Porto di Amantea. I volontari WWF erano giovani veggenti o profeti di sventura?

16 novembre 2010 Commenti chiusi

Il porto di Amantea

Falsetti (Wwf) «I politici per favorirne la costruzione dicevano “il porto farà di Amantea la Portofino del Sud! Avremo almeno 50.000 presenze in più all’anno!”. Il WWF ne prevedeva l’insabbiamento e la conseguente devastante erosione a Sud»

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AMANTEA – Prima ancora della sua costruzione, quando il progetto era in una fase embrionale, il WWF di Belmonte prevedeva l’insabbiamento dell’allora nascente porto di Amantea. Un “obbrobrio” costruito in mare aperto, mentendo sulle distanze esistenti tra la SS18 e la battigia (per il team dei cinque progettisti più di 350 metri, per il WWF solo 115) questo vuol dire che il porto è stato costruito, per la gran parte, in mare aperto. Risultato scontato per gli ambientalisti: IL PORTO SI INSABBIERA’ ED A SUD AVREMO UNA GROSSA EROSIONE!  Quei giovani furono considerati quattro sciocchi ignoranti dai professoroni incaricati del progetto. Quei quattro sciocchi fecero notare a tutti che lo studio di fattibilità relativo alle correnti marine evidenziava una palese e grossolana corbelleria asserendo che un piccolo torrente posto pochi chilometri a nord del porto doveva avere il ruolo di trasportare tanto materiale da provvedere  al ripascimento naturale  colmando quanto si prevedeva sarebbe stato eroso – peccato che quel torrente era solo un rigagnolo, quasi sempre in secca.  Tra i politici dell’epoca – che poi sono in gran parte, quelli di oggi  - vi fù la corsa a prendersi la paternità dell’idea Porto di Amantea – dove sono oggi tutti quei “padri” del porto di Amantea? I giovani del WWF  provarono allora a coinvolgere il Sindaco di Nocera Terinese dell’epoca che, in un primo momento si schierò con il WWF e sembrava rendersi conto che la spiaggia di Nocera Terinese rischiava di sparire, ma subito dopo cambiò idea. Gli amici del Panda non seppero mai perché?  Da una parte il WWF fece un grande manifesto che affisse sui muri della cittadina “UN PORTO CHE POCO IMPORTA” e dall’altro l’Amministrazione dell’epoca nominò un Assessore al porto che alla presentazione del progetto esclamò  “il porto farà di Amantea la Portofino del Sud! Avremo almeno 50000 presenze in più all’anno”! Per  chi ha passato tante serate a confrontarsi sui possibili danni e problemi derivanti dall’impatto sull’ecosistema che quel progetto avesse potuto un domani avere, oggi è difficile percorrere la SS18 verso Falerna e vedere lo scempio che la natura ci sbatte in faccia, se poi da ambientalisti si pensa che la costruzione di quella struttura ci ha portato via le ultime dune,  si sta davvero male. Viene da chiedersi se, quei politici, quei progettisti, quell’Assessore al Porto, quel Sindaco di Nocera  hanno percorso, in questi giorni,  la strada che da Amantea porta a Falerna e se avallando quel porto sentono ancora di aver reso un servizio alla collettività, e se questi signori hanno riflettuto su cosa il Porto di Amantea ha portato agli amanteani ed a tutto il comprensorio – tutti questi si sentono con la coscienza a posto? Riescono a guardare negli occhi i loro figli? A quei quattro fessi di ambientalisti, allora giovani ma oggi padri e madri con i capelli grigi, la realtà rode, ma loro possono guardare tutti negli occhi e camminare a testa alta – anche allora,  purtroppo avevano ragione – ed oggi come allora sono convinti che “QUEL PORTO POCO IMPORTAVA!

Belmonte Calabro, 15 novembre 2010
Consigliere Regionale WWF Calabria Francesco Saverio Falsetti

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“Il futuro è dei giovani e del lavoro” – Manifestazione nazionale CGIL del 27/11

16 novembre 2010 Commenti chiusi

Per informazioni sui pullman interamente gratuiti che partiranno da Amantea

scrivete a cgil.amantea@libero.it oppure chiamare allo 0982.424788 -427954 oppure 346.9550619

Sabato 27 Novembre 2010, alle ore 9,30, a Roma, la CGIL scende in piazza per:

rimettere al centro il lavoro, i suoi diritti e la contrattazione; cambiare la politica del Governo; esigere sviluppo, equità e giustizia sociale; imporre scelte che facciano uscire dalla crisi; reclamare una diversa politica economica e sociale nel Paese; rivendicare risposte per i lavoratori, i pensionati ed i giovani.

Il Futuro è dei giovani e del lavoro. Diritti e più democrazia

27 novembre 2010 – Manifestazione Nazionale a Roma

Per sostenere le lotte dei lavoratori e dei pensionati, e per guardare al futuro dei giovani, la CGIL promuove una grande manifestazione nazionale per il 27 novembre a Roma. Una mobilitazione che segna un passaggio fondamentale nel grande impegno messo in campo dalla CGIL in questo autunno. Un impegno che ha visto la protesta di ampi settori della società: dal modo della conoscenza, a quello del pubblico impiego, per arrivare alla giornata di lotta dei metalmeccanici del 16 ottobre scorso.

Sabato 27 novembre, la CGIL chiama tutte e tutti a manifestare a Roma, per chiedere più ‘diritti e più democrazia’, per rimettere al centro il lavoro, la contrattazione, per rivendicare sviluppo, equità e giustizia sociale e per imporre scelte che facciano uscire il Paese dalla crisi. Una crisi che per milioni di lavoratori si fa sempre più insostenibile. Il Governo, accusa la CGIL, nei due anni trascorsi della crisi economica, non si è preoccupato né dell’emergenza occupazionale, né del rilancio del sistema produttivo, l’unica azione avanzata è stato il sistematico attacco ai diritti del lavoro.

Tanti i temi al centro della mobilitazione, innanzitutto il lavoro stabile e dignitoso, minacciato ancor più oggi dall’approvazione del ‘collegato lavoro’; la riforma degli ammortizzatori sociali, da tempo proposta dalla CGIL, che possa tenere insieme inclusività, equità nella contribuzione e sostenibilità economica; la contrattazione, che sta subendo un gravissimo attacco con le scelte della FIAT, di Federmeccanica e del Governo. Altri temi centrali: l’equità fiscale, il welfare, il Mezzogiorno, ildiritto alla conoscenza.

Due i cortei previsti nella capitale, che partiranno alle ore 9 da Piazza della Repubblica e Piazzale dei Partigiani e che insieme confluiranno a Piazza San Giovanni. Una manifestazione dopo la quale, come ribadito dal Comitato Direttivo del 16 e 17 settembre, “misurate le risposte”, la CGIL “deciderà la prosecuzione della mobilitazione ed il sostegno alla Piattaforma, anche attraverso lo Sciopero Generale”.

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Morti Marlane, 13 a giudizio Dirigenti accusati di omicidio

13 novembre 2010 Commenti chiusi

Responsabili (ed ex) della Marzotto imputati per la morte degli operai e per i tumori che hanno colpito una cinquantina di ex dipendenti dello stabilimento “Marlane” di Praia a Mare

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Tutti gli indagati, difesi da noti avvocati tra cui il parlamentare Ghedini, sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo plurimo aggravato e disastro ambientale interno ed esterno alla fabbrica. La speranza per gli operai ammalati e per i familiari dei morti di tumore di ottenere giustizia nel processo che si aprirà il prossimo 19 aprile.

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PAOLA (Cosenza), 12 novembre 2010 - Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Paola, Salvatore Carpino, ha rinviato a giudizio i 13 indagati nell’inchiesta sulla morte per tumore di una cinquantina di dipendenti dell’ex stabilimento della Marlane di Praia a Mare. La decisione è giunta al termine di una camera di consiglio durante cinque ore. Il Gup ha fissato l’inizio del processo per il 19 aprile 2011. I tredici imputati, tra i quali responsabili e dirigenti dell’ex stabilimento Marlane e della Marzotto, sono accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro ambientale, sia per la morte degli operai sia per le patologie tumorali che hanno colpito un’altra cinquantina di ex dipendenti dello stabilimento. Nel corso dell’udienza preliminare il pubblico ministero, Antonella Lauri, ha sostenuto che le patologie che hanno provocato i decessi sono da collegare al mancato rispetto delle norme di sicurezza nell’ex stabilimento di Praia a Mare. (Ansa)

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Rifiuti a Pianopoli, il “De Grazia” in piazza con i cittadini

11 novembre 2010 Commenti chiusi

Domenica (14 nov.) manifestazione a Pianopoli. Associazioni ambientaliste e cittadini contro al discarica di Carratello

Il comitato civico “Natale De Grazia” tra i promotori della manifestazione nazionale del 24 ottobre 2009 ad Amantea contro i “veleni” insieme alle associazioni che hanno dato vita alla Rete Difesa per il Territorio “Franco Nisticò”,  ha aderito alla manifestazione indetta a Pianopoli dai comitati locali contro la discarica di Carratello che nelle ultime settimane ha ritirato anche i rifiuti della Campania.

segue articolo pubblicato ieri dal “Quotidiano della Calabria”

http://ilquotidianodellacalabria.ilsole24ore.com/it/calabria/catanzaro_ambientalisti_piazza_rifiuti_pianopoli_domenica_mobilitazione_daneco_discarica_na.html

Lamezia Terme, 10/11/2010 – La prima richiesta è quella dei comitati locali e regionali e dalla rete Calabrese per la difesa del territorio “Franco Nisticò” che chiedono la fine del commissariamento del settore rifiuti, attivo ormai da più di 12 anni.
Intanto dopo la chiusura di una settimana per il maltempo, la discarica di Pianopoli gestita dalla Eco Inerti ieri ha riaperto senza che, come annunciato, non accoglierà nessun carico dalla Campania. La vicenda però preoccupa gli ambientalisti calabresi, che domenica mattina si ritroveranno sul corso di Pianopoli per manifestare contro la discarica privata: «Sul tema esistono più indagini della magistratura che politiche ambientali serie», sostiene Franco Sesto, esponente lametino della rete, «c’è un decreto per vedere perché si è arrivati alla situazione campana, oltre a quello di far arrivare i rifiuti in Calabria. Oggi quindi si scarica a Pianopoli, domani altrove.
Il sito di Carratello è stato dimostrato più volte non idoneo, ma questo sembra non interessare il commissario per l’emergenza, e sembra che già ci dovremmo rassegnare ad una prossima e duratura emergenza anche per la stessa Calabria». Normale quindi lo “scetticismo” su un possibile raddoppio del sito, «perché non si può mercificare in questo modo un bisogno dei cittadini e la loro salute» reputa Sesto. Nel 2010 nelle casse di diversi comuni sono arrivati finanziamenti per l’aumento della raccolta porta a porta e per la creazione delle isole ecologiche o delle riciclerie, e per questo Sesto ricorda come «non è tanto il privato o il pubblico il problema, quanto la mancata vigilanza sulla spesa di tali fondi e sul rispetto del piano dei rifiuti».
Filippo Sestito, esponente del crotonese: «chiediamo che si chiuda il commissariamento per l’emergenza ambientale in Calabria, che dopo circa 15 anni ancora non ha trovato una propria soluzione. Esiste un piano regionale dei rifiuti che è ancora inevaso nonostante l’approvazione in consiglio, e l’attuale commissario, che è anche governatore della regione, dovrebbe provvedere a creare un centro di smaltimento per ogni provincia come previsto nel piano». Sestito ricorda che non esiste solo il caso di Pianopoli, ma che «nella provincia di Cosenza manca ancora un centro di smaltimento provinciale, a Crotone si parla di raddoppio nonostante quanto sta succedendo ora a Pianopoli sia già successo in quel territorio con tutti i danni consequenziali». L’esponente crotonese non nasconde nemmeno che «dietro il ciclo dei rifiuti spesso si annida anche la mafia, oltre che privati i quali non badano troppo ai territori che vanno a deturpare. Vicino a Crotone, per esempio, si sta per aprire una discarica per diverse tonnellate di amianto, e non è nemmeno raro che chi prima abbia avuto a che fare con il commissario poi diventi consulente di ditte private, aspetto che deve far riflettere»

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Gli ambientalisti fermano per 92 ore il convoglio radioattivo più pericoloso della storia

11 novembre 2010 Commenti chiusi

Migliaia di persone in azione contro il nucleare. È successo tra Francia e Germania. Da venerdì, Greenpeace insieme al movimento antinucleare ha provato a bloccare il treno che trasporta scorie nucleari vetrificate provenienti dall’impianto di ritrattamento del combustibile di La Hague in Francia e dirette al sito di stoccaggio temporaneo di Gorleben in Germania. È un convoglio di 11 vagoni da 100 tonnellate, ognuno dei quali porta 28 contenitori pieni di scorie. La quantità totale di radiazioni è 10 volte più elevata rispetto a quella emessa da Cernobyl.Segue la testimonianza dell’amico Alesssandro Giannì, responsabile della campagna in Italia di Greenpace.

“L’azione di protesta anti-nucleare in Germania è andata avanti per tutta la notte. Ci è voluta energia, determinazione, coraggio. Ieri alle 19 un camion con cinque attivisti a bordo blocca l’uscita della stazione ferroviaria di Gorleben dove stavano per essere scaricati gli 11 contenitori di scorie del tipo “Castor”. Dopo poche ore arrivano altri sei dei nostri che – ben equipaggiati – si incatenano di fronte al camion. È dura per la polizia sgomberarci. Per spostare il camion dovranno prima spostare gli attivisti incatenati di fronte.

Ma non c’è solo Greenpeace. C’è la gente del posto, i contadini e 1.000 pecore “attiviste” ad occupare la zona per impedire il pericoloso viaggio delle scorie. Si fanno avanti anche i giornalisti, che superano il blocco della polizia per filmare la protesta. Nel camion gli attivisti riprendono e diffondono in streaming le immagini di tutto quello che succede. Le ore passano una dopo l’altra, ma la tensione non scende.

L’obiettivo è bloccare il convoglio quanto più tempo possibile. Solo questa mattina alle 8.30 gli attivisti alla fine vengono trascinati via da squadre specializzate di poliziotti.

Abbiamo resistito più di dodici ore. Il convoglio di rifiuti radioattivi raggiunge il sito di stoccaggio intorno alle 10…con 92 ore e 26 minuti di ritardo – il ritardo più lungo mai registrato per questo tipo di trasporto”.

Alessandro Giannì
Direttore delle Campagne Greenpeace Italia


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Dopo 15 anni parte la bonifica delle ferriti di Zinco della sibaritide

10 novembre 2010 Commenti chiusi

Cassano alla Jonio –  Sembra siano iniziate finalmente le operazioni di bonifica dei tre siti (Chidichimo, Tre Ponti, nel territorio di Cassano, e Capraro nel territorio di Cerchiara di Calabria) interessati, circa 15 anni fa, dall’interramento di ferriti di zinco provenienti dalla Pertusola di Crotone. A darne testimonianze gli amici ambientalisti aderenti alla rete per la difesa del Territorio “Franco Nisticò” che vivono e operano nella sibaritide. Sono circa 30 mila le tonnellate di scarti di lavorazione del ciclo industriale della Pertusola sud di Crotone che, attorno alla metà degli anni novanta, sono stati illecitamente stoccati nelle campagne di Cerchiara e Cassano. Le operazioni di risanamento, avviate dai due comuni, erano state stoppate lo scorso maggio per volontà del ministero dell’Ambiente, che aveva girato alla Syndial il compito di provvedere alla bonifica (l’incarico è stato affidato dal Ministero dell’Ambiente alla Syndial (ENI), con il coinvolgimento della SOVRECO di Crotone) . I lavori iniziati nel mese di novembre si riferiscono alle zone di Tre Ponti (lavori effettivamente avviati) e Prainetta dove ancora però non sono effettivamente visibili i risultati dell’avvio dei lavori. Nelle prossime settimane sarà importante capire come saranno portate via le scorie e dove saranno smaltite.  Sarà fondamentale un controllo sociale e democratico delle popolazioni locali sulle modalità di svolgimento delle operazioni di bonifica.

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Pianopoli come Terzigno?

8 novembre 2010 Commenti chiusi

I cittadini di Pianopoli si battono da anni per la chiusura della discarica della città e la bonifica dell’area. Nelle ultime settimane il Governo nazionale “ha risolto” il problema dei rifiuti in Campania spedendoli in Calabria e precisamente nella discarica di Pianopoli, appunto! Cercando così anche di sedare le proteste delle popolazioni di Terzigno.
Per dire NO alla discarica di Pianopoli ed allo scempio ambientale provocato nel paese lametino le popolazioni locali scenderanno in piazza il prossimo 14 NOVEMBRE e chiedono solidarietà a tutti i calabresi.

Per approfondimenti: http://nodiscaricapianopoli.wordpress.com/

Per aderire alla manifestazione scrivete all’indirizzo: altralamezia@gmail.com

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Il mostro: l’elettrodotto di Montalto Uffugo (Calabria)

6 novembre 2010 Commenti chiusi

Il mostro di Montalto Uffugo

di Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti

“Il Manifesto” 05 novembre 2010

Questa è una storia di inquinamento elettromagnetico e di impegni non mantenuti, di leggi disattese e di lassismo governativo. Questa è la storia dell’elettrodotto Laino-Rizziconi e di una comunità, quella di Montalto Uffugo, che vive da cinque anni sotto un incubo. Dal quale nessuno riesce a svegliarla.

L’ELETTRODOTTO
Il 31 ottobre del 2005 viene energizzato l’elettrodotto Laino-Feroleto-Rizziconi che attraversa il territorio di Montalto Uffugo nelle due frazioni di Pianette e Lucchetta.
È un decreto ministeriale, il D.M. Ambiente e Tutela del territorio 6102/2002, ad autorizzarlo. Ma ben presto le condizioni poste dalla legislatore per salvaguardare la salute ed il territorio si riveleranno lettera morta.
In effetti, il tracciato risulta non conforme agli standard progettuali di qualità, di sicurezza, di salute pubblica, di impatto ambientale ed urbanistico previsti dalla normativa. Il percorso della linea contrasta con quanto stabilito dal decreto, nella parte in cui impegnava Terna Spa, l’operatore di reti per la trasmissione di energia elettrica, «a valutare l’introduzione di migliorie tecniche progettuali, con particolare riferimento alle prescrizioni in merito a distanze da abitazioni ed insediamenti vari». Da allora, nessuna miglioria è stata apportata da Terna specialmente nei centri abitati attraversati di Pianette e Lucchetta.
Accade così che i fili dell’alta tensione siano posizionati a meno di 50 metri lineari dalle abitazioni in presenza di un continuo ed insopportabile disturbo acustico. Nondimeno, le cosiddette funi di guardia non sono in realtà tali, quanto piuttosto funi di conduzioni telefonica Wind. Con cui Terna, espropriando «per pubblica utilità», ha fatto passare una fune di cavo telefonico esclusivamente per i suoi fini commerciali.

Agli atti della Regione Calabria non risulta inoltre prodotta alcuna Valutazione di impatto ambientale (Via) e non risulta redatta o richiesta nemmeno una Valutazione ambientale strategica (Vas) così come previsto dall’Unione Europea secondo cui tutti gli stati membri si sarebbero dovuti adeguare entro il 2004. Terna non ha mai fornito idonea documentazione circa il cosiddetto «principio di precauzione» sull’elettromagnetismo ed ha impunemente violato l’obbligo, sancito dal piano Energetico della Regione Calabria, di «interramento dei cavi o tracciati alternati nel caso di attraversamento in aree antropizzate».
A causa dell’arroganza della multinazionale, i montaltesi sono così costretti a vivere a contatto con i cavi dell’alta tensione a 380 Kw. Nonostante studi scientifici testimonino che ad una distanza compresa tra i 4-500 metri da un elettrodotto si muoia facilmente di cancro e leucemia infantile. Gli effetti dell’elettromagnetismo si sono, peraltro, già manifestati sulla loro salute. Molti abitanti avvertono continui mal di testa e fastidiosi malesseri. «Perché – si chiedono – la nostra vita e la nostra salute non viene tutelata? Perché tanto silenzio e tanto disinteresse sul nostro dramma? Perché nessuno riesce a costringere la società Terna ad interrare i cavi e a spostarli sulle montagne?».

IL COMPLEANNO
A lungo hanno cercato di abbattere il “mostro”. Purtroppo le manifestazioni, i blocchi stradali e le raccolte di firme sono serviti a poco. Alla fine, ironici e per nulla rassegnati, gli abitanti di Montalto hanno deciso di festeggiarne il compleanno. Così ogni dodici mesi riempiono di striscioni la piazza centrale del paese per commemorare amaramente l’anniversario della costruzione dell’elettrodotto Laino-Rizziconi, il serpentone che taglia in due la Calabria e sorvola minaccioso tetti e teste. Giganteschi tralicci e robusti cavi metallici trasportano fuori dalla regione l’elettricità a 380kw. Secondo il Comitato Insieme per la salute nuocerebbe gravemente alla salute, provocando tumori e leucemie, soprattutto tra i bambini. Della vicenda si sta occupando anche la procura della repubblica di Cosenza. In base ad una perizia disposta dal tribunale, la distanza tra l’elettrodotto e le abitazioni non violerebbe i termini di legge.
Rimangono però tanti interrogativi sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico. Di fronte alle pressioni del comitato, di recente il comune ha commissionato un studio specifico che analizza gli effetti sulla salute delle persone. Le controdeduzioni, affidate al professor Maximilian Caligiuri, saranno rese pubbliche nelle prossime settimane. Se quest’ultima perizia confermerà sia le conclusioni a cui sono pervenuti diversi esperti negli ultimi anni sia le preoccupazioni dei medici riuniti in convegno nella primavera scorsa a Montalto, la procura non potrà che prenderne atto. E il compleanno dell’elettrodotto potrebbe trasformarsi in funerale.
In passato, gli abitanti delle località in cui sorgono i tralicci, hanno cercato di raggiungere un accordo con Terna. Si è tentato di ottenere l’interramento dei cavi o il loro trasferimento sulle colline della catena costiera, in una corsia lontana da centri abitati. Il bastone e la carota! Nella bozza di accordo, Terna proponeva, insieme alla variante di percorso, anche la costruzione in loco di un’enorme centrale elettrica di smistamento. In pochi mesi, con la caduta del governo Prodi, dell’accordo non si è parlato più.
Aldo Perri, portavoce del comitato, denuncia l’indifferenza dell’amministrazione provinciale e della Regione: «Ci aspettavamo un minimo di attenzione nei confronti della nostra richiesta d’aiuto. Abbiamo trovato solo indifferenza». Più cinica la disamina di Emanuele Lupo, attivista impegnato da anni nella mobilitazione: «Perché mai dovrebbero ascoltare le nostre richieste? È stata proprio la classe politica locale a farci questo regalo. In Calabria le multinazionali sanno benissimo che le risorse naturali e il territorio intero sono in svendita. Terna, come Veolia, Enel, Eni e Impregilo stanno realizzando investimenti pesanti. Ma a giudicare dai danni all’ambiente e dai livelli di disoccupazione e degrado con cui noi calabresi dobbiamo fare i conti, l’affare lo fanno solamente loro».
Con avviso pubblicato su la Repubblica, Terna nel 2008 rendeva noto di aver presentato istanza con relativo progetto al Ministero dello Sviluppo economico ed al Ministero dell’ Ambiente al fine di ottenere l’autorizzazione alla costruzione di una variante che prevedeva il passaggio dei cavi in prossimità del crinale della montagna. Da due anni il dicastero di Stefania Prestigiacomo non emette il necessario decreto del Via. E i montaltesi continuano a vivere nell’incubo.
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Bruno Giordano “paladino della biodiversità”. Il procuratore di Paola premiato col Panda d’oro dal Wwf Italia

1 novembre 2010 Commenti chiusi

Il Wwf consegna il Panda d’oro ai paladini della natura italiana. Tra i premiati la giornalista Milena Gabanelli e il magistrato Bruno Giordano per le inchieste sul traffico di rifiuti sul Tirreno cosentino e nella vallata del fiume Oliva in particolare.

Bruno Giordano, procuratore-capo di Paola CS

ROMA – Green-carpet della natura, il 29 ottobre a Roma, per la premiazione ufficiale del Panda d’Oro 2010. Il WWF ha consegnato gli “Oscar dell’ambiente” ai paladini della natura italiana, che hanno realizzato le migliori “buone pratiche” per la tutela dei nostri habitat e specie più preziosi, dimostrando come, a pochi giorni dall’approvazione di una Strategia nazionale sulla biodiversità attesa da 16 anni e mentre è in corso la Conferenza internazionale di Nagoya, c’è chi già opera nei fatti con progetti innovativi per garantire la conservazione della biodiversità in Italia.

Per rendere onore all’impegno dei singoli, il WWF ha assegnato il diploma di “custode della biodiversità” al Procuratore di Paola Dott. Bruno Giordano per il suo diretto contributo contro il traffico illegale di rifiuti pericolosi sulla costa cosentina e nella vallata del fiume Oliva, e alla giornalista Milena Gabanelli della trasmissione televisiva “Report” per il prezioso servizio di informazione sul rispetto della legalità a garanzia della tutela ambientale. “Faccio solo il mio mestiere” così ha commentato la notizia il procuratore Giordano che pur ringraziando il WWF per il lusinghiero riconoscimento non si è recato a Roma a ritirare il premio poichè ritiene, appunto, di essersi occupato del grave caso di inquinamento del fiume Oliva per spirito di servizio e perché rientra nelle sue funzioni di magistrato indagare quando si viene a conoscenza di un ipotesi di reato, senza cercare notorietà o “vetrine”.«Mi sento lusingato – ha scritto il procuratore di Paola al presidente nazionale del WWF – per l’assegnazione alla mia persona del premio “Panda d’Oro”. Tuttavia, la mia personale impostazione deontologica e l’esigenza, altrettanto personale, di non dare adito al sospetto di utilizzare come vetrina l’impegno professionale ed i risultati da esso prodotti, mi impongono di non essere presente giorno 29 prossimo venturo…». L’impegno del procuratore Giordano era stato segnalato al WWF nazionale, nell’ambito dell’iniziativa del Panda d’oro, da alcuni ambientalisti che operano sul litorale Tirrenico cosentino contro il traffico illegale di rifiuti.

Oltre ai singoli sono stati premiati alcuni progetti virtuosi che dimostrano come sia possibile nei fatti difendere la biodiversità e le ricchezze naturali italiane. Tra i progetti premiati dall’associazione del Panda c’è quello intitolato “Il camoscio e la sibilla” dell’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che ha reintrodotto nelle Marche 13 camosci appenninici portati dai vicini parchi abruzzesi ; “Salviamo l’ululone”, dell’Ente Parco Naturale Regionale di Montemarcello-Magra, in Liguria, per le iniziative di tutela degli habitat  dell’Ululone, un piccolo rospo giallo e nero, in forte declino numerico.

pianta di Ulivo secolare in Puglia

Premiato anche l’Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli,per il progetto “SOS Dune Costiere”, finalizzato alla conservazione delle dune e delle zone umide di due Siti di Importanza Comunitaria (SIC) lungo la costa toscana, realizzando anche sentieri, fascinate e altre infrastrutture per permettere agli amanti del mare di fruire il litorale rispettando questi delicatissimi habitat.

Il premio speciale della giuria popolare, attivata per la prima volta grazie a una votazione pubblica sul web, è andato agli  agricoltori biologici pugliesi de “I giganti del Mediterraneo”, che coltivano ulivi monumentali (che hanno anche 2500 anni di età), nel rispetto della natura e della legalità, tutelando un paesaggio caratteristico del Mediterraneo.

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Fiume Oliva. Ora vogliamo la bonifica

1 novembre 2010 Commenti chiusi

E’ arrivato il momento di smetterla con la solfa che ci hanno ripetuto in faccia per anni:  “così facendo danneggiate l’economia del territorio, voi non volete bene ad Amantea ed alla Calabria”.

Chi ama la Calabria la vuole “pulita”!

di Alfonso Lorelli


1- Il fiume Oliva deve il suo nome alla secolare presenza nella vallata di migliaia e migliaia di piante dell’albero che fu sacro per tutte le civiltà del Mediterraneo, qui arrivate dall’Asia minore forse tremila anni fa e che ancora oggi vegetano rigogliose sulle terre dei dolci declivi di Gallo, Formiciche, Imbelli, Carratelli. Queste terre hanno prodotto sempre olio di prima qualità che fino ai primi anni del Novecento veniva esportato in tutta Italia; anche la genovese Gaslini si riforniva di olio proveniente dai frantoi locali e commercilizzati attraverso la società Calabro-lombarda dei fratelli Furgiuele, con sede ad Amantea, che nel 1908 gestiva una catena di un centinaio di frantoi e sansifici sparsi per tutta la Calabria.

Terre che anche il fiume, con il suo microclima, aveva reso fertili da sempre, sulle quali ancora oggi svettano olivi di 500 anni, accanto a migliaia di piante che giovani contadini ostinati a non voler abbandonare l’agricoltura di quelle zone, hanno impiantato negli ultimi 50 anni. Oggi quel fiume, dilaniato nelle sue carni, piange e con lui piangono le famiglie che abitano da quelle parti, per colpa di luridi porci, mangiatori di “sterco del demonio”, che lo hanno riempito di veleni.

2- Nell’ufficio del Procuratore  di Paola, Bruno Giordano, l’Arpacal ha depositato le prime analisi sui campioni prelevati nel letto del fiume e lungo le sponde adiacenti; la mappa dei siti avvelenati incomincia a delinearsi con chierezza. Arsenico, cobalto, cadmio, antimonio, cromo, nikel, idrocarburi; migliaia di tonnellate di veleni sepolti nel ventre molle ed indifeso del nostro fiume  da parte di uomini senza scrupoli, sempre pronti ad assassinare anche la madre pur di ingozzarsi di danaro. Ed a Foresta, polveri di marmo per la profondità di 15 metri (schermo di materiale radioattivo?) oltre i quali sono comparsi materiali ferrosi ed altro, ancora da analizzare. E’ stato ipotizzato che tutto sia accaduto negli ultimi 20 anni e fino a tre anni fa; se il 1990 dovessere essere lo spartiacque allora occorre ripensare molte cose.

Dunque, è stata accertata una devastazione  ambientale enorme e persistente, compiuta da  imprese mafiose, magari in possesso del certificato antimafia, che hanno operato per conto di industrie di altre regioni, forse anche di Stati sovrani; che hanno goduto della complicità o della semplice indifferenza sia delle istituzioni deputate ai controlli che della popolazione.

3- Tra qualche giorno dovrebbero arrivare anche i risultati delle analisi fatte da altri laboratori, dell’Ispra, dell’Arpa Piemonte, dell’Arpa Lombardia, dell’Arpa Emilia-Romagna; alcuni di questi enti sono in qualche modo “controllati” o controllabili dal governo anche attraverso i rispettivi governatori di regione; ma credo che non sarà possibile che si ripeta il “caso è chiuso”, affermazione con cui la Prestigiacomo ha seppellito la vicenda della Chunski dopo aver manovrato perché tutto fosse messo a tacere. Questa volta i 500 campioni prelevati durante i  91 carotaggi fatti nell’Oliva non possono essere manipolati più di tanto, perché sono lì ed hannno già “parlato” confermando quanto stiamo ripetendo da anni. Quanto alla radioattività, già a suo tempo rilevata dalla stessa Arpacal, pur convinti della volontà del governo di non far conoscere la verità, restiamo in attesa dei risultati delle analisi specifiche non ancora comunicate, sperando che ci possa essere risparmiata un’altra tragica beffa di Stato, dopo quella di Cetraro.

4- Ora gli struzzi sono invitati a togliere la testa dalla sabbia; è arrivato anche per loro il momento di guardare in faccia la realtà ed evitare di diffondere pessimismo o fatalismo con il “ ormai è accaduto, non si potrà fare più niente”. E’ arrivato il momento di smetterla con la solfa che ci hanno ripetuto in faccia per anni:  “così facendo danneggiate l’economia del territorio, voi non volete bene ad Amantea ed alla Calabria”. E noi a ripetere che chi ama la propria terra la vuole pulita e vuole che chi l’ha sporcata la venga subito a ripulire. A differenza di molti di loro, che amano più gli imbrogli e gli affari sporchi o soltanto il danaro, noi amiamo tantissimo la terra dove siamo nati e viviamo, perciò la difendiamo, rischiando non poco, querele comprese, contro chiunque l’ha devastata o la vuole usare per il proprio immondo tornaconto; essa appartiene a tutti i calabresi, non soltanto ai mangiatori di sterco del demonio; perciò d’ora in avanti è necessario ri-organizzarsi per raggiungere l’obiettivo della bonifica.

5- Come dimostrano i casi di Crotone, Sibari, Praia ecc, ottenere la bonifica non sarà facile. Non solo perchè sono necessarie risorse finanziarie consistenti che Governo e Regione prometteranno ma non renderanno disponibili, magari trincerandosi dietro il prossimo disastro del federalimo, ma anche perché le istituzioni locali spesso non riescono ad essere compatte e determinate, facendosi condizionare da appartenenze politiche e preferendo far passare il tempo che affievolisce la memoria collettiva e rende rassegnata la popolazione. Inoltre da un governo regionale che fa venire in Calabria migliaia di tonnellate di rifiuti napoletani per far piacere a Berlusconi non c’è da aspettarsi nulla di buono in tema di difesa ambientale.

6 – Compito del Comitato De Grazia e di tutte le associazioni ambientaliste della Regione, d’ora in avanti, dovrà essere quello di tenere alta la mobilitazione popolare  non solo ad Amantea e nei comuni vicini ma anche in tutta la Regione, per evitare che oltre al danno arrivi anche la beffa. Sappiamo che ci aspettano “lotte dure senza paure” e che, se necessario, dobbiamo alzare il tiro dello scontro con le istituzioni, anche rischiando di essere chiamati “ i nuovi briganti della Calabria”, il che, a 150 anni dall’Unità, non dispiace granchè.  Ma sappiamo anche che con le istituzioni dobbiamo  discutere per spingerle ad agire; perché in ultima istanza  è assegnato a loro il compito di ridarci una Calabria senza veleni,  loro hanno l’obbligo di organizzare e realizzare le bonifiche.

7- Bisogna porsi anche il problema di cosa fare affinchè quello che è accaduto non accada più. Finora è stato possibile ai “padroni dei fiumi” scavare delle enormi buche prelevandone la sabbia, riempirle di veleni e coprirle sotto decine di metri di terra. Controlli sulla loro attività, nessuno. Per tanti sciacalli vi sono stati profitti altissimi, ricavati sia dall’uso incontrollato di beni demaniali sia dal traffico dei veleni interrati. E’urgente porsi il problema di come sottrarre a questi banditi la disponibilità totale del demanio fluviale. Regione e Province devono innanzitutto porre mano ad una nuova legislazione e regolamentazione sull’uso dei beni pubblici in Calabria; Comuni e Province devono coordinarsi per realizzare un controllo continuo e rigido sul demanio attraverso le proprie Polizie; è necessario perseguire fino in fondo funzionari e controllori corrotti che aiutano i pirati dei fiumi ad agire indisturbati. Bonifiche e nuova organizzazione di difesa del territorio devono camminare insieme, altrimenti tutto continuerà come prima.

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