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Archivio per maggio 2012

Il comitato De Grazia contro la chiusura del Tribunale di Paola

30 maggio 2012 Commenti chiusi

«Con la chiusura degli uffici giudiziari il Tirreno cosentino perde  un importante presidio di legalità»

Tribunale di Paola

Amantea, 29 mag. 2012 – Circola ormai da più tempo la notizia che il Governo ed il CSM, nell’ambito di una redistribuzione territoriale degli Uffici giudiziari calabresi, avrebbero intenzione di chiudere – tra gli altri – il Tribunale e conseguentemente la Procura della Repubblica di Paola.

Ove questa sciagurata ipotesi dovesse concretizzarsi il Tirreno cosentino perderebbe un importante presidio di legalità e pertanto tutte le istituzioni e con esse l’intera popolazione interessata, devono mobilitarsi per impedire che un territorio infestato da diverse organizzazioni mafiose e fatto oggetto di traffici illeciti di ogni tipo (droga, rifiuti tossici, riciclaggio ecc.) possa restare privo di un così importante ufficio giudiziario.

Il territorio sul quale si esercita la competenza del Tribunale e della Procura di Paola presenta tutte le caratteristiche che imporrebbero un rafforzamento di tutti i presidi di legalità presenti, mentre invece, per una logica puramente economica, viene ipotizzato un loro ridimensionamento. Giustificare una tale sciagurata decisione sulla base dell’organico esistente, o delle sentenze, o degli affari generali, è quanto di più errato ed illogico si possa immaginare; se un Ufficio giudiziario viene lasciato sotto organico per anni è evidente che la sua produttività si riduce mentre, per converso, crescono la criminalità  e l’impunità. Ben altri devono essere i criteri che devono presiedere a decisioni sul ridimensionamento degli uffici giudiziari in Calabria.

Nei comuni del Tirreno cosentino operano numerosi clan organizzati che condizionano la vita economica, sociale e politica, per come hanno dimostrato le operazioni antimafia condotte negli ultimi anni e che hanno visto protagonista la procura di Paola.

Il territorio, ed anche il mare  che lo bagna, sono fatti oggetto delle più pericolose attività  di pirateria ambientale, condotte dalle mafie locali e dalle imprese criminali ad esse collegate, che si sono sostanziate con l’interramento di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici ed anche radioattivi nei fiumi (vallata dell’Oliva) e con un inquinamento continuo delle acque del mare. La procura della Repubblica di Paola, diretta dal dottor Bruno Giordano, ha dimostrato una capacità investigativa su questi tipi di reato che pochi altri Uffici similari hanno finora avuto in Italia, riuscendo ad individuare responsabilità e collegamenti criminali sui quali la Magistratura giudicante è chiamata a pronunciarsi. Solo la presenza di questi presidi di legalità sul Tirreno cosentino ha finora impedito che l’intero territorio cadesse completamente nelle mani dei mafiosi e dell’imprenditoria criminale da loro controllata. La chiusura del Tribunale sarebbe una palese ammissione di sconfitta dello Stato ed una evidente resa della lotta alla mafia.

Per tali ragioni il comitato civico Natale De Grazia, invita tutte le istituzioni locali a porre il problema all’ordine del giorno dei loro interventi e decisioni, realizzando tra di loro un coordinamento stabile. Alle forze sindacali ed alla popolazione di tutti i comuni interessati rivolge un appello affinché abbia inizio una mobilitazione di massa per impedire la chiusura dei presidi giurisdizionali presenti sul territorio. Auspichiamo inoltre che il CSM ed il Governo valutino ogni decisione sulla base di criteri  fattuali quali la criminalità esistente ed operante, i reati commessi, le condizioni di precarietà degli uffici e non invece sul criterio della riduzione delle spese di Giustizia.

Alla popolazione di ciascun Comune interessato, alle associazioni di volontariato, alle organizzazioni di categorie produttive, rivolgiamo un appello per  avviare una mobilitazione unitaria, che prescinda da ogni tipo di diversità ideologica, organizzativa o funzionale, con l’intento di costruire, ove necessario, un coordinamento tra tutti i cittadini del Tirreno cosentino che hanno a cuore la difesa della legalità , della libertà e dell’agibilità democratica sul territorio in cui viviamo.

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Valle dell’Oliva, Giordano: Presto i risultati dall’Arpacal

26 maggio 2012 Commenti chiusi

Il procuratore capo di Paola conferma la presenza di rifiuti sotterrati nel terreno al centro dell’inchiesta del Corriere della Calabria

AMANTEA «Quest’operazione ci ha permesso di accertare che anche in quest’area è stato riversato di tutto. Dai rifiuti industriali a sfridi dell’edilizia. Ma in questo occasione c’è l’aggravante che sono stati gettati ad una profondità tale da entrare a contatto con la falda acquifera». Così Bruno Giordano, procuratore capo di Paola commenta l’operazione condotta con il coinvolgimento dei mezzi pesanti del comando provinciale dei vigili del fuoco di Reggio in un terreno nella valle dell’Oliva ad Amantea. Un’indagine aperta dalla Procura in seguito ad un’inchiesta pubblicata dal Corriere della Calabria che aveva pubblicato alcuni scatti che ritraevano alcuni mezzi – almeno tre camion di grosse dimensioni, due escavatrici e una pala meccanica – intenti a gettare, in un grosso fosso, del materiale scuro e poi a ricoprire il tutto. In altri scatti, sempre ripresi dal nostro settimanale, si notava poi la stessa zona ricoperta da una pesante massicciata. I sospetti erano alimentati dalla circostanza che la zona è all’interno dell’area – la valle dell’Oliva nel Cosentino – al centro di una lunga indagine portata avanti fin dal 2004 dalla Procura paolana e che il terreno teatro dell’operazione era limitrofo all’azienda il cui titolare, Cesare Coccimiglio è accusato di disastro ambientale. Da qui l’interessamento degli inquirenti e l’avvio dell’indagine che ha portato al sequestro del terreno e alla successiva operazione – coordinata dai Nucleo ecologico ambientale dei carabinieri di Catanzaro – condotta dai vigili del fuoco, dall’Arpacal, oltre agli uomini del nucleo Ambiente della stessa Procura. «La preoccupazione era tanta – afferma Giordano – per l’accuratezza con la quale si era proceduto a nascondere i rifiuti. Visto che il terreno per una lunga striscia è stato ricoperto con pesanti massi. Per questo gli uomini che hanno lavorato nella zona hanno proceduto con una particolare cautela». Sul contenuto dei materiali rintracciati in questa nuova inchiesta il procuratore ha affermato di voler aspettare le analisi più dettagliate. «Nel corso dell’operazione – sottolinea Giordano – l’Arpacal ha proceduto a prelevare dei campioni per avviare specifiche analisi. Siamo convinti che i risultati li avremo molto presto, ma da un primo esame sembrerebbero fanghi industriali e sfridi dell’edilizia, quindi non rifiuti particolarmente speciali».

Roberto De Santo

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Valle Oliva, negli ultimi scavi forse amianto proveniente dai lavori effettuati nella galleria di Coreca.

26 maggio 2012 Commenti chiusi

Secondo quanto riportato dal settimanale il Corriere della Calabria (in questi giorni  edicola), dagli scavi effettuati dai vigili del fuoco alcuni giorni fa nel fiume Oliva (sotto la grande massicciata  che coprirebbe interramenti effettuati nel settembre 2010) sarebbero emersi scarti della ristrutturazione di due gallerie ferroviarie – site nella vicina località Coreca – che potrebbero essere contaminati da amianto.

Gallerie di Coreca durante i lavori

In particolare dai primi riscontri effettuati dai Vigile del Fuoco, dai carabinieri del Noe, dai tecnici dell’Arpacal e della Procura di Paola dallo scavo sarebbero emersi «calcinacci, materiale elettrico e altri scarti di lavorazione edile, ma soprattutto decine di scaglie di pietre verdi.  Secondo gli inquirenti proprio la presenza di ofioliti – rocce tipiche dell’area di Coreca – indicherebbe che nelle profondità del terreno, accanto al fiume Oliva, sarebbe finito anche materiale riconducibile ai lavori effettuati dalla ditta nel mirino degli inquirenti per l’ammodernamento di due gallerie ferroviarie di quella zona. Materiale che conterrebbe alte concentazioni di amianto. …Ma il sospetto degli inquirenti – continua l’articolo del Corriere - è che nel terreno in questione sia finito anche dell’altro. Soprattutto quei fanghi industriali già rinvenuti nella valle nel corso dei carotaggi effettuati dall’Ispra nel 2010.” Si attendono ora i risultati delle analisi che saranno condotte sui campioni di terreno prelevato dai tecnici dell’Arpacal.
clicca qui per vedere FOTO degli scavi

Amantea, 25 maggio 2012 

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Valle Oliva, i sindaci chiedono alla Regione di avviare la bonifica

21 maggio 2012 Commenti chiusi

Dopo che la Procura ha consegnato i dati all’assessore all’Ambiente Pugliano, i sindaci chiedono alla Regione di avviare la bonifica perchè “la regione Calabria non può più disconoscere la rilevanza e l’urgenza della problematica” e a questo punto “risulta davvero illogico ed incomprensibile come la valle dell’Oliva, che a differenza di altri siti è dotato del piano di caratterizzazione, possa continuare a rimanere fuori dal piano di risanamento”. Segue il testo della lettera.

SDC10341 Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto notizia dell’avvenuta consegna all’assessorato regionale all’Ambiente, da parte della Procura della Repubblica di Paola, dei risultati delle analisi condotte sulla Valle dell’Oliva e del piano di caratterizzazione che ne prevede la messa in sicurezza e la bonifica.

Nell’incontro con l’assessore  all’Ambiente Francesco Pugliano,  avvenuto lo scorso 14 aprile, lo stesso aveva riferito che la Regione non poteva intervenire sulla vallata dell’Oliva perché non ne conosceva il livello di rischio, dato che né il Governo, né l’Ispra, più volte sollecitati, avevano trasmesso i dati sull’inquinamento dell’area. Tali motivazioni, sempre secondo l’assessore Pugliano, avevano di fatto impedito l’inclusione dei nostri comuni tra quelli meritevoli del finanziamento complessivo di 45 milioni di euro destinati ad una serie di bonifiche.

La regione Calabria è ora a conoscenza della pesante situazione dell’Oliva; dai risultati delle analisi trasmessi dalla Procura di Paola risulta, infatti, che quasi 100 mila tonnellate di rifiuti tossici sono stati interrati nell’area nel corso degli anni. Gli effetti sulla salute della popolazione possono essere assai gravi, visto che le analisi su campioni di terreno e sulle acque hanno confermato l’inquinamento da sostanze chimiche, industriali, ed anche tracce di sostanze radioattive.

La regione Calabria non può più disconoscere la rilevanza e l’urgenza della problematica, sulla quale è già alta  l’attenzione mediatica sia per i ripetuti solleciti di intervento da parte dei sindaci e delle associazioni ambientaliste (in primis il Comitato civico Natale De Grazia) e sia per la recente visita della Commissione ambiente del Parlamento europeo (ENVI), che recatasi sul posto nel  novembre 2011  ha certificato  la necessità della bonifica.

Alla luce della documentazione trasmessa dalla Procura di Paola, risulta davvero illogico ed incomprensibile come la valle dell’Oliva, che a differenza di altri siti è dotato del piano di caratterizzazione, possa continuare a rimanere fuori dal piano di risanamento.

Chiediamo, pertanto, l’adozione urgente di tutti i provvedimenti propedeutici alla necessaria bonifica  e messa in sicurezza di una delle aree più inquinate della Calabria e ad alto rischio.

I Sindaci

Francesco Tonnara
Franco Iacucci
Gioacchino Lorelli
Antonio Cuglietta

 

Amantea, 19 maggio 2012

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Valle Oliva, durante gli scavi rinvenuto materiale interrato

16 maggio 2012 Commenti chiusi

La scoperta nel corso delle operazioni che hanno coinvolto diversi mezzi dei vigili del fuoco, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro e i tecnici dell’Arpacal tese a rimuovere i massi che coprono un terreno sospetto. La vicenda prende spunto dall’inchiesta pubblicata sul Corriere della Calabria

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AMANTEA, 15 Mag. 2012 -  Sono arrivati fino oltre cinque metri di profondità i mezzi dei vigili del fuoco del comando provinciale di Reggio Calabria per consentire il prelievo di campioni dal terreno sospetto nella valle dell’Oliva ad Amantea. E già nel corso delle operazioni – coordinate dai Noe di Catanzaro su disposizione delle Procura di Paola – è  stato rivenuto materiale diverso dallo stato dei luoghi. Secondo gli inquirenti, si tratterebbe molto probabilmente di materiale frutto di attività di discarica abusiva di rifiuti.

Mentre per conoscere la natura delle sostanze interrate si dovranno attendere le risultanze dell’Arpacal. I tecnici dell’Agenzia di protezione dell’ambiente di Cosenza hanno provveduto a campionare aliquote di terreno dalla profondità da inviare poi al laboratorio bruzio per compiere dettagliate analisi chimiche. Ma i prelievi come tutte le altre attività di indagine sui luoghi proseguiranno anche domani.
Oggi sul posto hanno lavorato, oltre ai Noe e ai vigili del fuoco di Reggio, gli uomini del nucleo Nbcr (Nucleare, batteriologico chimico e radiologico) dei vigili del fuoco di Cosenza, del nucleo ambiente di polizia giudiziaria della Procura di Paola e dell’Arpacal Cosenza. L’operazione – che prende le mossa da un’inchiesta del Corriere della Calabria cha ha documentato un presunto, nuovo caso d’inquinamento dei terreni – è partita già ieri mattina con la rimozione dei pesanti massi che coprivano il lembo di terreno nel cui sottosuolo sarebbero stato interrato materiale sospetto. Un’area già passata agli onori della cronaca per l’inchiesta avviata fin dal 2008 dalla Procura della Repubblica di Paola sulla presunta ipotesi di disastro ambientale causato proprio da migliaia di metri cubi di materiale altamente pericoloso – per lo più fanghi industriali, provenienti da fuori regione – che, secondo gli accertamenti effettuati dagli inquirenti, sarebbero stati interrati nella zona. Un’inchiesta delicata che ha portato all’arresto dell’imprenditore amanteano, Cesare Coccimiglio (poi scarcerato dal Tribunale della libertà di Catanzaro) e all’incriminazione di altre quattro persone accusate a vario titolo di aver permesso l’interramento del materiale tossico-nocivo che avrebbe contaminato i terreni e le acque superficiali e profonde della vallata.

P1010531 I MEZZI IMPEGNATI

Nell’operazione – disposta dal procuratore capo , Bruno Giordano, titolare dell’inchiesta sull’Oliva – sono al lavoro da ieri un escavatore e una grossa pala meccanica proveniente dal nucleo motorizzato dei vigili del fuoco di Reggio. Sono stati proprio questi mezzi pesanti ad operare in zona. Nel corso di un breafing avvenuto ieri, infatti, si è deciso di procedere con i lavori di rimozione dei massi e di scavo dei terreni utilizzando solo i mezzi della squadra reggina senza far intervenire il ragno meccanico del comando nazionale dei vigili del fuoco di Roma che, in  un primo momento, era stato allertato.

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L’INCHIESTA DEL CORRIERE DELLA CALABRIA
Il fascicolo d’indagine su cui si sta muovendo la Procura parte su un nuovo presunto caso di interramento di materiale contaminato nella valle dell’Oliva. I sospetti degli inquirenti, stimolati dagli scatti fotografici pubblicati sul nostro settimanale, si sono concentrati in quest’area limitrofa all’azienda dell’imprenditore edile finito nell’inchiesta della Procura paolana. In particolare quegli scatti, riportati a dicembre scorso sul Corriere della Calabria, ritraevano alcuni mezzi – almeno tre camion di grosse dimensioni, due escavatrici e una pala meccanica – intenti a gettare, in un grosso fosso, del materiale scuro e poi a ricoprire il tutto. Altre foto, pubblicate sul settimanale, testimoniavano infine che quella stessa area era stata interamente coperta da grossi massi. Da qui i sospetti della Procura che ha aperto un apposito fascicolo su un presunto nuovo caso d’inquinamento della valle dell’Oliva. Le operazioni avviate ieri – fanno sapere i tecnici – dureranno ancora alcuni giorni. Dopo i lavori di rimozione dei massi e di prelievo dei campioni infatti i mezzi dei vigili del fuoco dovranno ripristinare lo stato dei luoghi.

 Roberto De Santo
Corriere della Calabria

 

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Valle dell’Oliva, iniziati gli scavi in una nuova zona sospetta

14 maggio 2012 Commenti chiusi

Individuato un punto preciso il cui terreno, una volta libero dai massi, sarà esaminato per verificare se risulta contaminato da sostanze pericolose. 

 

Da stamattina i mezzi dei vigili del fuoco, gli uomini del Nucleo operarativo ecologico di Catanzaro e i tecnici dell’Arpacal sono all’opera per rimuovere i massi che coprono un terreno sospetto. La vicenda prende spunto dall’inchiesta pubblicata sul Corriere della Calabria

Foto: Comitato De Grazia

Amantea, 14 maggio 2012 - L’operazione verità è iniziata nella valle dell’Oliva. Stamattina i mezzi dei vigili del fuoco hanno iniziato a rimuovere i pesanti massi che coprono un lembo di terreno nell’area del fiume Oliva ad Amantea nel cui sottosuolo sarebbe stato interrato qualcosa di sospetto. La vicenda prende le mossa da un’inchiesta del Corriere della Calabria che ha documentato un presunto, nuovo caso d’inquinamento dei terreni dell’Oliva. Un’area già passata agli onori della cronaca per l’inchiesta avviata fin dal 2008 dalla Procura della Repubblica di Paola sulla presunta ipotesi di disastro ambientale causato proprio da migliaia di metri cubi di materiale altamente pericoloso – per lo più fanghi industriali, provenienti da fuori regione –  che, secondo gli accertamenti effettuati dagli inquirenti, sarebbero stati interrati nella zona. Un’inchiesta delicata che ha portato all’arresto dell’imprenditore amanteano, Cesare Coccimiglio (poi scarcerato dal Tribunale della libertà di Catanzaro) e all’incriminazione di altre quattro persone accusate a vario titolo di aver permesso l’interramento del materiale tossico-nocivo che avrebbe contaminato i terreni e le acque superficiali e profonde della vallata. L’operazione iniziata stamattina – su disposizione del procuratore capo, Bruno Giordano, titolare dell’inchiesta sull’Oliva – sta impegnato decine di uomini appartenenti al comando vigili del fuoco di Cosenza, al nucleo operativo ecologico di Catanzaro dei carabinieri e ai tecnici dell’Arpacal di Cosenza. Sul posto è arrivato da Roma un enorme ragno meccanico nella disponibilità del comando nazionale dei vigili del fuoco che dovrà provvedere ai rimuovere i massi. Inoltre dal comando provinciale di Reggio Calabria è stata dislocata in zona una grossa escavatrice che penetrerà nel sottosuolo per consentire ai tecnici dell’Arpacal di prelevare campioni di materiale da analizzare. I sospetti degli inquirenti, stimolati dagli scatti fotografici pubblicati sul nostro settimanale, si sono concentrati in quest’area limitrofa all’azienda dell’imprenditore edile finito nell’inchiesta della Procura paolana. In particolare quegli scatti, riportati a dicembre scorso sul Corriere della Calabria, ritraevano alcuni mezzi – almeno tre camion di grosse dimensioni, due escavatrici e una pala meccanica – intenti a gettare, in un grosso fosso, del materiale scuro e poi a ricoprire il tutto. Altre foto, pubblicate sul settimanale, testimoniavano infine che quella stessa area era stata interamente coperta da grossi massi. Da qui i sospetti della Procura che ha aperto un apposito fascicolo su un presunto nuovo caso d’inquinamento della valle dell’Oliva. Le operazioni avviate oggi – fanno sapere i tecnici – dureranno tre giorni. Sarà compito dei tecnici dell’Arpacal, infine, accertare cosa sia stato interrato nel sottosuolo. Le analisi dei laboratori di Cosenza sveleranno, infatti, di cosa sia composto il materiale interrato.

Roberto De Santo

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Le analisi del fiume Oliva arrivano alla Regione

8 maggio 2012 Commenti chiusi

La Procura di Paola consegna le analisi dell’Oliva alla Regione. Ora non vi sono più alibi, bisogna iniziare la bonifica

Amantea, 8 maggio 2012 – Consegnati direttamente dalla Procura di Paola alla Regione i risultati delle analisi condotte sull’Oliva e il piano di caratterizzazione che prevede la messa in sicurezza e la bonifica dei siti inquinati. Nei giorni scorsi gli agenti della polizia giudiziaria, coordinati dal Procuratore Bruno Giordano, sono partiti da Paola, documenti in mano, per consegnarli direttamente all’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pugliano, che ora è in possesso degli elementi necessari per intervenire sull’Oliva. Lo stesso assessore lo scorso 14 aprile aveva riferito ai sindaci di Amantea, Aiello Calabro, Serra d’Aiello e San Pietro in Amantea, convocati in Regione, di non poter intervenire sull’Oliva perché non ne conosceva il livello di rischio, dato che né il Governo, né l’Ispra, più volte sollecitati, avevano trasmesso i dati sull’inquinamento del fiume alla Regione. Tali motivazioni, secondo l’assessore Pugliano, avevano impedito anche all’ente regionale di inserire i comuni, sul cui territorio ricade il bacino dell’Oliva, tra quelli meritevoli di finanziamento da destinare alle bonifiche (stanziati in totale 45milioni di euro).

Decisione che suscitò le proteste del comitato De Grazia e conseguentemente di molti consiglieri regionali d’opposizione, perché in verità,la Procuradi Paola che indaga sull’inquinamento dell’Oliva sin dall’anno 2004,  aveva reso noto nel corso di questi anni a Comuni, Provincia e Regione il ritrovamento di sostanze pericolose lungo il corso del fiume. Tanto è vero che alcuni comuni avevano emesso delle ordinanze conseguenti, come quelle per richiedere ai proprietari dei terreni risultati inquinati, di metterli in sicurezza.

Ora però con la consegna dei documenti alla Regione gli inghippi burocratici sono stati superati. Il piano di caratterizzazione del bacino del fiume Oliva, consegnato dalla Procura alla Regione, contiene il risultato delle analisi effettuate sui campioni di terreno prelevati durante i carotaggi effettuati da aprile a luglio 2010 e sulle acque del sottosuolo. Analisi che hanno confermato un grave inquinamento da sostanze chimiche, anche industriali, e la presenza di tracce di sostanze radioattive, come il cesio 137, che secondo i tecnici dell’Ispra è da ricondurre all’incidente di Chernobyl anche se l’alta concentrazione di cesio137 (132 bequerel per chilogrammo di terreno) lascia più di un dubbio. Nello stesso documento viene indicata in sintesi anche la strada da percorrere per arrivare alla bonifica. «In base al quadro ambientale emerso – si legge nel documento – si suggeriscono le seguenti azioni di approfondimento e di intervento: Eventuale quantificazione da parte dell’Arpacal dei valori rappresentativi del fondo naturale per alcuni parametri (es. stagno nel terreno, manganese e solfato nelle acque); Rimozione dei rifiuti abbandonati superficiali (come amianto in loc. Foresta); Verifica puntuale della geometria e dei volumi di rifiuto sepolto (ulteriori sondaggi e/o scavi, indagini geofisiche) finalizzate alla predisposizione di idonee misure di messa in sicurezza permanente e/o bonifica e ripristino ambientale delle aree interessate; Predisposizione di un sistema di monitoraggio delle acque di falda (attraverso i piezometri installati ndr) in corrispondenza delle aree interessate dalla presenza di accumuli sepolti; Campagne di investigazione di dettaglio nelle aree “spot” risultate contaminate, finalizzate all’implementazione di un’analisi di rischio (utilizzando anche i dati sito specifici acquisiti in questa fase di caratterizzazione) e all’eventuale predisposizione della bonifica del terreno risultato contaminato».

Ora ci aspettiamo che la Regione adotti tutti i provvedimenti necessari per iniziare i lavori di bonifica e di messa in sicurezza dell’area. Esortiamo i Sindaci dei comuni interessati a prestare la stessa attenzione e sollecitare l’ente regionale.  

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Gli albergatori a fianco del comitato De Grazia in difesa della salute.

3 maggio 2012 Commenti chiusi

Il presidente Perri del consorzio Isca Hotels: «Possiamo vivere senza aiuti economici alle nostre imprese ma non senza salute»

Gabriele Perri

Amante, 13 aprile 2012 – Il consorzio Isca Hotels, a nome di tutti gli associati , vuole ufficialmente schierarsi a fianco del Comitato De Grazia ed a fianco di tutti coloro che da tanto tempo lottano per una causa che non può lasciare nessuno indifferente.

Il nostro quotidiano impegno di operatori economici che riescono ancora a sopravvivere solo in presenza di un minimo di ambiente sano e turisticamente attraente ha sempre di più bisogno della massima attenzione da parte di chi abbiamo delegato a rappresentarci e tutelarci .Altri fattori, sebbene altrettanto importanti , non rivestono e non rivestiranno mai una così vitale importanza.

Possiamo sopravvivere anche senza aiuti economici di chicchessia alle nostre imprese che pure assicurano lavoro a tante famiglie, ma non possiamo e non vogliamo vivere con la paura , ormai diventata incubo, di dover continuare a convivere con vere e proprie ‘epidemie’ legate alle conseguenze che potrebbero derivare ,sulla salute nostra e dei nostri figli ,dagli inquinanti rilevati nel fiume Oliva.

Siamo e saremo incondizionatamente vicini a tutti coloro che credono che la vita venga prima di ogni interesse economico e che pertanto vada tutelata sempre ed in ogni caso.

Nonostante l’incomprensibile esclusione dall’intervento di bonifica dei siti ricadenti in una delle aree più inquinate della regione vogliamo ancora credere in un ripensamento da parte del nostro Governatore on. Scopelliti e da parte dell’ Assessore all’ambiente on. Francesco Pugliano.

A tal fine , insieme a tutti gli altri che stanno conducendo questa battaglia, chiediamo loro un incontro urgente.

Tralasciare di prendere in considerazione una questione di vitale importanza qual è questa del fiume Oliva significa rinunciare alla nostra dignità di padri di famiglia e con fierezza diciamo che non possiamo e non vogliamo farlo.

Consorzio Albergatori Isca Hotels – Gabriele Perri

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