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Dietro le navi dei veleni L’ombra lunga dei servizi segreti

20 febbraio 2010

Dietro le navi dei veleni l’ombra lunga dei servizi segreti

sabato, febbraio 20th, 2010

di Vincenzo Mulé

Fonte: http://www.gliitaliani.it/?p=564

Proseguono le audizioni in Commissione rifiuti: in tutte emerge la costante presenza di pezzi deviati dello Stato. Erano a conoscenza degli affondamenti, scendevano a patti con la ‘ndrangheta e ostacolavano le indagini

Un nome. Uno soltanto. Dietro il quale si nasconde la verità sulle navi dei veleni, i relitti carichi di rifiuti che, secondo ormai numerose testimonianze, sarebbero stati affondati tra gli anni Ottanta e Novanta nel Mediterraneo. Al nominativo, però, forse non si arriverà mai. Per colpa di una carenza del nostro ordinamento legislativo, che non prevede per chi commercia rifiuti l’iscrizione a un albo professionale. «Anche se un giorno trovassimo la pistola fumante – spiega Camillo Piazza, nella precedente legislatura vicepresidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti – sarebbe impossibile risalire ai produttori di rifiuti. In quegli anni, poi, era prassi che le grandi imprese costituissero società ad hoc per mettere in commercio i rifiuti. Società che potevano morire anche il giorno dopo aver ultimato il lavoro. Bastava un cambio di bolla, e il rifiuto rinasceva. Dal nulla».

In una recente interrogazione parlamentare, Elisabetta Zamparutti, deputata radicale del Pd, riprendendo i dati pubblicati nel rapporto Ecomafie, ha sottolineato come ogni anno in Italia circa 31 milioni di tonnellate di rifiuti sfuggono alla gestione del recupero o dello smaltimento. «Più passa il tempo e più mi convinco che la vicenda sia composta da più filoni». Raggiunto telefonicamente dopo una giornata passata ad ascoltare testimonianze, Alessandro Bratti, componente dell’attuale commissione Ecomafie, sottolinea come nella vicenda «stia progressivamente emergendo il ruolo dei servizi segreti. Il problema è avere riscontri concreti ». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Gaetano Pecorella, presidente della commissione, secondo il quale «oltre a quella ormai appurata della criminalità organizzata starebbe emergendo anche l’interferenza da parte dei servizi».

Nel corso della sua audizione Rino Martini, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato, ha raccontato di quando si trovava, per un incontro sulla questione, in un ristorante chiuso al pubblico. «A un certo punto – ha detto – sono arrivate due persone a bordo di un’auto che è poi risultata essere dei servizi segreti». Episodi già raccontati, anche con maggiore dovizia di particolari, lo scorso 20 gennaio dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, Nicola Maria Pace sentito dalla stessa Commissione. I due, all’epoca, insieme con il procuratore Neri, collaboravano nelle indagini sulle navi affondate. Pace, in qualità di procuratore di Matera: «Per sviare gli antagonisti con Neri decidiamo di vederci non a Matera o a Reggio Calabria, ma a Catanzaro e durante la trasferta, mentre personalmente non mi accorsi di niente perché nella mia macchina non avevo scorta e durante il viaggio sonnecchiavo, Neri che aveva una scorta si accorse con i suoi e verificò con i computer di bordo di essere seguito da una macchina della ’ndrangheta. Fece scattare l’allarme, mi telefonò, prendemmo direzioni diverse e riuscimmo a tornare». Il pool investigativo, poi, fu oggetto di attenzioni “particolari” anche durante una trasferta a Brescia: «Fui proprio io – continua Pace – a scoprire che qualcuno ci stava filmando da un camper parcheggiato a poca distanza dalla sede del Corpo forestale dello Stato. Proposi di perquisire il camper, ma si considerò più opportuno far finta di niente».

Seguirono i 15 giorni più inquietanti di tutta l’inchiesta: improvvisamente, il colonnello Martini, regista delle indagini e delle attività strettamente investigative, si dimette. Ma, soprattutto, muore il comandante Natale De Grazia: «Quando è giunta la notizia della morte io, Neri e altri non abbiamo avuto dubbi sul fatto che quella morte non fosse dovuta a un evento naturale. Avevo sentito De Grazia alle 10:30 di quella mattina, mi aveva detto che si sarebbe recato prima a Massa Marittima e poi a la Spezia». Nello stesso colloquio, De Grazia comunicava a Pace che lo avrebbe aspettato a Reggio Calabria per portarlo con una nave sul punto esatto. Quello dove era affondata la Rigel.

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