Cosenza manifestazione Acqua Pubblica. Il “De Grazia” c’era

8 dicembre 2010 Commenti chiusi

Il Comitato De Grazia a Cosenza

Il 4 dicembre il Comitato De Grazia era a Cosenza a difendere l’Acqua, un bene comune che è stato “regalato” dai governi ai privati per farne profitti, lucrarci sopra, Mentre i movimenti per l’Acqua di tutto il mondo vorrebbero che la gestione del servizio idrico tornasse ad essere un servizio pubblico.
Perchè l’acqua è di tutti e non ha padroni.

La testimonianza di chi c’era.

Cosenza - Quattro dicembre 2010, la Calabria c’era. Anche oggi, come in tante altre occasioni, per dimostrare che quando crediamo in qualcosa, andiamo avanti nelle nostre battaglie.
C’era per gridare «No alla privatizzazione dell’acqua», che  «l’acqua è un bene di tutti» e che non possiamo permettere che ci venga “portato via” come è già capitato in altri paesi d’Italia, che, a causa della privatizzazione, si ritrovano costi triplicati in bolletta, e pessime qualità dell’acqua a causa dei tagli agli investimenti da parte delle società private. Quindi tutti in piazza, per la richiesta di una moratoria immediata sulle scadenze della Legge Ronchi per fermare i processi di privatizzazione dell’acqua pubblica, in attesa dei referendum sull’acqua previsti per la prossima primavera.
Molte le partecipazioni: da Lamezia, Crotone, Amantea, Catanzaro, Rossano, Reggio Calabria,  e dalla stessa Cosenza, soprattutto giovani come i numerosi studenti dell’Unical, che hanno continuato a manifestare a far sentire la loro voce anche quando i vari gruppi erano arrivati al capolinea e si erano ormai sciolti per tornare a casa.
Il corteo, organizzato dal Coordinamento calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” con il supporto della Cgil di Cosenza, è partito alle 15:30 circa da Piazza Loreto, passando per Via Alimena e arrivando fino a Corso Mazzini, dove sono intervenuti i vari rappresentanti dei comitati presenti, spiegando le ragioni per cui oggi, a Cosenza come a Cancun, e in altre parti del mondo, si scendeva in piazza.
Alla fine degli interventi da parte del Coordinamento, Totonno Chiappetta, poeta cosentino, ha divertito una folla stanca ma ancora attenta, recitando una poesia, e confessando tra l’altro, di essere «alla ricerca di Talete»  filosofo greco , il quale sosteneva che “l’acqua è tutto”.
In serata, su Viale Mancini, la manifestazione si è chiusa con il concerto dei Musicanti nel Vento.
Con la propria terra da salvare nel cuore, i calabresi, si ritroveranno alla prossima manifestazione, sventolando, assieme alle bandiere, la stessa passione e determinazione di oggi.

Asmara Bassetti
Comitato De Grazia

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Domani a Cosenza si scende in piazza per l’Acqua Pubblica contro le privatizzazioni

3 dicembre 2010 Commenti chiusi
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La scheda del Fiume Oliva redatta dal settimanale scientifico Focus

3 dicembre 2010 Commenti chiusi

Il Fiume Oliva

Lunghezza: 19,45 km
Portata media: circa 1,3 metri cubi al secondo
Estensione del bacino: 59,5 kmq
Abitanti nel bacino: circa 2.600

Stato ecologico: non rivelato. I risultati delle analisi sono attualmente coperti da segreto istruttorio per le indagini in corso da parte della Procura di Paola.

Le cause: smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi, discariche abusive di rifiuti solidi urbani e industriali, depurazione civile insufficiente.

Fonte: http://www.focus.it/natura/ambiente/speciali/italia-inquinata-i-fiumi-italiani-nella-crisi-idrica-globale-201011251234_5.aspx

La mappa sei siti contaminati lungo il fiume Oliva (© Comitato civico Natale De Grazia).

CHI LO CONOSCE LO EVITA L’Oliva nasce dalla confluenza di più rivoli che scendono dal Monte Scudiero, in provincia di Cosenza. Scorre verso sud ovest lunga la vallata omonima e attraversa piccoli comuni rurali come Aiello Calabro e Serra D’Aiello. Sfocia nel Tirreno a Campora San Giovanni. Può ingrossarsi per le piogge in autunno e primavera, ma prosciugarsi in estate.

Nonostante sia poco più di un torrente l’Oliva ha meritato l’attenzione dei vertici scientifici e istituzionali italiani. Le Arpa di Calabria, Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, l’Ispra, il Cnr, il Ministero dell’Ambiente, le Commissioni Parlamentari d’Inchiesta sui Rifiuti e sulla Mafia, le Università della Calabria e di Bologna, il Corpo Forestale dello Stato, il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e la Procura di Paola: in questi anni tutti hanno indagato sulla contaminazione dell’Oliva; le ultime campagne di studio sono in pieno svolgimento e i risultati sono coperti dal segreto istruttorio per l’inchiesta della Procura di Paola.

Per capire la preoccupazione di investigatori e scienziati si deve partire dal giudizio di un medico: «Nello studio che ho condotto tra il 2008 e il 2009 per conto della Procura», spiega il dottor Giacomino Brancati, consulente tecnico d’ufficio nell’indagine, «ho evidenziato che nella popolazione che nei decenni scorsi ha vissuto nella valle dell’Oliva vi è un evidente eccesso di mortalità e di ricoveri per malattie cardiovascolari e soprattutto per tumori maligni del colon, del retto, dell’apparato genito-urinario, della mammella e della tiroide». E la mortalità – secondo questo studio – aumenta avvicinandosi al fiume.

RIFIUTI RADIOATTIVI Cosa ci sia di pericoloso nell’Oliva lo aveva già scoperto nel 2004 l’Arpa Calabria e negli anni successivi molte altre indagini hanno purtroppo confermato i risultati: nei sedimenti e terreni dell’Oliva ci sono metalli pesanti tossici e cancerogeni come arsenico, rame, zinco, nichel, vanadio, berilio, piombo, mercurio, selenio, tallio e stagno, oltre a PCB e diossine. Il piombo è stato trovato anche nelle carni dei polli, prova che la contaminazione è entrata nella catena alimentare. Ma soprattutto in alcuni punti sono stati trovati cesio 137, antimonio 124 e cadmio 109: radionuclidi di origine artificiale, ossia rifiuti radioattivi. La concentrazione di queste sostanze, che non possono essere state rilasciate da industrie locali, aumenta scavando in profondità nel terreno: qualcuno ha seppellito rifiuti industriali tossici e radioattivi in questa piccola valle calabrese.

Cava dismessa. Radioattività naturale o provocata dall'uomo?

LA MAPPA DELLE DISCARICHE Il primo allarme l’aveva lanciato il Wwf locale nel 1999, ma era stato accusato di rovinarel’immagine turistica della Calabria. Nel 2004 alcuni militanti fondarono il Comitato civico Natale De Grazia e nel 2009 hanno pubblicato il dossier La valle dei veleni, che ricostruisce la situazione nel dettaglio. «Risalendo il fiume Oliva dal mare verso le sorgenti si incontrano quattro aree fortemente contaminate», spiega Gianfranco Posa, presidente del comitato. «Sotto lo sbarramento, a Serra D’Aiello c’è un sarcofago in cemento armato lungo 100 metri contenente mercurio e rifiuti industriali. Poco più sopra, sulla sponda sinistra, a Foresta c’è un’area contaminata da pcb e diossine, metalli pesanti e sostanze radioattive: si nota rispetto al territorio circostante perché intorno gli alberi sono secchi. Risalendo ancora, sulla riva destra si incontra una discarica abbandonata dove durante l’emergenza rifiuti degli anni ’80 i comuni della zona hanno scaricato tonnellate di rifiuti urbani, industriali e ospedalieri. Infine, poco sopra c’è una cava abbandonata dove è stata rilevata una evidente anomalia termica per la forte presenza di sostanze radioattive nel sottosuolo.»

Qui il fiume lo si guarda “al contrario” e cioè dal mare, perché alcuni pensano che una parte dei rifiuti sia arrivata da lì. Il 14 dicembre 1990 la motonave Jolly Rosso si arenò su queste spiagge: anche se finora le inchieste non sono riuscite a provarlo rimane il sospetto che quella nave trasportasse rifiuti tossici per conto dei “soliti noti” e che dopo il naufragio qualcuno li abbia fatti sparire sotterrandoli nella valle dell’Oliva.

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Il torrente Oliva tra i sette fiumi “orribili” d’Italia. Inchiesta del settimanale Focus

3 dicembre 2010 Commenti chiusi

Gli orribili 7: i fiumi italiani nella crisi idrica globale

fonte: http://www.focus.it/natura/ambiente/speciali/italia-inquinata-i-fiumi-italiani-nella-crisi-idrica-globale-201011251234.aspx

Incuria, degrado, criminalità, indifferenza: il nostro viaggio nell’Italia contaminata continua con lo stesso ritornello. In questa seconda parte ecco sette storie fluviali, selezionate tra tante non perché peggiori di altre, ma perché rappresentative di ciò che accade al patrimonio idrico italiano quasi in ogni luogo del Paese (Giorgio Zerbinati, 25 novembre 2010).

I sette “Orribili” fiumi:

Fiume Aniene

Fiume Aterno-Pescara

Fiume Lambro

Fiume Oliva

Fiume Sacco

Fiume Saline

Fiume Sarno

FIUMI LOCALI, CRISI GLOBALE I fiumi in crisi, titola la copertina del numero di settembre 2010 della prestigiosa rivista scientifica Nature, che dedica diverse pagine alle “minacce globali alla sicurezza idrica e alla biodiversità dei fiumi”. Lo studio dimostra come l’inquinamento da un lato e l’aumento dei prelievi per uso alimentare dall’altro stiano rapidamente impoverendo le riserve d’acqua dolce del pianeta, al punto da prosciugare interi fiumi. Basta dare un’occhiata alle mappe di Nature per rendersi conto che la crisi idrica è globale: l’Italia e i Paesi del Mediterraneo spiccano fra le zone più a rischio (in buona compagnia), il che vuol dire che nei prossimi decenni succederà sempre più spesso di dover decidere chi avrà diritto all’acqua: le città, i campi o i fiumi.

Di allarme idrico si parla da diversi anni. Nel 2006 il giornalista scientifico britannico Fred Pearce ha raccontato nel suo Pianeta senz’acqua che cosa succede in quei luoghi della Terra dove i fiumi ormai si insabbiano prima di arrivare al mare e tutt’attorno avanza il deserto. L’impoverimento dei fiumi è uno degli aspetti della crisi idrica globale: l’acqua che in ogni bacino fluviale scorre attorno, sotto e sopra la superficie è in realtà un tutt’uno e perciò usi impropri o prelievi eccessivi in qualche punto impoveriscono in realtà l’intero sistema che alla fine non avrà più abbastanza acqua per il fiume stesso.
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Amantea 24 ottobre 2009. Il discorso di Don Giacomo Panizza. Il prete che con i disabili “affronta” la mafia di Lamezia Terme

24 novembre 2010 Commenti chiusi

“Le prossime politiche ambientali devono investire con lungimiranza su questo mare. Purtroppo non aiutano a fare bene né a fare presto i silenzi e le frasi di rito di uomini e donne eletti in Calabria per la politica locale, nazionale ed europea, né le parole vuote, le decisioni inefficaci, le indecisioni incomprensibili, di chi dovrebbe o potrebbe fare ma non fa”.

Il 24 ottobre 2009, ad Amantea, una targa commemorativa è stata dedicata al capitano di corvetta Natale De Grazia, medaglia d’oro, morto in circostanze rimaste oscure mentre indagava sul traffico di rifiuti tossici e sul misterioso affondamento di alcune navi nel Mediterraneo. Da quel giorno il lungomare della cittadina calabrese porta il suo nome.

Durante la cerimonia, don Giacomo Panizza, della Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme, ha tenuto l’intervento che riproponiamo. Dopo il saluto, la vedova del capitano, Anna Maria Vespia, ha preso la parola: “Non scoprire la verità fa morire due volte Natale”, ha detto, “Da dove mio marito ha lasciato bisogna continuare. Avete dato valore al suo sacrificio. Tutto questo vale più di una medaglia d’oro perché deriva dalla gente. Questo gesto è bello non solo perché commemorativo ma propositivo. Speriamo che la gente cominci a svegliarsi e a pretendere la verità.” Alla manifestazione nazionale promossa dal locale Comitato Natale De Grazia, che si è snodata per le strade del paese subito dopo, hanno partecipato migliaia di persone, in nome della verità sulle navi dei veleni e per il rilancio della democrazia, della salute e del lavoro in Calabria.
(Lo straniero http://www.lostraniero.net/archivio-2009/12-dicembre-gennaio-n-114-115/181-le-navi-dei-veleni.html)

Segue il discorso di Don Giacomo Panizza pronunciato il 24 ottobre 2009 in occasione dell Manifestazione nazionale contro i Veleni.

«Benarrivata tra noi Signora Anna Maria. Con la scopertura della targa commemorativa da oggi questo lungomare di Amantea prende il nome di suo marito, il comandante De Grazia. Per lei Natale è un nome che fa rivivere affetti e ideali, per noi accende coraggio e senso dello Stato, e l’aspirazione a dare continuità al suo impegno. Le parole Amantea, Cetraro, Crotone, Praia a Mare, Serra Aiello, Tirreno, navi, mare… sono espressioni nostrane che non evocano più turismo, spiagge e sole, verde e blu, ma veleni e tumori, abissi oscuri portatori di malattie e di morte. Oggi siamo tutti e tutte qui, protagonisti, per protestare contro chi inganna, chi fa affari sporchi, chi ha compiti di vigilanza ma non vigila, e siamo qui anche per riprenderci la Calabria più pulita nell’ambiente e nei comportamenti individuali, sociali, politici, amministrativi.
Questa di oggi è una protesta della società civile. La popolazione che ha visto lo scempio del mare rifiuta espedienti per galleggiare a malapena. Qui la gente ci vuole vivere, non sopravvivere. Chi ha affondato navi e scaricato veleni nel mare sono imprenditori e imprese bluff. Chi vi ha collaborato sono affaristi sporchi che inquinano pure se stessi e i loro figli, sono ’ndrangheta e mafie, sono i loro sodali colletti bianchi ben accasati nelle PPAA e nelle Istituzioni, conniventi con nemici occulti del bene comune, del mare nostrum, della democrazia. Costoro intendono far passare il modello dell’appropriazione criminale, vigliacca e occulta di ditte e di gruppi spacciandosi per modelli imprenditoriali.
Senza tema di populismo credo che si possa affermare che i veleni inabissati in questo mare non sono originati in Calabria, ma prodotti da varie ditte di vari Nord. Come dir loro che sono criminali? Noi intendiamo individuare chi li copre e assolve. La loro logica criminale fa un salto di qualità e di quantità che spiazza perfino il classico metodo del racket in cui la ’ndrangheta e le varie mafie incrementano i loro misfatti caso per caso, negozio dopo negozio, ditta dopo ditta, presentandosi a viso scoperto per far pagare e sottomettere persone, aziende e territori. Invece qui essi consumano crimini nel massimo silenzio. Si accontentano: gli basta semplicemente fare soldi!
Però il mare si ritorce contro, avvelenando tutti: contamina gli ingenui che non sanno, ammorba coloro che sanno ma per paura tacciono, inquina noi anche se sappiamo e ci ribelliamo. Il mare presenterà il conto anche ai criminali stessi!
Perciò la protesta di oggi è anche propositiva, è un invito a riprenderci la vita e la Calabria. Immaginate che un giorno si giunga al punto di concepire questo tratto di mare come un’area dismessa, un mare da svendere o forse da recuperare nel corso di secoli o di millenni.
Qualche imbecille capace di affermare che questo è un problema calabrese, o solo del sud, lo incontreremo ancora. Ma il mare nostrum non appartiene solo ai litorali calabresi: è europeo e mondiale; è di tutti e per tutti. In risposta a questo disastro di veleni e inquinamenti non vogliamo leggi del caso per caso, fuori contesto. E non vogliamo leggi superficialmente rassicuranti ma farraginose nelle procedure, o timide nell’indicazione dei costi e delle responsabilità. Non vogliamo che si ragioni ancora con la paura dei costi e dei conti, mentre per talune opere non urgenti, o addirittura inutili e dannose, ci si vanta di investimenti faraonici. Responsabilmente, noi vogliamo conoscere quanto costa pulire e prevenire in termini di impegni economici, e quanto ci costa in nuovi stili di vita civili e di legalità. Per questo oggi siamo qui: per dire che noi ci siamo e ci stiamo a mutare le cose!
Pacificamente, noi vogliamo esserci dentro una politica-chiave per l’ambiente e l’economia, per il mare e la democrazia. Vogliamo partecipare a una politica sostenibile che possa esprimere la doppia fedeltà: alla tutela del mare e del lavoro nel mare; doppia fedeltà alla riqualificazione del territorio e degli impieghi a ciò confacenti; fedeltà all’ecologia e a un’economia locale dignitosa e senza gabbie che sanciscono disuguaglianze.
Le prossime politiche ambientali devono investire con lungimiranza su questo mare. Ne va anche di non poca occupazione sulla terra, sulle coste, nella regione intera. Auspichiamo che si faccia presto, perché certi problemi prima si fronteggiano e più sono risolvibili. Purtroppo non aiutano a fare bene né a fare presto i silenzi e le frasi di rito di uomini e donne eletti in Calabria per la politica locale, nazionale ed europea, né le parole vuote, le decisioni inefficaci, le indecisioni incomprensibili, di chi dovrebbe o potrebbe fare ma non fa. Noi oggi manifestiamo perché vogliamo sentirci di casa in un territorio e in una Repubblica capaci di mettere ai margini gli avvelenatori, affaristi, mafiosi e collusi. Vogliamo sentirci di casa in un territorio e in una Repubblica capaci di rimettere al centro il presente e il futuro di questa terra di Calabria, col suo mare, col suo cielo e con la sua gente».

Di Don Panizza e delle sue attività a Lamezia Terme (CZ), ha parlato Roberto Saviano nell’ultima puntata andata in onda di “Vieni via con me

Don Giacomo Panizza e le dieci cose che gli piacciono del Sud

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Rifiuti e veleni

23 novembre 2010 Commenti chiusi

Traffico di rifiuti

15.600 metri di altezza con una base di tre ettari è la montagna di rifiuti che le imprese criminali gestiscono.

Roberto Saviano a “Vieni via con me” parla del traffico dei rifiuti, anche di quelli speciali e molto pericolosi, come quelli interrati nel fiume Oliva o nel sottosuolo di Crotone. Rifiuti che provengono anche dal Nord Italia.

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Acqua gratis in piazza

19 novembre 2010 Commenti chiusi

Acqua Pubblica si torna in piazza!

Iniziativa del comitato “De Grazia” per promuovere la manifestazione del 4 dicembre a Cosenza contro le privatizzazioni. Il “De Grazia” domenica distribuirà acqua in piazza… gratis

Domenica ad Amantea in piazza Commercio, se le condizioni atmosferica lo permetteranno, sarà offerta ai passanti un bicchiere di acqua pubblica spillata dalle migliori sorgenti locali, a testimonianza che l’acqua del rubinetto non può essere mercificata come un bene qualsiasi perché è essenziale alla vita.

Al gazebo allestito dai volontari del “De Grazia”, sarà possibile dare adesione alla manifestazione del 4 dicembre a Cosenza per sostenere la moratoria, e se i numeri delle adesioni lo permetteranno sarà organizzato un pulman gratuito in partenza da Amantea.

Il comitato civico Natale De Grazia, dopo il successo della campagna contro la privatizzazione dell’acqua a sostegno dei referendum, durante la quale sono state raccolte nel solo comprensorio di Amantea circa 1.000 firme in sole tre uscite pubbliche, torna in piazza domenica prossima per sostenere la proposta di moratoria e promuovere la manifestazione regionale che si terrà sabato 4 dicembre a Cosenza. La moratoria è un provvedimento richiesto dai movimenti per l’acqua alle forze politiche e istituzionali per sospendere tutte le scadenze previste dal “Decreto Ronchi” e impedire la soppressione delle Autorità d’Ambito territoriale (ATO).

La decisione di sopprimere le ATO, come organi di decisione da parte dei Comuni sui modelli di affidamento del servizio idrico, rischia di far accelerare i processi di privatizzazione e va di conseguenza posticipata dopo aver acquisito i risultati del referendum.

Poiché in caso di elezioni anticipate, la scadenza referendaria, attualmente prevista per la primavera 2011, verrebbe posticipata di un anno, si chiede anche a Governo e Parlamento l’emanazione di un provvedimento di deroga a quanto previsto dalla Legge 352/1970, in modo da poter svolgere i referendum sul’acqua comunque entro l’anno prossimo.

I cittadini che hanno posto la loro firma a favore dei referendum hanno capito che la battaglia per l’acqua pubblica è una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale ad un bene comune. Concetti incompatibili con ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita. La straordinaria raccolta di firme referendaria e la diffusa consapevolezza sociale sul tema dell’acqua richiedono il rispetto, da parte delle istituzioni, di una volontà popolare già espressa, quella di poter votare prima possibile su un tema essenziale per la vita delle persone.

Amantea, 19/11/2010

Comitato civico “Natale De Grazia”

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Solo i referendum possono salvare l’acqua dalla privatizzazione

18 novembre 2010 Commenti chiusi

La Corte Costituzionale boccia i ricorsi delle Regioni al decreto Ronchi. Necessari i Referendum e un immediato provvedimento di moratoria. Sabato 4 dicembre i comitati per l’acqua pubblica manifestano in tutto il mondo


Roma, 17 nov. 2010 - Oggi pomeriggio la Corte Costituzionale ha bocciato i ricorsi che alcune regioni avevano opposto al Decreto Ronchi. La privatizzazione dei servizi idrici andrà avanti a tappe forzate.

A questo punto i tre referendum per l’acqua pubblica previsti per la prossima primavera sono l’unica strada per salvare questo bene comune dalla speculazione e dalle logiche di mercato.

Il Comitato Promotore dei referendum ribadisce la necessità di approvare un immediato provvedimento di moratoria sugli affidamenti dei servizi idrici previsti dal Decreto Ronchi perché il voto referendario sia uno strumento di reale partecipazione democratica.

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Acqua pubblica. Verso la manifestazione del 4 dicembre

17 novembre 2010 Commenti chiusi

Il prossimo 4 dicembre in tutto il mondo si manifesterà contro la privatizzazione dell’acqua.

Il comitato De Grazia” parteciperà alla manifestazione regionale di Cosenza.

Firma la moratoria, http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_petitions&view=petition&id=169 un provvedimento di MORATORIA sulle scadenze previste dal “decreto Ronchi” e sulla normativa di soppressione delle Autorità d’Ambito territoriale (ATO).


Moratoria subito, diritto al voto nel 2011

Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini di questo Paese hanno firmato i tre quesiti referendari promossi dal Forum italiano dei Movimenti per l’acqua e da una grandissima coalizione sociale raccolta nel Comitato Promotore.

Hanno posto la loro firma perché hanno capito che la battaglia per l’acqua pubblica è una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale ad un bene comune. Concetti incompatibili con ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita.

Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto in discussione tutta la normativa attualmente vigente in tema di gestione del servizio idrico, a partire dal “decreto Ronchi” che ne vuole rendere definitiva la privatizzazione.

Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto un’imprescindibile questione di democrazia: sulla gestione di un bene essenziale alla vita la decisione non può essere delegata ad alcuno ma deve appartenere a tutti attraverso il referendum.
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Fiume Oliva, interrogazione al ministro Prestigiacomo

17 novembre 2010 Commenti chiusi

Calabria: Bruno (Api) a Min.Ambiente, intervenire su fiume Oliva

(ASCA) – Cosenza, 16 nov – ”L’area ricadente tra i comuni di Amantea, Serra d’Aiello e Aiello Calabro, lungo l’alveo del fiume Oliva, gia’ durante l’estate 2009 era stata oggetto di analisi, perche’ sembrerebbe che in questa zona della Calabria l’incidenza tumorale, evidenziata da alcune ricerche epidemiologiche, sia molto piu’ alta che altrove. L’inchiesta della procura di Paola era partita proprio in seguito a questa strana casistica tumorale. I risultati delle ispezioni dell’Arpacal, consegnati da poco al procuratore Bruno Giordano, sembrerebbero confermare le preoccupazioni registrate. I 91 carotaggi effettuati per otto chilometri lungo il percorso del fiume hanno rilevato fanghi industriali e idrocarburi”. Lo afferma Franco Bruno di Alleanza per l’Italia che ha reso noto di aver rivolto un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. ”Il senatore di ApI, – informa una nota – da sempre attento ai problemi ambientali, ha infatti chiesto di far luce su un altro fattore inquietante. Pare, infatti, che alcuni carotaggi abbiano rilevato valori alti di radioattivita”’. Per cui Bruno chiede se il Ministro ”possieda gia’ i risultati delle analisi effettuate da parte delle Agenzie incaricate di analizzare i campioni per la presenza di sostanze radioattive, ed in caso negativo quando i dati richiesti verranno forniti”. Bruno chieda ” come si intenda procedere per favorire, eventualmente, la ricerca dei responsabili dell’inquinamento della valle del fiume Oliva che hanno arrecato danni non solo all’ambiente e al territorio circostante ma anche agli abitanti e se, e in che modalita’, si stia pensando ad un progetto di bonifica che potrebbe essere necessario con urgenza”.

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