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Archivio per gennaio 2012

Morti di tumore. Un documentario per raccontare e non dimenticare

14 gennaio 2012 Commenti chiusi

Vittime in tempo di pace

Un'immagine del film

Quello che segue è il trailer del documentario “L’ultima spiaggia. saggio di geografia disumana” di Massimo De Pascale, regista calabrese, nato a Lago in provincia di Cosenza, che vive e lavora a Roma. In particolare, sono state estratte dal docufilm le interviste di alcuni “sopravvissuti”, membri di famiglie colpite dal cancro.
Siamo nelle vicinanze del bacino del fiume Oliva, dove sono stati seppelliti rifiuti tossici e sono state rinvenute tracce di sostanze radioattive. Qui, in un piccolo borgo rurale – chiamato contrada Gallo – intere famiglie, come sentirete, sono state sterminate da malattie tumorali. La popolazione locale – ed in particolare il Comitato civico “Natale De Grazia” – si batte da anni per ottenere la bonifica della vallata.

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Livorno, i 200 fusti tossici ancora sui fondali. Comuni e Regione chiedono al governo di intervenire con urgenza

12 gennaio 2012 Commenti chiusi

Un pescatore: “ci hanno detto di non tirarli a bordo, potrebbero esplodere”. I fusti non sono stati ancora individuati e potrebbero mettere in pericolo delle vite.

L'eurocargo "Venezia"

Livorno 11 gen. 2012 - I tecnici dell’Arpa Toscana stanno valutando il grado di inquinamento provocato dai fusti pieni di cobalto adagiati sui fondali di Livorno e persi dalla nave Venezia della Grimaldi Lines. I veleni provenivano dalla raffineria di Priolo Gargallo (Siracusa) ed erano diretti a Genova, quando la notte del 17 dicembre sono caduti in mare a causa di una forte burrasca. La capitaneria di Livorno, avvertita dell’accaduto dal comandante della nave, ha fatto scattare subito le ricerche ma ci ha messo ben 11 giorni ad informare comuni costieri e cittadini, abbastanza per far nascere nell’opinione pubblica il sospetto che si sia voluto insabbiare la vicenda, facendo reagire anche i sindaci e i vertci della regione Toscana che hanno chiesto l’intervento del Governo. Il contenuto dei fusti, che attualmente non sono stati ancora individuati, è talmente tossico che se dovessero raggiungere la spiaggia potrebbero mettere in pericolo delle vite. Gli stessi peescatori ne parlano fra loro preoccupati. “Per ora ci hanno detto solo che se li troviamo non dobbiamo tirarli fuori dall’acqua perché c’è pericolo che esplodano” ha dichiarato un pescatore intervistato dall’emittente La1. La Grimaldi Lines, compagnia proprietaria della nave, che evita taccuini e microfoni dei giornalisti, dovrebbe occuparsi del recupero dei fusti che però non è facile, per cui gli enti locali chiedono l’intervento dello Stato. Gli armatori sono finiti sotto inchiesta con l’accusa di disastro ambientale e dovranno spiegare agli inquirenti come mai hanno fatto navigare un cargo, che trasportava sostanze pericolose malgrado l’allerta maltempo e per giunta in una zona protetta come il Santuario dei cetacei.

Fonte: FUSTI DI COBALTO AFFONDATI AL LARGO DI LIVORNO

 

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Livorno, 200 fusti tossici sui fondali del Santuario dei cetacei.

8 gennaio 2012 Commenti chiusi

Silenzio sui 200 fusti dispersi nel mare di Livorno. I cittadini protestano e la procura avvia un’inchiesta. Ancora una nave dei veleni?

Foto scattate da Franco Falsetti, Wwf Italia

Gli organi di informazione di massa non ne parlano. Ma da quasi tre settimane una nave mercantile ha perso, nel mare di Livorno, un carico di 200 bidoni pieni di catalizzatori Co/Mo, cioè a base di monossido di cobalto e molibdeno. Una sostanza usata in un passaggio della raffinazione del petrolio – la idrodesulfirizzazione. I fusti viaggiavano sulla nave “Venezia” della compagnia Grimaldi Lines e adesso si troverebbero su un fondale di circa 500 metri di profondità in un’area di quasi 45 miglia quadrate a sud dell’isola di Gorgona, un’area protetta dal Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, nel cuore del Santuario internazionale di mammiferi marini Pelagos, il cosiddetto “Santuario dei cetacei”.

Ci sono voluti circa 12 giorni perchè la notizia fosse diffusa. Un lasso di tempo inspiegabile, come inspiegabile è il fatto che la notizia non passi sugli organi di informazione nazionali. A parte  due quotidiani che rischiano la chiusura, come il Manifesto e l’Unità, poco o nulla hanno scritto o raccontato gli altri organi di informazione. E così come successo qui da noi in Calabria a proposito delle “navi dei veleni”, i cittadini si sono mobilitati ed hanno organizzato, per oggi domenica 8 gennaio, una manifestazione di protesta che si è rivelata di portata nazionale, mentre intanto la procura di Livorno ha aperto un’inchiesta.

«I bidoni sono di colore azzurro, chiusi ermeticamente» ci hanno riferito da Livorno. E proprio quel “colore azzurro” uguale al fusto spiaggiato a Longobardi (nella foto) e ritrovato da un cittadino di Amantea il giorno di capodanno, ha destato all’inizio dei sospetti, in parte dissipati, grazie alla staffetta di informazioni tra attivisti del comitato De Grazia e giornalisti de il Manifesto (che hanno anche lanciato un appello sul loro sito ai cittadini toscani su “I Bidoni di Amantea“). Parrebbe infatti che il bidone ritrovato in Calabria, a Longobardi, nulla avrebbe a che fare con i bidoni inabissati nel mare di Livorno che «dovrebbero essere rimasti tutti nella zona dell’isola di Gorgona su un fondale di circa 400 metri di profondità» secondo quanto riferito dagli addetti ai lavori al cronista Riccardo Chiari de IlManifesto.

Ma “gli addetti ai lavori” sono sempre attendibili?

La Capitaneria di porto misteriosamente silente per più di dieci giorni.
A Livorno si chiedono come sia possibile che una nave mercantile carica di sostanze tossiche viaggi da Catania a Genova con un mare in tempesta, sferzato da un libeccio di oltre 125 chilometri orari. E come sia possibile che la perdita del carico, subito denunciata dal capitano del cargo “Venezia”, sia stata segnalata ben dodici giorni dopo alle autorità interessate, come il sindaco di Livorno. Atteggiamenti istituzionali che noi calabresi conosciamo bene quando si parla di mare e di veleni.

Cittadini in piazza
E così cittadini e associazioni ambientaliste oggi sono scesi in piazza, o sarebbe meglio dire  “in porto”, per affermare che il mare non è una discarica e i bidoni dispersi sui fondali di Livorno devono essere recuperati. Una manifestazione che ha raccolto numerosissime adesione di associazioni nazionali partiti e comuni cittadini che hanno visto in questi anni ridurre il proprio mare ad una discarica, soprattutto di rifiuti tossici e pericolosi. I manifestanti depositeranno uno striscione con la scritta «Il mare non è una discarica» sulla lapide della Moby Prince luogo simbolo di verità negata.

Per saperne di più leggi su Il Manifesto Allarme rifiuti tossici in mare e Dove sono quei bidoni?” oggi la manifestazione a Livorno

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Contro gli atti di intimidazione solidarietà e aiuti concreti

5 gennaio 2012 Commenti chiusi

«Sostenere Progetto sud e Goel incentivando i progetti Sprar e indirizzando i nostri acquisti verso le attività economiche gestite da queste comunità virtuose»

Caulonia. I danni provocati dall'esplosione

Amantea, 05 gen. 2012 - Dopo la comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza, anche il consorzio di Cooperative Goel che opera nella locride finisce nel mirino della ‘ndrangheta. A Natale a Lamezia è stato fatto esplodere una pacco bomba presso il centro per minori stranieri non accompagnati, realizzato dalla comunità di don Giacomo Panizza in un bene confiscato alla mafia.  Mentre, all’inizio dell’anno, nel comune di Caulonia (RC), è esploso un ordigno davanti all’ingresso del locale che il gruppo Goel stava predisponendo come laboratorio d’inserimento lavorativo per gli immigrati rifugiati politici, presenti nei propri progetti di accoglienza. Il locale era stato affittato dal consorzio con l’intenzione di avviare un ristorante multietnico che avrebbe aperto nei prossimi giorni.

I progetti di inclusione sociale, cooperazione ed avvio al lavoro, portato avanti dalle comunità colpite, tolgono forza alla criminalità organizzata che, con tali vili gesti, esprime il timore di perdere il controllo del territorio e la possibilità di “arruolare” un esercito di disperati provenienti da paesi lontani.

«Il lavoro è l’arma di riscatto delle popolazioni meridionali – ha affermato spesso Vincenzo Linarello presidente del consorzio Goel – per liberarsi dalle catene della mafia» e la criminalità organizzata evidentemente lo ha capito ed ha iniziato a colpire chi mette in campo progetti concreti contro la disoccupazione e per il cambiamento, con l’intenzione di creare un sistema economico che, fondato sulla giustizia sociale ed economica, si contrappone al sistema attuale che ostacola lo sviluppo del territorio.

Lo Stato invece sembra nicchiare su tali temi e non sembra capace di intraprende iniziative che favoriscono progetti virtuosi e di contrasto alla mafia. Invece di favorire i progetti dello Sprar mette in atto sistemi di accoglienza profughi meno virtuosi. Lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), per esempio, vede coinvolti gli enti locali (come il comune di Caulonia, Riace, Lamezia e San Giovanni in Fiore) che, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore (come Progetto Sud e Goel), garantiscono interventi di “accoglienza integrata”. Tali progetti, che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio – prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico – si contrappone a quello messo in atto dal precedente Governo nazionale che ha inteso “stipare” i profughi che raggiungono l’Italia, in strutture alberghiere, lasciandoli, nei migliori dei casi, alla solidarietà dei cittadini locali o, nel peggiore, alla mercé della malavita e di imprenditori senza scrupoli che ne sfruttano la manodopera a bassissimo costo. Il governo deve intervenire a supporto di iniziative come quella del consorzio Goel e di Don Giacomo Panizza e sostenerle concretamente favorendone lo sviluppo, così come deve favorire l’inclusione nel mercato delle iniziative economiche che queste comunità mettono in campo. Allo stesso tempo bisogna incentivare la lotta alla mafia mettendo in condizione le forze dell’ordine e la magistratura di operare. La decisione di chiudere alcune procure e di tagliare fondi alla giustizia, non ci sembra che vadano in tale direzione.

Le istituzioni devono essere dotate degli strumenti necessari a  fronteggiare lo strapotere della ‘ndrangheta che va colpita soprattutto nei loro patrimoni illegali.Ma anche noi cittadini possiamo fare la nostra parte concretamente. Non solo condannando apertamente tali vili gesti, come noi facciamo, ma mettendoci a disposizione delle organizzazioni colpite, sostenendo le loro attività. I cittadini, – soprattutto in questi momenti – devono star vicino alle organizzazione colpite e sostenere con i loro acquisti le attività economiche promosse da strutture come il Goel evitando invece di comprare nei negozi gestiti da imprenditori vicini alle organizzazioni criminali. La mafia si combatte anche isolando i violenti, rifiutandone favori e complicità.

–Comitato Civico Natale De Grazia

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“L’ultima spiaggia. saggio di geografia disumana” trailer

3 gennaio 2012 Commenti chiusi
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Aiello Calabro, proiezione documentario “L’ultima spiaggia…”

3 gennaio 2012 Commenti chiusi

Il documentario di Massimo De Pascale utile ad una presa di coscienza collettiva sulla vicenda dell’Oliva,  «per la cui risoluzione sarà necessario lottare uniti»

La locandina dell'evento

AIELLO CALABRO – “L’Ultima Spiaggia – Saggio di geografia disumana” (durata 50 min., anno 2010) è il documentario del regista calabrese Massimo De Pascale che farà da prologo all’incontro organizzato ad Aiello Calabro per mercoledì 4 gennaio, dai comitati civici “Natale De Grazia” e “Valle Oliva”, per continuare a parlare della questione dell’inquinamento della vallata dell’Oliva e tenere alta l’attenzione.
Come riferiscono gli organizzatori, «l’intento è di promuovere una discussione che faccia comprendere ai Cittadini l’importanza del rispetto del territorio e l’importanza della vigilanza su di esso; ma soprattutto la necessità di prendere coscienza di quanto accaduto in passato nel fiume Oliva, della situazione attuale e dei possibili futuri sviluppi».
L’invito che viene rivolto a tutta la Cittadinanza è quello di portare riflessioni, pensieri, idee. Un coinvolgimento corale a partecipare alla discussione «per una presa di coscienza collettiva sulle vicende che ci legano inesorabilmente tutti assieme ad una vicenda per la cui risoluzione sarà necessario lottare uniti».
Il docufilm che aprirà l’incontro – inizio previsto alle 17.45, nel salone del nuovo CineTeatro comunale, messo a disposizione dalla locale Amministrazione comunale -, è stato già presentato in Italia e negli Usa, e ha partecipato a diversi concorsi a tema ambientale con lusinghieri risultati. Il tema della narrazione è il traffico di rifiuti pericolosi che riguarda la Calabria. Un racconto attraverso il linguaggio delle immagini, tra poesia e antropologia, con riflessioni sull’incrinarsi del rapporto tra l’uomo e la natura, che si snoda attraverso una serie di interviste e testimonianze toccanti.
Invitate al dibattito le Istituzioni locali, le Associazioni e la Cittadinanza tutta.

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«Urge la bonifica dell’Oliva»

2 gennaio 2012 Commenti chiusi

Nel corso dell’incontro “La bonifica del territorio per il lavoro e il futuro della Calabria” organizzato dalla Cgil, arrivano richieste e proposte per le istituzioni che devono ocuparsi del risanamento del territorio

Un momento dell'incontro

AMANTEA – «Urge la bonifica dell’Oliva» è il coro quasi unanime che si è levato dalla sala consiliare del comune di Amantea il 22 dicembre scorso, nel corso dell’incontro organizzato dalla Cgil, “La bonifica del territorio per il lavoro e il futuro della Calabria”. “Quasi” perché c’è qualcuno, come il sindaco di Aiello Calabro Franco Iacucci, a cui non basta sapere che vi sono rifiuti seppelliti ma bisogna approfondire, capire cosa vi è stato interrato, perché «la procura non ci ha mai comunicato i dati delle analisi e abbiamo dovuto apprendere dai giornali le notizie sull’Oliva».

I risultati delle analisi, almeno in parte, sono invece stati acquisiti dal Comitato De Grazia che ne ha fatto formale richiesta ad ottobre alla Procura versando le relative imposte di cancelleria. Analisi che confermano la presenza di metalli pesanti, fanghi industriali, idrocarburi e la presenza pressoché inspiegabile di elementi radioattivi come il cesio137. Rifiuti industriali dalla dubbia provenienza e stimati in circa 100mila tonnellate. Ma aldilà di qualche distinguo nella forma, la sostanza non cambia perché sindacato, ambientalisti, giornalisti, esperti, imprenditori e i sindaci di Amantea e Aiello ritengono che bisogna fare uno sforzo comune per ottenere il risultato più importante, ora che siamo all’epilogo di una storia lunga quasi trent’anni, ottenere la bonifica del territorio appunto, i cui mali ambientali potrebbero essere tra le cause dei tanti tumori diffusi tra la popolazione del basso Tirreno cosentino.

Demetrio Metallo, imprenditore

Sulla necessità del risanamento del territorio è stato incisivo l’intervento di Demetrio Metallo, albergatore ai vertici della Confindustria regionale, disposto a rinunciare ai fondi destinati al settore (come quelli delle fiere per esempio stimati in qualche milione di euro) per destinarli alla bonifica quanto mai necessaria per far ripartire anche l’immagine e quindi l’economia del territorio.

Ma per far raggiungere tali obiettivi le istituzioni locali devono schierarsi al fianco dei cittadini per spingere le autorità competenti, come Governo e Regione, ad investire i fondi necessari al risanamento del territorio. Ma le istituzioni, come ha ribadito Silvio Greco, non sempre remano nella direzione della verità, soprattutto quando si tratta di traffici e smaltimento di rifiuti.  E  lui ne ha avuto conferma quando da assessore regionale all’ambiente si è occupato dell’Oliva e del relitto ritrovato nei fondali di Cetraro. In quell’occasione si è scontrato con dei veri e propri muri di gomma.

Anche sui risultati delle analisi dell’Oliva c’è molta contraddizione. L’Ispra, l’Arpacal, le Arpa di altre regioni, il Cnr, i consulenti della procura e gli altri istituti di ricerca che hanno partecipato ai lavori non hanno un uguale metro di lettura dei risultati, tant’é che il procuratore di Paola, Bruno Giordano, ha dichiarato di voler esaminare l’atteggiamento avuto dai tecnici che hanno collaborato con la Procura. Atteggiamento che non convince neanche chi da più anni segue la vicenda. «L’idea paventata, secondo la quale la presenza di cesio137 sedici volte superiore alla norma, provenga da sedimenti di Chernobyl e che la presenza di idrocarburi discenda dallo smaltimento abusivo di rifiuti solidi urbani, ci appare inverosimile per diversi fattori – ha affermato il professor Alfonso Lorelli, del Comitato De Grazia, nel corso dell’incontro organizzato dalla “Cgil che vogliamo”-. Noi pertanto vogliamo verificare cosa e come fare per procedere alla bonifica dei siti, assieme alle istruzioni locali».

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