuta cercare?

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Il mistero della nave dei veleni: dopo novant’anni può allungarsi di 7 metri?

6 novembre 2009 Commenti chiusi

Fonte: http://domani.arcoiris.tv/?p=2742

articolo di Susanna Ambivero *

del 4/11/2009

Il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo e il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, il 29 ottobre, hanno affermato che la nave al largo di Cetraro, in provincia di Cosenza, non è la Cunsky corredata dal suo pericoloso carico di 120 fusti di materiale radioattivo come ha affermato il pentito Fonti fin dalle sue dichiarazioni datate anno 2000, dichiarazioni che  non hanno quasi mai sortito reazione alcuna da parte delle istituzioni.
Secondo gli esponenti di governo si tratterebbe in realtà del Catania un piroscafo passeggeri costruito nel 1907 e silurato dai tedeschi nel 1917 . Questo è stato dimostrato, secondo il loro giudizio, dalle ricerche effettuate dalla nave “Oceano” inviata dal Ministero dell’Ambiente in Calabria.
Dunque il pentito Fonti è stato in grado di indicare il luogo esatto di un relitto sottomarino sconosciuto fino ad ora ma si è confuso sul nome.
Per la Prestigiacomo e Grasso il caso è chiuso, per qualsiasi altra persona no, per il pentito Fonti che ora si trova nella situazione di non ricevere più nessuna protezione in quanto considerato collaboratore non attendibile, ancora meno.
Sono tante le incongruenze che stanno emergendo con il passare dei giorni.
Secondo i registri navali le coordinate che indicano il posizionamento del relitto del “Catania” sono 39.32 N ; 15.42 E. Le coordinate del punto in cui è stato calato il robot della Copernaut Franca che ha individuato un relitto il settembre scorso, sono 39.28.50 N ; 15.41.57 E. Tentando di spolverare le mie reminiscenze di carteggio navale questo sta ad indicare che i due relitti si trovano a circa 3 miglia navali di distanza ossia quasi sei chilometri, roba che se si commette un errore di rotta del genere a bordo di una nave ci si ritrova spiaggiati in quatto e quattrotto.
Le immagini che sono state inizialmente diffuse dalla Regione Calabria che mostravano una nave lunga più di 100 metri e larga 20, con un grosso squarcio a prua dal quale fuoriesce un fusto, cosa ci mostravano?  Le immagini sono nitide, si vede un mercantile che sembra costruito dopo gli anni ‘50 adagiato su un fianco e coperto da reti. Si è trattato di un’allucinazione collettiva?
Se così fosse ne sono stati vittima anche personaggi illustri come procuratore di Paola Bruno Giordano che, prima che il fascicolo di indagini gli fosse tolto dalle mani, aveva dichiarato “Se sia davvero la nave di cui parla il pentito Fonti, questo lo dirò solo quando avremo tutte le prove. Certo, una serie di elementi lo fanno pensare: la lunghezza complessiva, la relativamente recente costruzione, perché non presenta bullonature ma le lamiere sono saldate, il fatto che non sia registrata come affondata, tutto ciò fa pensare che sia una delle tre navi indicate dal pentito”.
Anche uno dei più grandi esperti in inchieste riguardanti navi contenenti veleni e fatte affondare, il procuratore Nicola Maria Pace, aveva commentato nei giorni precedenti al comunicato ufficiale del ministro Prestigiacomo e del procuratore Grasso “si riproduce e si sovrappone, con una precisione addirittura impressionante, agli esiti di indagini che ho condotto proprio come procuratore di Matera, partendo dalla vicenda della Trisaia di Rotondella e proseguendo con la tematica dello smaltimento in mare di rifiuti radioattivi, su cui svolsi delle indagini in collegamento investigativo con la procura di Reggio Calabria”.
La versione ufficiale si scontra anche con le affermazioni di altri esperti del settore che indicano la motonave “Oceano” utilizzata dal ministero dell’ambiente per gli accertamenti, come mezzo inadeguato per svolgere i rilevamenti che si sostiene siano stati fatti.
Ma continuando con le illogicità: secondo il registro navale della World Ship Society e i dati pubblicati dal sito specializzato Miramar Ship Index e dal sito www.uboat.net , il Catania dovrebbe esser lunga 95.8 metri; il relitto rinvenuto ha una lunghezza (ufficiale da relazione del ministero) di 103 metri. Non si conoscono precedenti casi in cui un affondamento prolungato novant’anni abbia causato l’allungamento di uno scafo di più di sette metri.
Se però venisse confermato ciò che è stato affermato dalla Prestigiacomo e da Grasso tornerebbe d’attualità la necessità di capire come mai un anno e mezzo fa il dipartimento di Reggio Calabria dell’Arpacal, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente,  ha denunciato la presenza di Cesio 137 nelle acque prospicienti Cetraro, denuncia che portò nel 2007 la Capitaneria di Porto a vietare la pesca in quest’area, divieto poi ritirato in tutta fretta e senza aver eseguito nessuna contro-analisi nel 2008. A seguito della denuncia Arpacal la procura di Paola ha anche aperto un inchiesta per accertare le cause della morte di alcune persone, morte che si sospetta siano la conseguenza di una contaminazione con rifiuti radioattivi.
Speriamo che questo pasticciaccio istituzionale non vada comunque ad intaccare le investigazioni in corso sui traffici internazionali di rifiuti tossici e radioattivi. Fu Carlo Giovanardi ad affermare in un audizione in parlamento che “numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto traffico di soggetti istituzionali di governi europei ed extraeuropei, nonché di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati”.

* Susanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a ‘ndrangheta e camorra.

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“A largo di Cetraro le navi sono tre”

3 novembre 2009 Commenti chiusi

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Fonte: La Repubblica.it

Una seduta della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti

Il pm Greco racconta di ricerche e relitti individuati e non ancora identificati

Il documento segreto del 2006
“A largo di Cetraro le navi sono tre”

di ANNA MARIA DE LUCA e PAOLO GRISERI

CETRARO - Un documento inedito. E’ la parte segreta di una seduta della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Un documento ufficiale dove si dice che le navi sono tre, non una. E che sono stati pescati fusti in mare. Ma nessuna delle tre navi corrisponde alle misure e alla profondità del “Catania”, il relitto della prima guerra mondiale ritrovato proprio dove si credeva potesse esserci una nave dei veleni. Così, quello che dopo la dichiarazione di chiusura del caso di Cetraro, sembrava una mera ipotesi, oggi ritorna a prendere corpo. Come resta, nero su bianco, il verbale che riporta tracce di cesio rinvenute nei pesci. Analisi, lo ricordiamo, scomparse nel nulla.

Il documento inedito si riferisce ad una seduta del 24 gennaio 2006 dove il pm Franco Greco, che all’epoca aveva aperto l’inchiesta sulla nave di Cetraro, dice davanti alla commissione che i pescatori della zona hanno pescato dei bidoni: “Ho cercato in tutti i modi di capire quale fosse il luogo preciso. Mi sono state date delle coordinate, che ho riportato al consulente, per verificare il sito…. Ed è stato rilevato un corpo estraneo della lunghezza di 126 metri. I consulenti hanno escluso che si possa trattare di un oggetto naturale… non si spiegano cosa sia. Potrebbe essere una nave… si trova a 680 metri di profondità”.

Una nave, non l’unica nave. Infatti, si legge nel documento di un secondo ritrovamento: una nave lunga tra gli 88 e i 108 metri, larga dai 15 ai 20 metri, a 380 metri di profondità. Intorno alla pancia di questo relitto c’è un alone di 200 metri quadri, scuro, che – dice davanti alla commissione il Sostituto Procuratore Franco Greco – “non può essere liquido e deve per forza essere il carico della nave che appoggiandosi, si è aperto ed è fuoriuscito”

Greco racconta di aver chiesto alla Capitaneria di Porto se c’erano navi da guerra affondate in quell’area. Alla Capitaneria non risultavano unità da guerra. Risultava solo una nave affondata nel 1989, a 15 miglia, verso Scalea. Incrociando dati con l’ufficio maridrografico di Genova, Greco scoprì che esisteva un relitto della prima guerra mondiale ma scoprì anche due grandi punti interrogativi: la nave risulterebbe affondata nel 1920, cioè dopo la fine della guerra. Si chiamava “Federico II”, ma gli atti sono “classificati, ossia coperti da segreto militare”. Un segreto militare dopo ottanta anni dall’affondamento?
La nave di cui parla Fonti sarebbe affondata nel ’92. Le mappe nautiche riportano la Federico II dal 1993, come relitto non pericoloso con battente d’acqua sconosciuto. “Il che vuol dire – dice il pm Greco – che non sanno cos’è; ma allora come fanno a dire che non è un relitto pericoloso? Ho chiesto il motivo per il quale questa nave non è stata mai riportata nelle mappe nautiche e non mi hanno saputo dare una risposta”. Di certo c’è che nella zona della nave Federico II la Capitaneria di Porto di Cetraro vietò la pesca per un anno e quattro mesi perché proprio lì le analisi hanno rilevato metalli pesanti, tra cui arsenico e mercurio, fuori dai livelli consentiti. Come mai proprio in quel punto la concentrazione dei metalli?

La seduta segreta tra Greco e la commissione viene sintetizzata in una domanda che lo stesso Presidente della Commissione rivolge al pm: “Dottore, mi faccia capire, mi sto perdendo. C’è quindi una nave certa, una che si vede e una che potrebbe esserci”. E il pm risponde: ” Sì, quello è il posto dove sono stati trovati i bidoni”.

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19 domande per il Ministro Prestigiacomo

3 novembre 2009 Commenti chiusi

Associazioni, movimenti, comitati e sindacati organizzatori della

Manifestazione Nazionale di Amantea del 24 ottobre 2009

Stefania Prestigiacomo - Ministro Ambiente

Stefania Prestigiacomo - Ministro Ambiente

Tutte le associazioni organizzatrici della manifestazione di Amantea dello scorso 24 ottobre, chiedono al Ministero dell’Ambiente che siano fornite le risultanze documentali delle prospezioni marine e delle analisi di laboratorio effettuate sui campioni prelevati dalla nave “Mare Oceano” che ha operato al largo di Cetraro per individuare l’eventuale presenza della nave carica di rifiuti radioattivi come rivelato dal pentito Fonti.

In attesa di poter valutare direttamente, mediante tecnici di fiducia e di analisi comparate,  chiedono di fugare tutti i dubbi e le perplessità addensatisi su una vicenda piena di contraddizioni. E per questo pongono al Ministro Prestigiacomo le seguenti domande:

1)      Come è possibile che una persona non del luogo, come Francesco Fonti, fosse a conoscenza della presenza di un relitto nei fondali di Cetraro esattamente nel sito dove è stato trovato?

2)      Perché questo relitto, se conosciuto dalla Marina Militare e dalle Capitanerie di Porto, non è stato segnalato a tempo debito al Procuratore Giordano titolare dell’inchiesta?

3)      Perché esistono differenze sostanziali tra le caratteristiche del relitto di Cetraro e del piroscafo Catania? Quest’ultimo, secondo i dati dei costruttori, era lungo 95,8 metri mentre la lunghezza ufficiale del relitto, comunicata dal Governo, è pari a 103 metri. I dati differenti del piroscafo Catania sono ben noti e riportati nel registro navale della World Ship Society e pubblicati dal sito specializzato Miramar Ship Index. Gli stessi identici dati sono pubblicati anche sul sito specializzato nella storia degli U-boat (www.uboat.net).

4)      Perché dai registri navali risulta che il piroscafo Catania venne affondato almeno a 3,2 miglia di distanza dal punto dove la “Mare Oceano” stava effettuando le verifiche. Un punto più a largo di circa cinque chilometri, non qualche centinaio di metri.?

5)      Come mai le foto e le riprese video effettuate dal Rov della Nave Oceano sembrerebbero diverse da quelle realizzate dal Rov dell’Arpacal?

6)      Perché non è stato ancora reso pubblico l’intero filmato georeferenziato realizzato dal Rov della Mare Oceano?

7)      Perché il Ministro, prima ancora che il Rov della Geolab si immergesse nelle acque, ha comunicato che il relitto di Cetraro non poteva essere quello del Cunsky ?

8)      Che fine hanno fatto i fusti o maniche a vento ripresi dal Rov inviato dalla Regione Calabria e perché non sono stati recuperati e portati in superficie a prova della asserita verità?

9)      Perché la ministra Prestigiacomo ha subito detto che il “caso è chiuso” senza neanche accertarsi del carico della nave?

10)  Perché sono stati comunicati solo i dati delle analisi sulla radioattività effettuate a 300 metri di profondità nonostante il relitto si trovi ad oltre 480 metri? Questa differenza incide notevolmente visto che le radiazioni gamma hanno una schermatura diversa a seconda della profondità. Ad esempio 170 metri generano un livello di schermatura pari ad un fattore 3*E126. Quindi anche in presenza di numerosi noccioli di reattori nucleari la contaminazione radioattiva non sarebbe facilmente rilevabile.

11)  Perché, nonostante la richiesta ufficiale da parte della Regione Calabria, non è stato comunicato il protocollo scientifico adottato per compiere le analisi sul relitto, sui fondali e nelle acque circostanti?

12)  Perché  non sono state condotte, in via preliminare, le dovute indagini sulla catena alimentare della fauna ittica e  sui sedimenti dei fondali onde rilevare la presenza di eventuali radionuclidi e/o agenti contaminanti di diversa natura? Questo  allo scopo di tranquillizzare la popolazione in caso di eventuale riscontro negativo o viceversa proclamare lo stato di emergenza onde ricorrere agli indennizzi in caso di riscontro positivo (alla luce di indagini pregresse che già paventarono tale possibilità)?

13)  Perché per la vicenda del relitto di Cetraro è stato adottato un metodo differente da quello utilizzato per le indagini sul materiale contaminato rinvenuto nella vallata dell’Oliva dove le analisi sui campioni prelevati saranno condotte da quattro laboratori differenti mentre sulla Nave Oceano non  è stato permesso l’ingresso, se non per poche ore, ai ricercatori dell’Arpacal?

14)  Perché tanta fretta nel chiudere le indagini e nel mandare via la Nave Oceano  mentre , vista la presenza in loco dell’imbarcazione, si sarebbe potuto continuare a scandagliare tutto il mare circostante Cetraro?

15)  Perché la Capitaneria di Porto di Cetraro nel 2007 emise l’ordinanza di divieto di pesca a poche centinaia di metri dal luogo indicato da Fonti , subito dopo le analisi effettuate dall’Arpacal che indicavano la presenza allarmante di metalli pesanti quali l’arsenico, il cobalto ed il cromo sul pescato?

16)  E perché quell’ordinanza venne ritirata un anno dopo? Sarebbe utile comunicare i risultati di quelle analisi.

17)  Perché non sono stati applicati anche a Cetraro i recenti provvedimenti legislativi  (L. 123/2008 e L. 210/2008) che classificano come siti strategici di interesse nazionale le aree in cui vengono smaltiti o individuati rifiuti tossici e/o nocivi?

18)  Chiediamo alla Ministro Prestigiacomo se è a conoscenza dei filmati effettuati nel 2005 2006 per conto della Procura di Paola della società Nautilus e chiediamo cosa questi hanno filmato e di rendere  pubblici tali filmati.

19)  Perché ad esprimersi sui risultati dei riscontri effettuati dalla nave Oceano sono stati la ministra Prestigiacomo ed il procuratore generale della DNA Pietro Grasso e non il titolare delle indagini?

Le associazioni, i comitati e i movimenti organizzatori della manifestazione del 24 ottobre ad Amantea:

Comitato Civico Natale De Grazia / Movimento Ambientalista del Tirreno /Forum Ambientalista / Beni Comuni Cosenza / Rosso Cetraro / WWF Amantea-Belmonte C./ Associazione Paolab/ Associazione Confronti / Comitato Civico Valle Oliva Terre a Perdere / CGIL Amantea / Cib Unicobas / Ammazzateci Tutti movimento antimafia.

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Nave dei veleni: i dubbi di Angela Napoli (PDL)

3 novembre 2009 Commenti chiusi
on. Angela Napoli (Commissione parlamentare antimafia)

on. Angela Napoli (Commissione parlamentare antimafia)

Il problema dell’inquinamento ambientale della Calabria ha sempre destato in me grandi inquietudini e perplessità su come lo stesso sia stato continuamente affrontato. Inquietudini e perplessità che oggi più che mai, alla luce

delle ultime vicende delle navi dei veleni, sono diventate non più sopportabili. Ed allora ho deciso di spogliarmi momentaneamente delle vesti di politico e di assumere i panni di normale cittadina che vive in quella martoriata terra. E’ poiché con tali vesti non intendo patteggiare né per i Governi nazionale o regionale, né per questo o quel Magistrato, più che mai per un collaboratore piuttosto che per qualsiasi trafficante o faccendiere, sento la necessità di porre alcune domande per vedere se qualcuno è in grado di darmi le relative risposte.

Premetto che parto dalla certezza che la ‘ndrangheta, come la camorra, trae grandi profitti dal settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani e tossici e che per poter praticare tale illecita attività deve trovare complicità in ambienti istituzionali di varia natura.

Ma ritorniamo alle navi dei veleni e prima di potermi sentire tranquilla sull’esito delle relative indagini, gradirei sapere se c’è stata attività, ed in caso affermativo le relative risultanze, dopo la deposizione nel 2005 presso la DNA del memoriale del collaboratore Fonti.  Se e chi ha avuto la possibilità di comparare le immagini realizzate dalla Geolab con quelle della Copernaut.  Perché nelle fasi di accertamenti non vi è stata reciproca collaborazione tra Governi nazionale e regionale. Perché la Magistratura competente non ha provveduto a sequestrare i relitti reperiti al fine di accertare l’identità e l’eventuale uguaglianza degli stessi. Chi può garantire che a largo delle coste calabresi non giacciano navi affondate dalla ‘ndrangheta e contenenti rifiuti radioattivi.  Chi mi garantisce che le morti del Capitano Natale De Grazia e della giornalista Ilaria Alpi non siano avvenute perché entrambi vicini alla scoperta di verità . Perché le indagini nel merito finiscono ogni volta che le stesse passano per competenza dalle Procure ordinarie alle DDA. Perché a distanza di anni qualcuno tenta di riavviare le indagini e qualcun altro fa si che le stesse vengano immediatamente chiuse.

Sarò sicuramente una cittadina sospettosa, ma se non mi verranno date esaustive risposte, non potrò che desumere che in questo settore, oltre agli interessi della ‘ndrangheta ci sono anche quelli di ben altri ambienti, la cui natura potrà essere identificata da ogni cittadino in chi riterrà più opportuno.

On. Angela NAPOLI

Componente Commissione parlamentare antimafia

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