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Archivio per gennaio 2011

Amantea: il Wwf critica il progetto per difendere gli scogli di Coreca dall’erosione

3 gennaio 2011 Commenti chiusi

Coreca, una delle più belle spiagge della costa tirrenica, presto sarà protetta dai marosi con una barriera  di massi. Falsetti (Wwf Calabria) chiede al comune di Amantea che vengano coinvolti altri enti per elaborare un progetto meno invasivo «quello attuale manca della Valutazione di impatto ambientale».

- di Francesco Saverio Falsetti*

Coreca, gli scogli

Coreca, gli scogli

Amantea 3.1.2011 – Siamo nel  2011 ma, ciò nonostante, ad Amantea si fanno le stesse scelte degli anni ’80.

Solo da noi la lungimiranza politica poteva proporre di salvaguardare l’ultimo “bel colpo d’occhio” che ad Amantea è rimasto “gli Scogli di Coreca”, solo qui dopo quanti danni hanno provocato i pennelli si potevano proporre, ancora, massi in mare.

Facciamo un po’ di dietrologia: negli anni 70/80/90 si è “chiuso un occhio “ sui prelievi selvaggi di inerti lungo i fiumi, questo ha fatto si che a mare non arrivassero quei materiali necessari  a mantenere, naturalmente,  le nostre spiagge.

Come se non bastasse per proteggere quanto costruito lungo le coste, tante volte abusivamente (quindi si era chiuso l’altro occhio), si è pensato bene di creare dei pennelli emersi lungo la costa (terribili cordoni di massi in cemento) realizzati dalle stesse ditte che negli anni passati avevano provveduto ai prelievi abusivi di inerti.

Come se non bastasse ancora, si è pensato di dare una parvenza “ambientalista” alla cosa, e per un po’ si sono usati massi di cava per proteggere la nostra costa (al danno sommiamo la beffa se si da un’occhiata nell’entroterra – per esempio ad Aiello Calabro – ma non solo ad Aiello, dove sono sparite intere montagne).

Siamo sicuri che in loco ci siano le professionalità necessarie per pensare ad un Piano Integrato che vada a salvaguardare l’intera costa tirrenica – ma se tali professionalità non fossero sufficienti potremmo pensare di coinvolgere Enti come l’Università della Calabria, CNR ed altri per avviare comunque un momento di confronto per cercare la soluzione ai processi erosivi, salvaguardare le nostre coste cercando però tutte le soluzioni riducendo al minimo l’impatto ambientale e salvaguardando la bellezza dei luoghi – fiore all’occhiello di questa nostra terra.

Anche gli abitanti della frazione Coreca vogliono la protezione dell’arenile, ma non con barriere frangiflutti o pennelli emersi addirittura due metri e mezzo sopra il livello dell’acqua – è pensiero comune che una scelta così scellerata ammazzerebbe Coreca con il suo luogo simbolo (Lo Scoglio) e, probabilmente, anche l’immagine stessa di Amantea.

Secondo noi ambientalisti  esistono metodi meno impattanti come il cosiddetto “ripascimento morbido” consistente nel versamento di sabbia dove necessario e la costruzione di barriere soffolte, quindi al di sotto del pelo dell’acqua.

Altrove le barriere di massi  e/o i pennelli sono solo “un brutto ricordo”, ormai l’erosione si combatte con nuove tecnologie per esempio  per quanto riguarda i pennelli, ovvero le dighe perpendicolari alla riva, si realizzano soffolte (sotto il livello del mare) e non utilizzando massi, ma geotubi in polipropilene riempiti di sabbia.

Questi geotubi  sono (manufatti realizzati in geotessuti) sono in pratica grandi sacchi posati sul fondo che agiscono allontanando dalla riva le correnti longitudinali alla costa che, diversamente, tenderebbero ad asportare nuove porzioni di arenile.

Il vantaggio di tale tecnologia rispetto alle classiche scogliere in massi è fondamentalmente legato alla semplicità, alla rapidità di posa in opera ed al minor costo, unica necessità uno studio serio ed approfondito delle correnti sottomarine.

Per fare qualche esempio, tale sperimentazione,  è alla base dei lavori alle spiagge dei vip nel sud della Sardegna e degli arenili di Sanremo (luoghi dove il territorio è alla base del turismo).

Ai politici ricordiamo che solo facendo tesoro degli errori passati si può rendere un servizio, basti pensare all’erosione creata a sud di ogni pennello o barriera a “T” costruita per rendersi conto di quali siano stati i costi sostenuti per la difesa del litorale e gli effetti devastanti senza arrivare mai alla soluzione del problema.

Nessun politico e nessun tecnico ha mai pagato per i danni causati al territorio, danni derivati da scelte tecnico/politiche, quantomeno scriteriate.

Sempre a chi ci amministra chiediamo come mai si è deciso,  all’unanimità dei presenti,  di escludere il VIA (Valutazione Impatto Ambientale) che è una procedura amministrativa di supporto per l’autorità decisionale finalizzato ad individuare, descrivere e valutare gli impatti ambientali prodotti dall’attuazione del progetto. La procedura di VIA è normata come strumento di supporto decisionale tecnico/amministrativo, con essa si ha la valutazione sulla compatibilità ambientale di un determinato progetto ed è svolta dalla pubblica amministrazione, che si basa sia sulle informazioni fornite dal proponente del progetto, sia sulla consulenza data da altre strutture della pubblica amministrazione, sia sulla partecipazione della gente e dei gruppi/associazioni sociali.

Pertanto riteniamo quantomeno anomalo, che l’intervento proposto in località Coreca di Amantea faccia a meno (per come in delibera del 23/11/2010) del VIA per un intervento sicuramente disarmonico e ripugnante alla vista, ma VIA oltremodo necessario per le conseguenze e gli effetti che tale intervento potrebbe innescare a sud dello scoglio di Coreca.

Tra gli obbiettivi primari del VIA c’ è quello di favorire la partecipazione della gente nei processi decisionali sull’approvazione dei progetti, cosa che non c’è stata, ma ancor più importante è la finalità di valutare le modifiche dello stato ambientale che un intervento sconsiderato come quello ipotizzato in località Coreca produrrebbe e le pressioni antropiche che subirebbe il territorio.

Il WWF rappresentato nel Comitato di Gestione del Parco Marino Regionale si farà portavoce delle istanze di tutela per valutarne l’impatto presso la presidenza del Parco Marino Regionale “Scogli di Isca”.

È evidente che, del nostro territorio non interessa a nessuno, se si considera che ogni giorno dalle pagine dei quotidiani locali si annunciano nuovi candidati per le prossime amministrative, gente che si dice al servizio degli amanteani e di Amantea, ma con grande unità di intendi “nessuno apre bocca” sulla massicciata di fronte allo scoglio di Coreca aprendo spazio a due interpretazioni:

(1)   non ne sanno nulla, quindi mostrano di non vivere il territorio e di non stare tra la gente – pertanto politici mediocri;

(2)   ne sono a conoscenza ma non li riguarda personalmente o più semplicemente se ne fregano – pertanto politici mediocri,

ai cittadini non rimane che raccogliere le solite firme e magari parlarne con quei rompic…..ni di ambientalisti.

Invitiamo tutti, politici in primis, a riflettere su una citazione di José Ortega y Gasset e, magari…… farla propria anche nei fatti Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso”…chissà che pensando all’ “EGO-IO” non diventiate sensibili…!!!…???

* Consigliere regionale WWF Calabria

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Pianopoli: Bloccata la discarica

3 gennaio 2011 Commenti chiusi

I manifestanti preoccupati dai rifiuti sversati senza controllo in una delle poche discariche attive in Calabria e che raccoglie la maggior parte dei rifiuti prodotti nella Regione.

Pianopoli (Cz), 03 dic. 2010 – Alle 23:00 di ieri centinaia di cittadini calabresi si sono dati appuntamento sulla strada che conduce alla discarica di Pianopoli rispondendo all’appello della Rete Difesa del Territorio “Franco Nisticò”.

È stata bloccato l’accesso a quella che è,come attestato dalle fonti giudiziarie, una discarica abusiva che come tante altre, per lo più private, avvelena ed inquina il territorio e le comunità. Non a caso all’appello della RDT non hanno risposto solo cittadini del Lametino, ma anche i comitati di Crotone, Rossano, Cosenza, Reggio Calabria.

Le popolazioni intendono dire basta ad un ciclo di rifiuti che si basa sul business di speculatori e ‘ndrangheta che si cela dietro il ciclo dei rifiuti, nonché ad una gestione commissariale ridicola, che dura ormai quindici anni, e che serve soltanto per sprecare soldi pubblici ed aggirare ogni norma di tutela dell’ambiente e della salute.

L’unica soluzione per quella che è non solo un’emergenza ambientale, ma soprattutto democratica e politica, è un sistema dei rifiuti pubblico e basato sulla raccolta differenziata spinta, porta a porta, finalizzata al riciclo e riutilizzo.

Il presidio ha inoltre chiesto l’intervento del NOE per verificare il contenuti di alcuni automezzi. Quando sono le otto del mattino l’unico intervento dello stato sembra essere l’arrivo del reparto celere.

Il blocco della RdT è un invito a riprendere possesso dei propri territori in prima persona senza delega a politici e istituzioni

giudiziarie. Questo è solo l’inizio di una campagna di mobilitazione che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi, discarica per discarica per monitorare e controllare il ciclo dei rifiuti legale e non.

Gli attivisti hanno deciso di togliere il blocco intorno alle 9.00, con l’arrivo dei carabinieri del NOE (Nucleo operativo ecologico) che, su precisa richiesta degli stessi manifestanti, sono intervenuti per verificare i rifiuti che i camion sversano nella discarica.
I rappresentanti della Rdt hanno quindi deciso di recarsi al comune di Pianopoli per tenere una conferenza stampa che inizierà, presumibilmente, intorno alle 10:30 di stamattina (3/1/2011).

Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

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