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I movimenti per l’Acqua pubblica presentano una proposta di legge regionale

14 gennaio 2013

Critiche alla proposta della Giunta regionale

Negli ultimi anni anche in Calabria, come nel resto d’Italia, si è diffusa la consapevolezza sociale dei rischi connessi alla mercificazione del bene comune acqua, e dimostrazione ne è la vittoria dei Sì ai referendum del giugno 2011: 780mila calabresi, oltre la metà degli aventi diritto al voto,  si  sono  espressi  chiaramente  contro  la  privatizzazione  del  servizio idrico,  sostenendo  i  quesiti  referendari  promossi  dal  Comitato  “2  Sì  per  l’Acqua  Bene Comune”.

Ma la politica è sorda e non vuole saperne di dare seguito alla manifesta volontà popolare. In Calabria, con  la deliberazione n. 545 del  10  dicembre  scorso  la  Giunta Regionale ha presentato una  proposta di legge in materia di risorse idriche con la quale, sotto la fuorviante dicitura di “società di interesse pubblico”, intende mantenere la Sorical nella sua attuale forma di società di diritto privato ed a scopo di lucro nata da una pseudo-privatizzazione. In particolare, nella proposta di legge regionale si stabilisce che la Sorical S.p.A. “per la gestione operativa può […] costituire una  società  mista  pubblicoprivata”, ripresentando tale e quale il rovinoso meccanismo precedente, con l’unica non irrilevante differenza che “per  la realizzazione e l’approvvigionamento  di lavori,  servizi e forniture”, cioè ciò per cui servono i maggiori investimenti, si avrà una in-house, mentre per la gestione operativa (il segmento più “allettante”) resta tutto come prima.

Eppure il giudizio sulla fallimentare esperienza della privatizzazione è unanime: solo un mese fa, dal dibattito avvenuto nel Consiglio regionale, abbiamo appreso che “la multinazionale Veolia  non  ha  MAI  versato  nulla  in  questi  anni” e che la Regione Calabria era una “mucca da mungere per fare tutto quello che era possibile per favorire il privato che non era controllato né si faceva controllare”. Una per una, quasi tutte le critiche e perplessità espresse nel corso degli anni dal Coord. “Bruno Arcuri” sono state riprese e fatte proprie da gran parte del Consiglio Regionale: le convenzioni forzose della Sorical con diversi Comuni, verso i quali si inoltravano atti di diffida per giustificare una consulenza di 800 mila euro l’anno con uno studio di Napoli; gli investimenti (non) realizzati, con la Regione Calabria che in questi anni ha erogato risorse per 147 milioni di euro contro il nulla della parte privata;  il mutuo con la Depfa Bank  e altri debiti, per cui la Regione Calabria rischia di avere un danno di 385 milioni di euro che “grava e graverà sulle spalle dei cittadini calabresi”;  la mancanza  di  controllo, per cui l’assessore ai lavori pubblici, che detiene la maggioranza della  Sorical  SpA,  chiedendo  documentazioni  e  informazioni  “non  era  nelle  condizioni  di riceverle”.  Resta  inoltre  completamente  aperto  il  problema  delle  tariffe  illegittime applicate  ai  comuni, “certificata”  di  recente  nella  relazione  della Corte  dei  Conti  della Calabria, che comporta un maggior esborso valutabile in decine di milioni di euro.

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