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Per l’Oliva si richiede la stessa determinazione dimostrata per Coreca

10 marzo 2015

A rischio la salute di una popolazione di ventimila persone

Il caso Coreca oscura l’Oliva

Alfonso Lorelli del comitato De Grazia lancia la provocazione 

di Rino Muoio sul Quotidiano del Sud (domenica 8 marzo 2015, pag. 23)

Amantea, 8 marzo 2015 – “Altro che scoglio di Coreca! Altro che difesa di pochi interessi privati. La mancata bonifica dell’Oliva mette a repentaglio il sacrosanto diritto alla tutela della salute e della vita di 20.000 persone. Perciò a nessuno può più essere consentito di fare lo struzzo. Sarebbe un comportamento omicida”.

E’ diretto e preoccupato l’intervento del professore Alfonso Lorelli, intellettuale e voce autorevole del Comitato “De Grazia”, l’associazione che da decenni combatte sulle grandi questioni ambientali del territorio e della regione, a cominciare da quella dell’invasiva, inquietante e accertata presenza di centinaia di metri cubi di sostanze altamente inquinanti e nocive presenti nell’alveo del fiume Oliva, sulla quale, per altro, è incardinato un processo, che si sta celebrando in questi mesi presso il Tribunale di Cosenza, avviatosi al termine di una delicata e complessa indagine della Procura della Repubblica di Paola, guidata dal dottor Bruno Giordano.
Il professore Lorelli interviene mentre, nelle scorse settimane, l’attenzione dei cittadini si è concentrata sulla vicenda del contestato progetto di salvaguardia del tratto di costa di Coreca, per il quale è stato ora affidato un studio all’Unical.
Una giusta e forte attenzione dell’opinione pubblica che, sostiene, tuttavia, andrebbe riposta forse con ancora maggiore determinazione sulla vicenda dell’Oliva.”
Coreca? Ma della valle dell’Oliva che ne facciamo? – chiede Lorelli. La Regione Calabria, il Comune di Amantea, funzionari, assessori, sindaci, si stanno spendendo con determinazione per “salvare”(dicono loro) lo scoglio grande di Coreca. Vogliono che venga spesa, comunque, la somma di un milione e centomila euro per la costruzione della barriera di difesa programmata e finanziata su di un improvvisato ed occasionale progetto sul quale non tutta l’amministrazione del tempo era d’accordo. Ora hanno deciso di affidare all’Unical (che a volte viene considerata come foglia di fico scientifica) una nuova progettazione che abbia minore impatto ambientale e possa evitare la deturpazione di un luogo storico del turismo calabrese; ma forse quadrare il cerchio non è possibile per nessuno.
Tutto questo attivismo è stato indotto dalle prese di posizione di associazioni, cittadini, esponenti dell’istituzione locale, a difesa dello scoglio e contro un mostruoso intervento che prevede la costruzione di una barriera di massi emersi per due metri dal livello dell’acqua.
Non è lo scoglio ad essere in pericolo – spiega allora il professore. Non esiste una dimostrazione scientifica che esso è prossimo al collasso; esso resiste da millenni alla furia delle onde. Lo sono invece alcuni interessi privati circostanti, sanati i quali altri se ne produrrebbero di ben più grave entità.
La ragione di tanta ostinazione non è la difesa dello scoglio ma il non voler perdere un finanziamento, ed altro ancora. Mi pongo una domanda: come mai altrettanta attenzione, altrettanti e maggiori finanziamenti, altrettanta mobilitazione non vi è stata e non vi è sull’urgenza di bonificare il fiume Oliva? Perché su questa grande tragedia che colpisce il territorio e le popolazioni di 4 Comuni si continua a voler nascondere la testa sotto la sabbia? A non lottare con determinazione, anzi con ostinazione, per ottenere la bonifica dei siti inquinati da veleni pericolosissimi per la salute della popolazione? Mi domando se questo atteggiamento di rimozione del pericolo che incombe su 20.000 persone dipende dalla incapacità a capire, ed a far capire, la gravità della situazione, o dalla convinzione, quasi generale, che è meglio dimenticare, tacere, far finta che tutto sia stato un brutto sogno causato da brutti fantasmi. Eppure in quel fiume si trovano 140.000 metri cubi di rifiuti pericolosi, tossici e nocivi il cui illecito interramento “ha determinato una serie di gravi danni ambientali, attuali e temporanei, fonte di rischio di aggravamento ed estensione della contaminazione… e di un aumento statistico, presso la zona in esame, di patologie associabili alle sostanze inquinanti rinvenute nei suoli e nelle acque” (Relazione ISPRA).
Novantuno carotaggi e 500 prelievi analizzati hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, la presenza di enormi e diverse sostanze inquinanti e pericolose nell’alveo dell’Oliva. E nulla smentiscono le saltuarie analisi delle acque del mare che, spesso,  vengono considerate pulite anche quando “de visu” sono ben sature di inquinanti di ogni specie.
Quantunque persista un grave pericolo per la salute della popolazione – insiste – le istituzioni si impegnano di più quando si tratta di costruire una barriera di massi che deturperà uno dei luoghi più belli della Calabria, che non quando si dovrebbe difendere il bene primario dei cittadini che è la salute.
Si possono sperperare un milione e centomila euro per costruire un ecomostro a Coreca ma non per bonificare qualche sito del nostro fiume. Tanto chi si ammala, chi si è già ammalato, non può mai dimostrare il rapporto di causa con quelle sostanze velenose interrate nell’Oliva, e vivrà il proprio dramma nel suo isolamento familiare.
Mentre del Registro tumori si continua ciarlare solo in qualche convegno.
La Regione Calabria, i Comuni, lo Stato non possono continuare ad avere un atteggiamento di “rimozione” del pericolo; è ampiamente dimostrato che in alcuni siti del fiume Oliva (Carbonara, Foresta ed aree limitrofe) la concentrazione di veleni è talmente alta da richiedere la bonifica urgente ed indilazionabile.
Per bonificare l’intera vallata sarebbero necessari almeno 20 milioni di euro. Urgenza, necessità e buon senso imporrebbero che in attesa di un tale finanziamento, almeno si mettesse mano alle aree più pericolose, anche con fondi minori ma spendibili. I sindaci ed il neo presidente della Regione Oliverio (che conosce il problema e lo conosce ancora di più il capo della sua segreteria Franco Iacucci) – conclude – sono chiamati alle loro responsabilità, finora tutte disattese”.

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