Archivio

Archivio per novembre 2011

Jolly Rosso, ritrovate parti della nave nel fiume Oliva

27 novembre 2011 Commenti chiusi

La copertina del settimanale in edicola

Pezzi metallici della nave rinvenute nel fiume e lungo la spiaggia di Amantea insieme a parti di fusti. Ipotizzati collegamenti tra l’imprenditore arrestato e le cosche locali. A rivelarlo il “Corriere della Calabria” in edicola da venerdì 25 novembre.

Amantea 25 Nov. 2011 – Pezzi della Jolly Rosso sono stati seppelliti nei terreni del fiume Oliva ma anche lungo le spiagge di Amantea dove sono state rinvenute anche parti di fusti.  Lo ha confermato il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, Giuseppe Bettarino, affermando “vi è la prova” di un “intombamento di materiale proveniente dalla Rosso nel fiume Oliva”. Rivelazioni contenute nel provvedimento di custodia cautelare emesso nei confronti dell’imprenditore di Amantea, Cesare Cossimiglio, accusato di aver seppellito per oltre 20 anni rifiuti tossici nel bacino del fiume Oliva e che secondo il giudice avrebbe delle responsabilità nello smaltimento della Jolly Rosso. Il sospetto che parti della nave insieme al suo carico potessero esser  stati seppelliti in quel fiume aleggia sulla cittadina di Amantea da oltre 30 anni, da quel famoso 14 dicembre 1990, giorno un cui la nave alla deriva si è incagliata sulla spiaggia di località Formiciche. Nel suo provvedimento il Gip ipotizza anche un legame tra l’imprenditore e le cosche locali.

Comitato Civico Natale De Grazia

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Fiume Oliva, sopralluogo Delegazione commissione Envi del Parlamento Europeo. Il servizio del TG regionale

27 novembre 2011 Commenti chiusi

Servizio del TG3 regionale realizzato a seguito del sopralluogo che la delegazione della commissione Envi del Parlamento Europeo ha compiuto nella vallata del fiume Oliva in Calabria.

La delegazione UE è stata inviata nella nostra regione per esaminarne lo stato dell’ambiente e verificare soprattutto due casi particolarmente gravi come la vallata del fiume Oliva, dove sono stati seppelliti rifiuti tossici e forse radioattivi, e la città di Crotone avvelenata dalle scorie provenienti dalla fabbrica dismessa della Pertusola Sud.

Veleni fiume Oliva: la Commissione ambiente del Parlamento Europeo incontra le associazioni

24 novembre 2011 Commenti chiusi

Comitato Natale De Grazia e Wwf incontrano oggi la Commissione Ambiente dell’Europarlamento

“AMBIENTE E SALUTE A RISCHIO NELLA VALLE DELL’OLIVA IN UN PROMEMORIA LA DENUNCIA E LE PROPOSTE”

Confermati nel dossier consegnato agli europarlamentari i dati preoccupanti su malattie e tumori nei comuni della Valle dei veleni, dove sono seppellite illegalmente sostanze nocive e radioattive

Amantea, 23 Nov. 2011 - In occasione del sopralluogo di oggi della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo nella valle del Fiume Oliva nei pressi di Amantea, a Cosenza, in Calabria, tristemente nota come “Valle dei veleni”, il WWF e il Comitato Civico Natale De Grazia hanno consegnato un Promemoria agli europarlamentari con denunce e proposte per la messa in sicurezza e la bonifica dell’area.

L’APPELLO ALLA COMMISSIONE EUROPEA. “Rivolgiamo un appello alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo affinchè solleciti un intervento della Commissione Europea sul Governo italiano per la messa in sicurezza e la bonifica della Valle dei Veleni, nel rispetto dei principi comunitari ‘chi inquina paga’, di prevenzione e precauzione”, dichiara Raniero Maggini, Vice Presidente del WWF Italia.

VELENI SEPPELLITI E AUMENTO DEI TUMORI: IL PROMEMORIA. Nel Promemoria si rileva che tutte le indagini compiute da organi ufficiali (Arpacal, CNR, Università di Cosenza, Regione Calabria, Arpa Emilia Romagna, Vigili del Fuoco, ecc.), ultima la  “caratterizzazione”, degli inquinanti presenti nella valle del fiume Oliva conclusa nel 2010 da ISPRA (l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale che fa capo al Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare), confermano nella sostanza gli elevati rischi per la salute umana e l’ambiente nella Valle dell’Oliva dovuti, tra l’altro, alle alte concentrazioni di metalli pesanti (tra cui il mercurio, il cromo totale, il cadmio e il cobalto), di sostanze chimiche altamente nocive (quali l’arsenico), di contaminanti cancerogeni quali diossine e furani, di idrocarburi, di radionuclidi artificiali con elevata radio-tossicità (antimonio 124, cadmio 109 e cesio 137), provocati dallo sversamento e dal seppellimento illegali di rifiuti e sostanze pericolose.

Nel Promemoria si ricorda che le sostanze indicate hanno effetti biologici importanti tra i quali spicca, per la maggior parte di esse, la capacità  di indurre patologie tumorali, come confermato dalla classificazione sviluppata dalla International Agency for Reasearch on Cancer (IARC) dell’Organizzazione Mondiale di Sanità – OMS.

Inoltre nel Promemoria si ricordano gli accertamenti compiuti nell’ambito dell’attività giudiziaria della Procura della Repubblica di Paola, che recentemente ha portato agli arresti di un imprenditore locale, finalizzata alla individuazione delle responsabilità del grave inquinamento della Valle del fiume Oliva e all’accertamento dei possibili effetti sulla salute umana già presenti nella popolazione residente nel territorio interessato dal grave inquinamento.

Nel Promemoria si richiamano le valutazioni del Consulente Tecnico d’Ufficio della Procura della Repubblica di Paola, nelle quali tra l’altro si rileva:

- l’esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità nell’area nel distretto sanitario di Amantea rispetto al restante territorio regionale, dal 1992 al 2001;

- un eccesso statisticamente significativo di ricoveri ospedalieri rispetto al rimanente territorio regionale, dal 1996 ad oggi, nel distretto sanitario di Amantea ed in particolare nel comune di Serra d’Aiello;

- l’esistenza di un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d’Aiello, circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta (centri di Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse comprese tra il mare e la località Foresta) dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non (metalli pesanti, radionuclidi artificiali).

- l’entità del consistente danno ambientale sia in ragione della tipologia delle sostanze presenti che in rapporto al luogo in cui sono dismesse (con un rapporto stretto con il letto del fiume Oliva). Menzione specifica e particolare merita il rilievo di radionuclidi artificiali ed in particolare dell’isotopo del Cesio 137 (137Cs), la cui presenza e diffusione impone azioni tese ad una caratterizzazione ulteriore e rende la fattispecie del danno ambientale assai più grave dato anche l’ eccesso di tumori maligni della tiroide nei territori più prossimi ai siti di contaminazione.

Per questi motivi il WWF e il Comitato Natale De Grazia hanno chiesto alla Commissione ambiente del Parlamento europeo  di portare a conoscenza dell’europarlamento e della Commissione Europea la vicenda della valle del fiume Oliva affinché si intervenga sul Governo italiano su tre direttrici perché:

-  le autorità ambientali italiane (Ministero dell’ambiente e ISPRA) e quelle sanitarie (Ministro della Sanità e Istituto Superiore di Sanità) procedano alla messa in sicurezza dal punto di vista igienico-sanitario e ambientale e alla bonifica della Valle dell’Oliva, nel rispetto del principio di precauzione, di cui all’articolo 191 del Trattato dell’Unione Europea

-  le autorità ambientali e sanitarie italiane rispettino appieno gli obblighi stabiliti dalla Convezione UN/ECE sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale (“Convenzione di Arhus”);

-  le autorità ambientali e sanitarie italiane collaborino attivamente con la Magistratura penale (come già fatto da ISPRA), contribuendo ad accertare il danno agli habitat naturali e alle risorse idriche e le relative responsabilità, in coerenza con quanto stabilito dalla  Direttiva 2004/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale.

“Una situazione di emergenza che va affrontata con senso di responsabilità, efficacia ed efficienza dalle autorità italiane a cui ci rivolgiamo perché sia data continuità e sviluppo all’impegno delle istituzioni”, dichiara Gianfranco Posa, portavoce del Comitato Civico Natale De Grazia.

Roma, 24 novembre 2011


Categorie:Attività del Comitato Tag:

Bossoli di lupara per Sergio Gambino attivista calabrese impegnato sul fronte dell’Acqua pubblica

18 novembre 2011 Commenti chiusi

Vile atto intimidatorio contro un attivista calabrese, la solidarità del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua


Nella giornata di ieri è stato fatto trovare sulla porta di casa di Sergio Gambino, attivista calabrese per l’acqua bene comune, un cartuccia di lupara.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua esprime totale solidarietà e vicinanza a Sergio, a tutti i militanti e le militanti del “Coordinamento Acqua Pubblica Bruno Arcuri” e dell’Associazione “Il Brigante” che nelle Serre Vibonesi si battono per la difesa dei beni comuni e per l’acqua pubblica, in particolare sulla questione dell’inquinamento nell’invaso dell’Alaco, simbolo del fallimento della gestione privatistica del servizio idrico.

Il vigliacco atto mosso contro uno di noi è la dimostrazione di quanto la lotta per la ripubblicizzazione del servizio idrico vada a colpire interessi particolari e pericolosi potentati economici che operano nel nostro Paese.

Il 12 e 13 giugno abbiamo avuto la dimostrazione di essere maggioranza nel Paese nella difesa dell’acqua e dei beni comuni. Tutti insieme possiamo dimostrare che un’altra Italia è possibile. Iniziamo il 26 novembre a Roma, nella grande manifestazione per il rispetto del voto referendario.

Roma, 18 novembre 2011

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Valle Oliva, ora è necessario intervenire per la bonifica

17 novembre 2011 Commenti chiusi

COMUNICATO STAMPA

Amantea, 17 nov. 2011 - Pur tra mille difficoltà e tentativi istituzionali di impedire la piena conoscenza dei fatti, la verità sull’inquinamento della vallata del fiume Oliva sta emergendo. Abbiamo sempre sostenuto che è primario interesse della popolazione risolvere il grave problema che persone senza scrupoli hanno causato alle comunità che vivono nella vallata e nei comuni contermini, con gravi danni alla salute dei cittadini.

Il comitato civico Natale De Grazia intende esprimere gratitudine alla procura di Paola per i risultati conseguiti sulle due delicate inchieste legate alla depurazione delle acque ed all’inquinamento del fiume Oliva. L’emissione delle richieste di custodia cautelare sono l’epilogo di anni di lavoro, tesi all’acquisizione di dati per tutelare la salute della popolazione. Inchieste molto delicate condotte in questi anni dalla procura di Paola con estremi sacrifici in quasi assoluto isolamento istituzionale.

Noi non siamo “giustizialisti” e non godiamo difronte alla limitazione della libertà, ma i provvedimenti di custodia cautelare emessi in questi ultimi giorni, aggiungono un tassello di verità a quelle vicende che da più parti si è cercato e si cerca di occultare, soprattutto da quegli ambienti istituzionali che troppo spesso vestono i panni dei rassicuratori e che hanno cercato di convincere l’opinione pubblica che il mare inquinato e i veleni dell’Oliva erano un’invenzione degli ambientalisti e degli organi di informazione in cerca di notizie sensazionali.

L’individuazione di responsabilità sui veleni disseminati nel fiume Oliva e nel mar Tirreno, secondo il principio che “chi inquina paga”, potrebbe costringere chi indebitamente si è arricchito minando la salute dei cittadini, a restituire alla comunità parte di quegli illeciti guadagni, per risanare il territorio sostenendo i costi della bonifica di cui non possono e non devono farsi carico i cittadini.

Il fatto che il Gip abbia convalidando le misure di custodia cautelare, confermando in sostanza l’intero impianto accusatorio redatto dalla Procura di Paola, dimostra l’ottimo lavoro svolto dal pool investigativo diretto dal dott. Bruno Giordano, che probabilmente aveva visto bene anche sull’inchiesta legata alle c.d. “navi dei veleni”, chiusa troppo frettolosamente. Se il Governo e la Procura nazionale antimafia avessero fatto continuare il suo lavoro alla procura di Paola l’esito di quelle indagini avrebbe consegnato probabilmente una verità diversa.

I fatti di oggi testimoniano che le nostre preoccupazioni sullo stato dell’Oliva erano fondate, che le nostre proteste e le azioni messe in campo – ad iniziare dalla grande manifestazione del 24 ottobre 2009 tesa a sollecitare l’intervento delle istituzioni – non erano comportamenti sprovveduti ed irresponsabili.

A questo punto ci aspettiamo che le autorità competenti – ad iniziare dagli enti locali – svestano i panni di “rassicuratori” e assumano le responsabilità che loro competono compiendo tutti gli atti amministrativi necessari ad avviare la fase di bonifica delle aree inquinate e diano inizio ad una seria ed accurata indagine sulle malattie epidemiologiche contratte nell’area circostante la vallata dell’Oliva e sull’intero territorio del Tirreno cosentino, con l’istituzione del registro tumori tante volte promesso ma mai realmente istituito.

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Rifiuti tossici nel fiume Oliva, «è disastro ambientale»

16 novembre 2011 Commenti chiusi

Il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, ha riferito in conferenza stampa i particolari dell’arresto dell’imprenditore Cesare Coccimiglio: secondo l’accusa avrebbe messo in piedi un imponente sistema di smaltimento di rifiuti industriali causando così l’inquinamento delle falde acquifere del fiume Oliva e dei terreni circostanti

di Roberto De Santo (fonte Il Corriere della Calabria)

Il sostituto commissario Tonino Pastore e il procuratore capo Bruno Giordano

PAOLA «Lo scenario che si è offerto ai nostri occhi è stato di un vero e proprio disastro ambientale. Un quadro complessivo che ora è davvero, davvero preoccupante». Non usa mezzi termini il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, titolare dell’inchiesta sul presunto inquinamento della vallata dell’Oliva, per descrivere l’attuale condizione in cui versa l’intera area. Parole durissime espresse nel corso della conferenza stampa convocata oggi pomeriggio nella sala Losardo della Procura di Paola per raccontare i dettagli dell’operazione che ha portato stamani all’arresto del 75enne Cesare Coccimiglio, noto imprenditore amanteano del settore della produzione di materiale per l’edilizia. Per lui il gip del Tribunale di Paola, Giuseppe Battarino, ha disposto la misura degli arresti domiciliari su richiesta, appunto, del procuratore capo ed eseguita dalla polizia di stato sede distaccata presso la Procura di Paola. Secondo l’accusa l’imprenditore, in concorso con altri quattro soggetti – tutti residenti nella zona –, avrebbe messo in piedi un imponente sistema di smaltimento di rifiuti industriali causando così l’inquinamento delle falde acquifere del fiume Oliva e dei terreni circostanti. In particolare gli inquirenti contestano a Coccimiglio tre i capi di imputazione: disastro ambientale, avvelenamento delle acque destinate al consumo umano e realizzazione di discariche abusive di rifiuti pericolosi. «Siamo arrivati ad individuare le responsabilità gravi dell’imprenditore – ha spiegato Giordano – in seguito a diversi elementi di indagine che ci hanno permesso di inquadrare nella sua complessità l’attività illecita messa in atto dalla sua azienda». Tra gli esempi citati dal procuratore capo «la circostanza che il materiale rinvenuto fosse addirittura limitrofo ai terreni dell’impresa» ma «anche testimonianza dirette dell’accaduto». La richiesta della misura cautelare era stata avanzata già alcuni mesi addietro dal procuratore capo, ma data la mole di incartamenti a carico dell’imprenditore solo oggi il gip ha dato il via libera all’esecuzione dell’arresto. L’indagine avrebbe già consentito di individuare, come già anticipato dalCorriere della Calabria, una serie di siti contaminati da sostanze altamente pericolose e la presenza in quest’area anche di contaminazione radioattiva da Cesio 137. Enorme la quantità di materiale rinvenuto e confermato dalle analisi condotte lo scorso anno dai tecnici dell’Arpa Calabria e dall’Isituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che avrebbero accertato almeno 86mila metri cubi di contaminanti composti per lo più da fanghi industriali la cui provenienza non sarebbe, secondo l’accusa, riconducibile alla Calabria. Materiale che sarebbe stato interrato contaminando sia i territori sia le falde acquifere della zona. Da qui la richiesta di provvedimento cautelare per l’imprenditore accolta oggi dal gip. «Resta aperto – ha detto ancora preoccupato Giordano – il problema dello smaltimento dei rifiuti rinvenuti che data l’alta pericolosità, rilevata dai tecnici che hanno esaminato i materiali, dovranno essere rimossi dalla zona e inviati in appositi siti di stoccaggio che non sarebbero presenti in Italia».

Il video di Telecosenza

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Fiume Oliva, arrestato un imprenditore per disastro ambientale

16 novembre 2011 Commenti chiusi

L’imprenditore accusato di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e smaltimento illecito di rifiuti. Oggi alle 16.00 Conferenza stampa in Procura per i dettagli dell’operazione

AMANTEA (COSENZA), 16 Nov. 2011 – La Procura della Repubblica di Paola ha disposto l’arresto dell’imprenditore di Amantea Cesare Coccimiglio, di 75 anni, titolare di un’impresa di produzione di materiali per l’edilizia. L’arresto e’ stato disposto nell’ambito dell’inchiesta sui rifiuti tossici interrati nell’alveo del fiume Oliva.
La magistratura di Paola guidata dal procuratore Bruno Giordano avrebbe accertato l’interramento di 90 mila metri cubi di materiale di risulta. L’inchiesta era nata dal ritrovamento nell’alveo del corso d’acqua ubicato al confine tra i comuni di Amantea, Serra d’Aiello e Aiello Calabro nel basso Tirreno cosentino di rifiuti tossici e radioattivi.
Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Paola ed eseguite da Capitaneria di porto, Corpo forestale dello Stato e Polizia provinciale di Cosenza. (ANSA)

Categorie:Attività del Comitato Tag:

La Calabria non ha bisogno di “rassicuratori” ma di azioni che risolvono

10 novembre 2011 Commenti chiusi

Calabria inquinata e “rassicuratori” istituzionali.

Dalla nave di Cetraro ai veleni seppelliti a Crotone e nel fiume Oliva tanti hanno cercato di “rassicurare”. Pochi invece gli atti istituzionali compiuti per risolvere i problemi e dare risposte ai cittadini calabresi.

Alfonso Lorelli

Sui veleni disseminati in Calabria e nei mari che la circondano è in atto una “campagna” istituzionale volta a rassicurare la popolazione, mediante tutti i mezzi di informazione, che si è trattato solo di falsi allarmismi del movimento ambientalista, che non esistono pericoli per la salute della gente e che, conseguentemente, non bisogna bonificare i siti che sarebbero solo “leggermente” inquinati, anche perché ( ed è qui il bandolo della matassa) non vi sono i soldi per farlo.

Questa “campagna d’autunno” è stata rilanciata anche perché il vasto e variegato movimento popolare che si era espresso con la grande manifestazione dei “35.000 di Amantea” di due anni fa, sembra essersi oggi indebolito e disperso. E come la storia insegna quando le lotte ristagnano arriva il riflusso e con esso la vendetta.

Rassicurare è la loro parola d’ordine; l’elenco dei “rassicuratori istituzionali” è lungo; identico il loro cliché. Negano senza dimostrare; e poiché l’onere della prova spetta a chi afferma e non a chi nega, il movimento ambientalista, che non può fare carotaggi o prospezioni nei fondali marini dati gli enormi costi finanziari e le norme vigenti, viene neutralizzato dai comunicati “rassicuranti” delle istituzioni. Ha iniziato due anni fa la ministra Prestigiacomo sulla vicenda del relitto di Cetraro presentato come quello della motonave Catania e non della famigerata Cunschy; e poiché nessuno poteva dimostrare il contrario, quantunque gli elementi logico-induttivi fossero numerosi ed andassero in direzione opposta, quella versione  ufficiale è stata spacciata per verità, fatta propria dal procuratore antimafia Grasso, dal suo sostituto Cisterna e recentemente dal proc. Pignatone in attesa di promozione e trasferimento. Molti sindaci ed una parte della popolazione si adagiarono su quella versione ufficiale, mentre forse il capitano Natale De Grazia si rivoltava nella tomba; lui  che indagava seriamente sulle  navi dei veleni, che aveva chiesto alla Saipem di mettere a disposizione la sola nave capace di fare prospezioni in profondità abissali, lui che morì in circostanze misteriose mentre cercava la verità oggi negata.

Recentemente altri rassicuratori si sono uniti al coro. La Direzione marittima delle capitanerie di porto della Calabria, in una corposa relazione sullo stato dei nostri mari, afferma di aver censito 288 relitti e di aver “verificato” che “non vi è traccia di presenza di navi affondate con sostanze pericolose”. Come abbiano fatto queste Capitanerie di porto a giungere a tali risultati non sappiamo; infatti ancora due anni fa ci dicevano di non avere i mezzi necessari per scandagliare, fotografare, prelevare campioni da profondità abissali dove si trovano molti relitti; tanto che per la prospezione del relitto di Cetraro si usò la nave “Mare Oceano” dell’imprenditore Attanasio che, ci dissero, era la sola a poter arrivare alla profondità di 480 metri, fotografare ma non portare in superficie campioni del carico contenuto nelle stive. Anche su questa “rassicurazione istituzionale” perciò resta il dubbio, anzi l’incredulità.

Le dichiarazioni della Direzione marittima della Calabria e quelle del giudice Pignatone sono state prese al volo dal presidente della Regione Scopelliti che riferendosi alle “ricerche” ed ai “riscontri di diverse istituzioni” ha voluto, anche lui, dare addosso agli ambientalisti che vorrebbero terrorizzare la popolazione calabrese producendo danni al turismo ed a tutti i cittadini.

A questi “rassicuratori” di casa nostra sembra volersi aggiungere anche la Commissione ambiente della Unione Europea i cui rappresentanti, su sollecitazione dell’on. Mario Pirillo, si recheranno in Calabria il 23 e 24 novembre prossimi. Infatti apprendiamo dai giornali che i componenti di detta Commissione si appresterebbero anche loro a “rassicurare “ la popolazione sulla inesistenza di pericoli per la popolazione che abita nella vallata del fiume Oliva e nei Comuni contermini. Se questo dovesse essere l’intento dei Commissari europei ci troveremmo, ancora una volta, di fronte all’ennesima presa di posizione aprioristica, assunta a tavolino, senza aver acquisito, verificato e valutato le risultanze degli accertamenti in loco e dei carotaggi effettuati per conto della Procura della Repubblica di Paola.

Fiume Oliva - Località Foresta

A tutti i “rassicuratori” chiediamo di consultare gli atti cioè le analisi effettuate sul terreno e nelle acque, perché le risultanze parlano chiaro. In località Petrone di Aiello C. l’Ispra ha rilevato la presenza di cesio 137, radionuclide artificiale altamente cancerogeno, in quantità pari a 132 Becquerel per chilogrammo di terreno, mentre la presenza in terreni non inquinati non supera il valore di 16 Bq/kg. E che l’Ispra, per rassicurare, abbia detto che si tratta di ricadute dopo Cernobyl, non convince nessuno perché è assurdo credere che la nube radioattiva proveniente dall’Urss abbia scelto proprio l’Oliva per depositarsi.  In località Foresta la presenza di berillio e cadmio superano di ben 15 volte il valore di cui al DM 471/99, lo stagno è presente in valori superiori a 12 volte e la presenza di altri metalli pesanti rinvenuti nel corso dei carotaggi  effettuati è assolutamente incompatibile con fattori naturali. Su questi e su altri dati che sono in possesso del Procuratore Giordano  bisogna ragionare, non sulla propaganda “rassicurante” delle istituzioni.

Nella vallata dell’Oliva vi sono migliaiia di tonnellate di rifiuti tossici colà sepolti da anni, la loro pericolosità per la salute della gente è indiscutibile perché è stata accertata(vedasi relazione Brancati), perciò ogni “rassicuratore” istituzionale non è credibile.

Alla Commissione europea, alla Regione Calabria, al Ministero dell’ambiente spetta un solo compito: mettersi all’opera, insieme ed ognuno per le competenze proprie, per programmare, finanziare ed effettuare le necessarie bonifiche, ponendo la parola fine ad una vicenda che va risolta al più presto e senza mettere la testa sotto la sabbia. La popolazione non ha bisogno di chiacchiere che rassicurano ma di fatti che risolvono.

Prof. Alfonso Lorelli

Categorie:Attività del Comitato Tag:

A Crotone per dire “MO BASTA!” all’emergenza rifiuti in Calabria

10 novembre 2011 Commenti chiusi

MANIFESTAZIONE

CROTONE 12 Novembre

per chiedere la FINE del COMMISSARIAMENTO

per l’emergenza rifiuti in Calabria

La necessità di lottare per la difesa del territorio come Bene Comune, nell’ultimo anno, ha dato vita a una serie di battaglie da parte di movimenti, associazioni, sindacati che hanno sviluppato o esteso, in forme differenti, lotte già esistenti.
Uno dei principali banchi di prova che si trovano dinnanzi la maggior parte delle regioni italiane, delle province e dei comuni è la gestione del ciclo dei rifiuti: la fuoriuscita dall’emergenza continua e la sottrazione del suo controllo alle ecomafie.
Come nella maggior parte del meridione, anche in Calabria, uno degli attacchi più duri al territorio è dato dal commissariamento della gestione del ciclo dei rifiuti, iniziato circa 14 anni fa, nel lontano 1997.
L’emergenza rifiuti è stata utilizzata quale ammonimento verso popolazioni, comitati, associazioni e movimenti che si sono battuti e si battono contro il proliferare di inceneritori e discariche. Il messaggio, di chiaro stampo autoritario, è: se non volete finire coi rifiuti per strada come in Campania, bisogna costruire nuove discariche ed inceneritori. Soluzione, questa, che favorisce solo l’imprenditoria e la ‘ndrangheta e che risulta mortale per i nostri territori e le popolazioni calabresi.
Questo ricatto è inaccettabile e va contrastato con ogni mezzo.
In Calabria, cosi come nelle altre regioni italiane, non è la mancanza di costosissimi e nocivi inceneritori e discariche ad impedire la soluzione al problema rifiuti, ma la colpevole assenza di qualsiasi politica di riduzione, riutilizzo e riciclaggio e raccolta differenziata, oltre all’assenza di serie e trasparenti procedure per l’affidamento della gestione dell’intero ciclo di smaltimento dei rifiuti.
Inoltre, la logica che ha mosso le azioni dei vari Commissari per le emergenze ambientali in tutti questi lunghi anni è stata quella di favorire i privati nella gestione degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti. Privati che “più smaltiscono e più guadagnano”, più abbancano rifiuti più si arricchiscono. Anche se i veri burattinai che hanno determinato e determinano lo sfruttamento e la distruzione dei nostri territori sono da ricercare in quel groviglio di interessi in cui si agitano la nostrana imprenditoria d’accatto, le mafie, il mondo delle professioni e della sanità, la classe politica e dirigente.
Quanto accade in Calabria e nel Mezzogiorno è emblematico della situazione del Paese: gestione non controllata di rifiuti industriali, pericolosi e solidi urbani, mancata bonifica di territori pesantemente inquinati.
In questo quadro un dato impressionante è quello della situazione sanitaria in Calabria, infatti, l’incidenza generale di malattie tumorali ha drammaticamente superato, per particolari patologie di cancro, la media nazionale. La gestione commissariale, che dura da oltre quattordici anni, ha completamente ignorato questa allarmante situazione.
Bisogna affrontare la questione ambientale e sanitaria procurata dalla nociva gestione del ciclo dei rifiuti per avviare uno sviluppo eco-compatibile che crei nuove possibilità occupazionali e che, nel tutelare i beni comuni, faccia gli interessi concreti delle nostre comunità.
E’ indispensabile, quindi, per rendere sostenibile lo sviluppo della nostra regione, restituire il potere di programmazione e di gestione del ciclo dei rifiuti alle comunità e agli enti locali, attraverso un percorso di reale partecipazione democratica. E’ indispensabile che l’intero ciclo dei rifiuti sia direttamente ed interamente programmato e gestito dal pubblico.
Non possiamo e non vogliamo più permettere che le nostre regioni vengano considerate terra di conquista dove è consentito realizzare qualsiasi attività lucrativa senza regole e senza rispetto per l’ambiente e contro la volontà delle popolazioni.
Per tutto questo INVITIAMO tutte le associazioni, le organizzazioni, le reti, i gruppi e le persone interessate ad aderire e a partecipare ad una grande manifestazione, che si terrà a Crotone il 12 Novembre 2011, per chiedere la fine del commissariamento per l’emergenza rifiuti in Calabria e in tutte le altre regioni commissariate.

Per info e adesioni:

www.difendiamolacalabria.org/12novembre/
12novembre@difendiamolacalabria.org

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Tirreno inquinato. Due arresti per disastro ambientale

5 novembre 2011 Commenti chiusi

I fanghi dei depuratori comunali venivano scaricati direttamente in mare. La procura di Paola ha disposto l’arresto di due dirigenti della Smeco. Secondo il Gip possibili connivenze politiche e amministrative

Il Tirreno quando è inquinato

Paola, 02 nov. 2011 – «Disastro ambientale e frode in fornitura» con quest’accusa sono finiti in carcere l’Amministratore della Smeco, Domenico Albanese e Jessica Plastino dirigente della stessa società che gestisce il maggior numero di depuratori dei comuni che si affacciano sul Tirreno cosentino. Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dalla Procura di Paola, diretta dal dottor Bruno Giordano, nell’ambito delle indagini preliminari sulla gestione dei depuratori. Nel corso delle indagini, che vanno avanti ormai da tre anni, è stato accertato che i fanghi della depurazione di alcuni comuni finivano direttamente in mare o nei fiumi che sfociano nel Tirreno. E’ il caso del comune di Fuscaldo dove i fanghi, altamente pericolosi per la salute, venivano seppelliti in un torrente che alla prima pioggia li riversava in mare. Dai documenti in mano alla magistratura «emerge inconfutabilmente che per alcuni depuratori non sono stati smaltiti fanghi per anni». L’ipotesi è che, per risparmiare, si sia deciso di gettarli direttamente in mare senza depurarli.

Si attende lo sviluppo delle indagini che «andranno avanti» come ha dichiarato lo stesso procuratore capo di Paola Bruno Giordano – e coinvolgeranno anche le abitazioni private dotate di “pozzi neri” e la depurazione delle attività produttive della zona. Potrà – forse – esser chiarita l’origine di quella famosa chiazza marrone che compare spesso sulle acque del Tirreno cosentino, che fa indignare i bagnanti minando seriamente il turismo della zona ormai al collasso.

Bruno Giordano in conferenza Stampa

Il Gip di Paola, Giuseppe Battarino, nell’accogliere la richiesta di custodia cautelare formulata dalla Procura, ha richiesto di approfondire le indagini per verificare possibili connivenze tra i gestori degli impianti e gli amministratori locali o funzionari e tecnici comunali. «Ci si deve ragionevolmente rappresentare la concreta possibilità che solo attraverso connivenze estese di soggetti collocati nei livelli locali e regionali di governo – ha scritto il Gip - in ambito politico o più probabilmente tecnico amministrativo, gli indagati abbiano potuto impunemente devastare la costa tirrenica, essendo supportati, o “non disturbati” nella scelta di porre a rischio un intero ecosistema e la salute di decine di migliaia di cittadini».

«La frode nelle pubbliche forniture – aggiunge il gip motivando la necessità della custodia cautelare dei due indagati – non è strutturalmente esclusa dal fatto che qualche “intraneus” alle amministrazioni sia colluso con gli attuali indagati. Si tratta – ipotizza il giudice per le indagini preliminari – di relazioni illecite, o comunque di omissioni di intervento la cui natura dovrà essere necessariamente oggetto di indagine, venendo a riguardare soggetti che i due indagati senza dubbio alcuno contatterebbero per pianificare una strategia comune di elusione delle indagini, con concreto e decisivo rischio per le stesse…»

Sarebbe interessante anche verificare come mai le analisi condotte dall’Arpacal sulle acque del Tirreno cosentino hanno dato spesso risultati “eccellenti” se è vero che molti depuratori comunali non funzionavano correttamente sversando in mare sostanze altamente inquinanti.

Video Conferenza stampa

Categorie:Attività del Comitato Tag: