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Amantea 24 ottobre 2009. Il discorso di Don Giacomo Panizza. Il prete che con i disabili “affronta” la mafia di Lamezia Terme

24 novembre 2010

“Le prossime politiche ambientali devono investire con lungimiranza su questo mare. Purtroppo non aiutano a fare bene né a fare presto i silenzi e le frasi di rito di uomini e donne eletti in Calabria per la politica locale, nazionale ed europea, né le parole vuote, le decisioni inefficaci, le indecisioni incomprensibili, di chi dovrebbe o potrebbe fare ma non fa”.

Il 24 ottobre 2009, ad Amantea, una targa commemorativa è stata dedicata al capitano di corvetta Natale De Grazia, medaglia d’oro, morto in circostanze rimaste oscure mentre indagava sul traffico di rifiuti tossici e sul misterioso affondamento di alcune navi nel Mediterraneo. Da quel giorno il lungomare della cittadina calabrese porta il suo nome.

Durante la cerimonia, don Giacomo Panizza, della Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme, ha tenuto l’intervento che riproponiamo. Dopo il saluto, la vedova del capitano, Anna Maria Vespia, ha preso la parola: “Non scoprire la verità fa morire due volte Natale”, ha detto, “Da dove mio marito ha lasciato bisogna continuare. Avete dato valore al suo sacrificio. Tutto questo vale più di una medaglia d’oro perché deriva dalla gente. Questo gesto è bello non solo perché commemorativo ma propositivo. Speriamo che la gente cominci a svegliarsi e a pretendere la verità.” Alla manifestazione nazionale promossa dal locale Comitato Natale De Grazia, che si è snodata per le strade del paese subito dopo, hanno partecipato migliaia di persone, in nome della verità sulle navi dei veleni e per il rilancio della democrazia, della salute e del lavoro in Calabria.
(Lo straniero http://www.lostraniero.net/archivio-2009/12-dicembre-gennaio-n-114-115/181-le-navi-dei-veleni.html)

Segue il discorso di Don Giacomo Panizza pronunciato il 24 ottobre 2009 in occasione dell Manifestazione nazionale contro i Veleni.

«Benarrivata tra noi Signora Anna Maria. Con la scopertura della targa commemorativa da oggi questo lungomare di Amantea prende il nome di suo marito, il comandante De Grazia. Per lei Natale è un nome che fa rivivere affetti e ideali, per noi accende coraggio e senso dello Stato, e l’aspirazione a dare continuità al suo impegno. Le parole Amantea, Cetraro, Crotone, Praia a Mare, Serra Aiello, Tirreno, navi, mare… sono espressioni nostrane che non evocano più turismo, spiagge e sole, verde e blu, ma veleni e tumori, abissi oscuri portatori di malattie e di morte. Oggi siamo tutti e tutte qui, protagonisti, per protestare contro chi inganna, chi fa affari sporchi, chi ha compiti di vigilanza ma non vigila, e siamo qui anche per riprenderci la Calabria più pulita nell’ambiente e nei comportamenti individuali, sociali, politici, amministrativi.
Questa di oggi è una protesta della società civile. La popolazione che ha visto lo scempio del mare rifiuta espedienti per galleggiare a malapena. Qui la gente ci vuole vivere, non sopravvivere. Chi ha affondato navi e scaricato veleni nel mare sono imprenditori e imprese bluff. Chi vi ha collaborato sono affaristi sporchi che inquinano pure se stessi e i loro figli, sono ’ndrangheta e mafie, sono i loro sodali colletti bianchi ben accasati nelle PPAA e nelle Istituzioni, conniventi con nemici occulti del bene comune, del mare nostrum, della democrazia. Costoro intendono far passare il modello dell’appropriazione criminale, vigliacca e occulta di ditte e di gruppi spacciandosi per modelli imprenditoriali.
Senza tema di populismo credo che si possa affermare che i veleni inabissati in questo mare non sono originati in Calabria, ma prodotti da varie ditte di vari Nord. Come dir loro che sono criminali? Noi intendiamo individuare chi li copre e assolve. La loro logica criminale fa un salto di qualità e di quantità che spiazza perfino il classico metodo del racket in cui la ’ndrangheta e le varie mafie incrementano i loro misfatti caso per caso, negozio dopo negozio, ditta dopo ditta, presentandosi a viso scoperto per far pagare e sottomettere persone, aziende e territori. Invece qui essi consumano crimini nel massimo silenzio. Si accontentano: gli basta semplicemente fare soldi!
Però il mare si ritorce contro, avvelenando tutti: contamina gli ingenui che non sanno, ammorba coloro che sanno ma per paura tacciono, inquina noi anche se sappiamo e ci ribelliamo. Il mare presenterà il conto anche ai criminali stessi!
Perciò la protesta di oggi è anche propositiva, è un invito a riprenderci la vita e la Calabria. Immaginate che un giorno si giunga al punto di concepire questo tratto di mare come un’area dismessa, un mare da svendere o forse da recuperare nel corso di secoli o di millenni.
Qualche imbecille capace di affermare che questo è un problema calabrese, o solo del sud, lo incontreremo ancora. Ma il mare nostrum non appartiene solo ai litorali calabresi: è europeo e mondiale; è di tutti e per tutti. In risposta a questo disastro di veleni e inquinamenti non vogliamo leggi del caso per caso, fuori contesto. E non vogliamo leggi superficialmente rassicuranti ma farraginose nelle procedure, o timide nell’indicazione dei costi e delle responsabilità. Non vogliamo che si ragioni ancora con la paura dei costi e dei conti, mentre per talune opere non urgenti, o addirittura inutili e dannose, ci si vanta di investimenti faraonici. Responsabilmente, noi vogliamo conoscere quanto costa pulire e prevenire in termini di impegni economici, e quanto ci costa in nuovi stili di vita civili e di legalità. Per questo oggi siamo qui: per dire che noi ci siamo e ci stiamo a mutare le cose!
Pacificamente, noi vogliamo esserci dentro una politica-chiave per l’ambiente e l’economia, per il mare e la democrazia. Vogliamo partecipare a una politica sostenibile che possa esprimere la doppia fedeltà: alla tutela del mare e del lavoro nel mare; doppia fedeltà alla riqualificazione del territorio e degli impieghi a ciò confacenti; fedeltà all’ecologia e a un’economia locale dignitosa e senza gabbie che sanciscono disuguaglianze.
Le prossime politiche ambientali devono investire con lungimiranza su questo mare. Ne va anche di non poca occupazione sulla terra, sulle coste, nella regione intera. Auspichiamo che si faccia presto, perché certi problemi prima si fronteggiano e più sono risolvibili. Purtroppo non aiutano a fare bene né a fare presto i silenzi e le frasi di rito di uomini e donne eletti in Calabria per la politica locale, nazionale ed europea, né le parole vuote, le decisioni inefficaci, le indecisioni incomprensibili, di chi dovrebbe o potrebbe fare ma non fa. Noi oggi manifestiamo perché vogliamo sentirci di casa in un territorio e in una Repubblica capaci di mettere ai margini gli avvelenatori, affaristi, mafiosi e collusi. Vogliamo sentirci di casa in un territorio e in una Repubblica capaci di rimettere al centro il presente e il futuro di questa terra di Calabria, col suo mare, col suo cielo e con la sua gente».

Di Don Panizza e delle sue attività a Lamezia Terme (CZ), ha parlato Roberto Saviano nell’ultima puntata andata in onda di “Vieni via con me

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