I pentito che parlano di veleni lasciati senza protezione

Il collaboratore di Giustizia ha consentito il ritrovamento del relitto nel mare di Cetraro

“Senza scorta contro i boss dei veleni” Il pentito Fonti alla procura: Lasciato solo

“Tanti mi vogliono morto e io spero di morire prima che mi raggiungano”
Oggi ad Amantea Calabria in piazza per la verità sulle navi. Prevista un’alta adesione

di Paolo Griseri e Anna Maria De Luca

La nave che indaga sui relitti che potrebbero avere a bordo materiale tossico o radioattivo

AMANTEA - La telefonata è arrivata nel cuore della notte: “Era molto agitato. Mi ha sussurrato: “Avvocato, sono dietro la porta con un coltello da cucina. Ci sono persone in borghese che vogliono entrare. Saranno carabinieri o sicari?”". L’uomo che vive terrorizzato in questo modo è Francesco Fonti, il pentito che ha consentito il ritrovamento del relitto dei veleni nel mare di Cetraro, ed è tuttora agli arresti domiciliari. Da due giorni, per disposizione del giudice di sorveglianza, non può comunicare con l’esterno.

Il fax è arrivato il 21 ottobre all’ufficio dell’avvocato Claudia Conidi, a Catanzaro. Il Tribunale di sorveglianza di Mantova intima che “il detenuto Francesco Fonti” non abbia contatti “né diretti, né indiretti con i mezzi di informazione”. Quel pentito, in sostanza, deve tacere. E questo, scrive il giudice “a tutela della sua incolumità”. L’avvocato Conidi è molto irritata: “Totò Riina, per quanto sottoposto al 41 bis, con i giornali, tramite l’avvocato, può parlare”. A chi fa paura Francesco Fonti? È un fatto che il suo memoriale sta trovando in queste settimane un primo riscontro concreto con la scoperta del relitto al largo di Cetraro. Ed è un fatto che, nonostante le richieste di protezione, Conidi è tuttora privo di scorta. Anzi.

L’avvocato riferisce un episodio non meno inquietante del primo. Di quando, nelle settimane scorse, durante un interrogatorio a Roma i magistrati della Dda di Catanzaro avrebbero risposto in modo sconcertante alla richiesta di protezione del pentito: “Il Fonti voleva sapere qualcosa in merito alla protezione da dare ai figli. Gli è stato risposto dal Procuratore di Catanzaro che questi ultimi non c’entravano”.

Così due giorni fa il pentito ha scritto una lettera al giudice di sorveglianza: “Dopo che il mio pentimento è diventato ufficiale nemmeno le donne delle pulizie vengono più in casa mia. Tutti hanno paura. E anche io. Tanti mi vogliono morto e io spero di morire prima che mi raggiungano”. Affermazioni pesanti. Nelle ultime ore, alla vigilia della manifestazione nazionale promossa per questa mattina ad Amantea dalle associazioni ambientaliste e antimafia, gli interrogativi e le polemiche riguardano la reale volontà delle istituzioni di andare a fondo nella ricerca della verità.

L’assessore regionale all’ambiente, Silvio Greco, ha rilanciato ieri i suoi dubbi. “Non capisco perché non siano stati resi noti dalla Dda di Catanzaro i protocolli di indagine che si stanno seguendo al largo di Cetraro”. Una questione che non è solo tecnica. Dalla nave delle ricerche, la “Mare Oceano”, giungono risposte rassicuranti: “Non cercheremo, come si chiede, di rilevare i raggi alfa e beta perché l’acqua fa da schermo e queste indagini si faranno quando i campioni saranno essiccati”. In ogni caso è confermato che la nave porterà a terra campioni di sedimento estratti intorno al relitto. Ieri pomeriggio, nonostante le avverse condizioni meteo, la nave è stata individuata con precisione.

Questa mattina la parola passa ai cittadini. Si prevede un’alta adesione alla manifestazione di Amantea che chiede di non insabbiare nuovamente la storia dei veleni calabresi. Al corteo è prevista, tra la gli altri, la partecipazione di Dario Franceschini e Antonio Di Pietro.

24 ottobre 2009