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Archivio per giugno 2010

“L’ultima spiaggia, saggio di geografia disumana” in prima nazionale ad Amantea

15 giugno 2010 Commenti chiusi

il regista Massimo De Pascale

Amantea - Sarà presentato in prima assoluta ad Amantea (CS) il documentario  “L’ultima spiaggia, un saggio di geografia disumana”, sul traffico dei rifiuti che riguarda la Calabria (scritto e diretto da Massimo De Pascale. Riprese e montaggio di Nicola Carvello. Produzione DoKufilm). L’evento rientra nel programma del Gaia International Festival che prende il via sabato 19 giugno e si svilupperà per una settimana, fino al 27, nei paesi situati lungo la costa tra Amantea e Maratea. Il documentario, della durata di circa 50 minuti, sarà proiettato domenica 20 giugno alle ore 20,30 ad Amantea, in Piazza Calavecchia.  ”Il senso del lavoro è racchiuso in buona parte nel sottotitolo “Un saggio di geografia disumana” – ha dichiarato l’autore -. Si tratta di un documentario in cui la denuncia di una situazione estrema avviene attraverso il linguaggio delle immagini, cercando di coniugare poesia e antropologia e dilatando il discorso dalla situazione particolare a una riflessione più generale sull’incrinarsi del rapporto tra l’uomo e la natura.” Lo stesso rapporto tra uomo e natura raccontato dallo stesso De Pascale nel premiato “Vita, morte e miracoli nel paese più povero d’Italia” documentario che racconta la storia di Nardo Di Pace un piccolo centro dell’entroterra calabrese, definito il paese più povero d’Italia, devastato dalle frane e forse ancor di più, dalla scellerata ricostruzione che ne è seguita.

Dal sito: http://www.morganalab.eu/cinema_scheda.asp?id=15

“Vita, morte e miracoli nel paese più povero d’Italia”

Sinossi
Una statistica ufficiale, pubblicata nel 1989 da tutti i maggiori quotidiani nazionali, proclamava Nardodipace il comune più povero d’Italia.
Situato al centro della Calabria, la più povera delle regioni italiane, e vittima negli anni di una serie di alluvioni che ne hanno cambiato profondamente il territorio e l’economia, il paese è subito diventato un caso nazionale, suscitando periodicamente l’attenzione della stampa e della televisione.
Ma nonostante le sue caratteristiche estreme il caso di Nardodipace non è isolato, rappresenta in maniera emblematica la condizione in cui versa un’intera parte d’Italia: la distruzione sistematica della civiltà contadina, la morsa della criminalità organizzata che strangola qualsiasi attività economica, l’assenza dello Stato, la disperazione dei giovani che sono ancora costretti, come cent’anni fa, a emigrare per costruirsi una prospettiva di vita.
Perché oggi la miseria, in una delle nazioni più ricche dell’Occidente, non è più la fame o la mancanza dei servizi igienici, ma l’impossibilità di pensare una vita più dignitosa e più giusta.
Il film è in primo luogo il racconto delle speranze continuamente disattese di Nardodipace e di tutto il Sud Italia, del coraggio e delle illusioni generose dei suoi abitanti e dei tanti tradimenti della politica e della Storia.
Adesso, nelle contrade del paese, fra i vecchi e i giovani, domina palpabile il senso della fine di un mondo e l’attesa indistinta di qualcosa che possa miracolosamente rovesciare la situazione, e ancora si racconta l’antica leggenda di una favolosa chioccia dai pulcini d’oro che svanisce lasciando ancora più disperati quelli che hanno avuto il coraggio di inoltrarsi nel bosco per cercarla.
Eppure, in un tempo in cui le ragioni dell’economia globalizzata hanno sconvolto definitivamente gli equilibri del pianeta, le immagini di questo paese condannato a una lenta estinzione e le ultime testimonianze di una civiltà che per secoli ha saputo convivere in precario equilibrio con una natura aspra e bellissima, ci arrivano con il fascino irresistibile di un mondo perduto.

Relazione artistica
Un’antica canzone popolare calabrese racconta una straziante storia di fatica e di soprusi:

Ccu’ trenta carrini m’accattai ‘na vigna
Mi l’accattai supra ‘na muntagna
Cui si scippau lu graspu e cui la vigna
Povira vigna mia, lavura e magna
Povira vita mia, lavura e magna

Tantai tantu ppe’ fari un castellu
Cridennu ch’era jeu lu castillanu
Ma doppu fattu, preziusu e bellu
Li chiavi mi spariru, bella, di li manu.

Questi versi rappresentano, con l’evidenza della poesia autentica, il senso di frustrazione e di spossessamento vissuto da tempo immemorabile da tutte le giovani generazioni meridionali.
L’alternativa, oggi come cent’anni fa, sembrerebbe essere quella fra il rimanere in una situazione stagnante, dominata dalla protervia dei prepotenti e dall’acquiescenza dei deboli, o partire per assicurarsi un futuro diverso lontano dalla propria terra.
Ma è davvero così, o esistono anche per i giovani del Mezzogiorno modi diversi di determinare il proprio futuro?
Da un sogno infranto di dignità e indipendenza, intendiamo partire. Non per abbandonarci al fatalismo di chi crede che la situazione sia immutabile per una specie di maledizione divina o per qualche tara genetica dei meridionali, ma per rappresentare onestamente, nelle sue luci e nelle sue ombre, una situazione di disagio e per cercare di comprendere le radici profonde di questo disagio.
Per questo allargheremo la visuale, cercando di raccontare nei suoi vari aspetti, umani e sociali, un territorio e la sua gente. Ascolteremo i racconti di vita di vecchi e giovani e mostreremo l’aspra bellezza di un paesaggio che nei secoli ha modellato l’anima della sua gente.
Soprattutto cercheremo di riflettere e far riflettere su alcuni nodi essenziali della storia e della società calabresi, nella convinzione che sia sempre la storia a renderci quelli che siamo, ma anche che la consapevolezza di questa storia sia una delle poche armi che abbiamo a disposizione per tentare di riscattarci.

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Gaia International Festival. Dal 19 al 27 giugno

15 giugno 2010 Commenti chiusi

Da una foto di Andrea Scala

Il 19 giugno parte il Gaia International Festival.
Nato da un’dea di alcune associazione che hanno partecipato alla Manifestazione nazionale del 24 ottobre 2009 ad Amantea, sarà un incontro internazonale di cittadini che affronteranno i problemi ecologici della Terra e del Mare con una settimana di Eventi (circa 60) su tutta la costa e tra le montagne da Amantea a Maratea.

Il Gaia è una manifestazione realizzata dal basso, ovvero dalla collaborazione di associazioni e cittadini che vivono ed operano sul litorale tirrenico cosentino e non solo. Gli artisti, i relatori, i testimonial e quanti hanno permesso attraverso la loro partecipazione di realizzare il GAIA metteranno a disposizione la loro arte, professionalità e conoscenze quasi tutti gratuitamente o con un contributo spese ridotto rispetto ai cachè tradizionali, perché condividono i valori del GAIA e ne hanno “sposato la causa”, perché amano – come gli organizzatori – l’ambiente in cui vivono. Sarà una settimana in cui si guarderà alla natura e al mondo che ci circonda in genere, compreso ai nostri simili, con occhi e sensibilità diverse dal quotidiano. Solo entrando in armonia con gli altri elementi della natura saremo in grado di vivere e far sopravvivere il nostro pianeta donandolo, come lo abbiamo trovato, alle future generazioni. Riscoprendo armonia e bellezza forse saremo in grado di non ferire più a morte la nostra Terra, la nostra GAIA.

Di seguito gli eventi del comprensorio di AMANTEA (CS):

19/6 – AMANTEA
Accoglienza in costumi dell’epoca dell’assedio di Amantea“, a cura dell’associazione teatrale “Il Coviello”, insieme alla Stracittadina organizzata dall’Avis.
I luoghi di Gaia“, cortometraggio, riprese e montaggio di Creature Creative, l’unicità dei gesti della vita quotidiana nei luoghi che ospitano gli appuntamenti di Gaia;
El Rey Tuqueque“, Concerto, Giulio Vita e Andres Padano, pittura e musica un insieme di diversità folk, Piazza Cappuccini, Amantea, dalle ore 18:00.

20/6 – LONGOBARDI
Mercato ecosostenibile“, Centro Storico, Longobardi, ore 10:00-18:00. Un esempio di “decrescita felice” al passo con il battito del cuore di Madre Terra e del suo ospite umano.

20/6 – LONGOBARDI
Salimora – Suoni e ritmi dal Sud del mondo“, voce, organetto e chitarra di Enzo Ruffolo, Centro Storico, Longobardi, ore 19:30. Donna Candia, Verde Mediterraneo, Temesa…musiche e testi dedicati al mare.

20/6 – AMANTEA
“L’ultima spiaggia, saggio di geografia disumana”, Documentario scritto e diretto da Massimo De Pascale. Riprese e montaggio di Nicola Carvello. Produzione DoKufilm, Piazza Calavecchia, Amantea, ore 20:30.
La denuncia di una situazione estrema avviene attraverso il linguaggio delle immagini, cercando di coniugare poesia e antropologia e dilatando il discorso dalla situazione particolare a una riflessione più generale sull’incrinarsi del rapporto tra l’uomo e la natura.

21/6 – BELMONTE CALABRO
“Laboratorio Creativo Bambini”, I Cappuccini RistorEventi, Belmonte Paese, ore 10:00-13:00. Stimolare l’abilità di manipolazione dei bambini con l’utilizzo di materiali riciclati. (Per un numero massimo di 30 bambini dai 6 ai 12 anni. Per info e prenotazioni: 339.6195901).

21/6 – AMANTEA
“Folk e Storie”, Piazzetta Collegio, Amantea, ore 19:00. Nando Brusco, Salvatore Mongiardo, Cantori Calabri, Domenico Trifilio, Frank Passarelli Trio, Domenico Salemme, Salimora.

21 Giugno – AMANTEA
“Baba Sissoko in concerto”, Palazzo delle Clarisse, Amantea, ore 22:30. Il fortunato e coinvolgente spettacolo musicale del pluristrumentista afro-calabrese.

22/6 – AMANTEA
Semi del Suicidio” di Vandana Shiva e Laura Corradi, Chiostro di San Bernardino, Amantea, ore 18:00. Presentazione multimediale del libro con interventi di Irene De Franco, Nadia Gambilongo, Monica Lanfranco.
“Reading” curato da Maria Grazia Bisurgi e Paola Scialis;
“La madre o-scura”, Mostra itinerante di Luigi Fabbricatore;
Presentazione del Concorso letterario “Le Collane di Med” VIII edizione.

23/6 – AMANTEA
Storie di Scorie“, Interpretazione, testo e regia di Ulderico Pesce, Parco S. Anna – Fiume Oliva, Amantea, ore 21:00. Nel pluripremiato spettacolo dell’esponente di spicco della nuova generazione dei narratori teatrali italiani la ricostruzione dell’avvento dell’industria nucleare in Italia, i suoi pericoli e le tecniche di funzionamento di una centrale atomica.

24/6 – AMANTEA
La valorizzazione dell’esistente” Dibattito su Architettura, ambiente, tradizioni popolari, patrimonio umano, Piazza Calavecchia, Amantea, ore 19:00. Dibattito con Rosario Chimirri, Franco Rossi, Stefania Emmanuele, Franco Ferlaino,Vincenzo Linarello.

25/6 – LONGOBARDI
Lazzi buffoneschi” di Paola Scialis, Associazione Frati, Teatro, Centro Storico, Longobardi, ore 21:30. Spettacolo in costume ambientato nel Rinascimento. (Ingresso a pagamento).

25/6 – BELMONTE CALABRO
Filosofia del gusto e gusto della filosofia“, Dibattito, Anfiteatro di Belmonte Marina, ore 19:00. Valori e riferimenti per una cittadinanza attiva con Alfonso Lorelli, Mario Alcaro. Degustazione comparativa tra tranci di culatello di Zibello e “Gammune” di Belmonte.

26/6 – LONGOBARDI
Agricoltura naturale con il metodo Fukuoka“, Seminario con l’associazione Popolo Creativo, Teatro comunale di Longobardi, ore 19:00. Metodi e tecniche di coltivazione naturale, semina a secco senza aratura.

26/6 LONGOBARDI
Scenari invisibili in Motion“, Associazione Scenari visibili, di e con Dario Natale, Teatro comunale di Longobardi, ore 21:30. Spettacolo teatrale nato da una idea di Dario Natale che nè è anche interprette.

26/6 – AIELLO CALABRO
L’ultima spiaggia. Un saggio di geografia disumana” – Documentario scritto e diretto da Massimo De Pascale; Riprese e montaggio Nicola Carvello; Produzione Dokufilm – White Noise Audiovisivi. Aiello C., Piazza Plebiscito, ore 21.30.

27/6 – AMANTEA
Terra venduta, Così uccidono la Calabria, Viaggio di un giovane reporter sui luoghi dei veleni”, di Claudio Cordova, Laruffa Editore. Dal torrente Oliva ai segreti affondati nel mare le cifre di denaro attorno ai traffici illeciti di rifiuti e quelle delle morti per malattia sul territorio.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI SUGLI ALTRI EVENTI CHE SARANNO REALIZZATI DA AMANTEA A MARATEA
CLICCA SUI LINK SOTTOSTANTI

Programma: http://www.gaiainternationalfestival.com/assets/files/GIF%20Program.pdf

Sito Ufficiale GAIA: http://www.gaiainternationalfestival.com/italiano/benvenuti.html

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Carotaggi Oliva: chiusa al traffico la strada che costeggia il fiume

11 giugno 2010 Commenti chiusi

Il 14 giugno saranno effettuate delle indagini Geofisiche. Per gli automobilisti è previsto un percorso alternativo

Fiume Oliva - Lunedì 14 giugno sarà interdetta al traffico la strada provinciale 53, detta strada fondo valle Oliva, che collega la Statale 18 al comune di Aiello Calabro. Il provvedimento è stato adottato con l’ordinanza n. 49 del 3/6/2010 a firma dell’ing. Francesco Basta, dirigente del settore viabilità della Provincia di Cosenza. La strada sarà chiusa dalle ore 9.00 alle ore 13.00, per permettere alla ditta Toma Abele di Matera – che sta eseguendo per conto della Procura della Repubblica di Paola i carotaggi nel fiume Oliva – di effettuare dei rilievi sotto il rilevato stradale. Il tratto interessato dal divieto di transito, dove saranno effettuate delle indagini geofisiche, è quello compreso tra la galleria e l’agriturismo ubicato qualche centinaio di metri dopo la Cava definita “radioattiva”. Per gli automobilisti è previsto un percorso alternativo per raggiungere i comuni e le abitazioni della zona.

Continuano dunque a ritmo serrato i lavori di carotaggio nel fiume Oliva che hanno permesso l’individuazione di nuove aree contaminate da rifiuti tossici di derivazione industriale. Almeno quattro fin’ora le aree individuate che sono state utilizzate come discariche abusive, ora l’attenzione degli inquirenti si focalizza sulla strada che collega il litorale tirrenico con il comune di Aiello Calabro e che costeggia il fiume Oliva. Si teme che sotto il rilevato stradale ed in particolare sotto la galleria, di più recente  realizzazione, vi siano stati seppelliti rifiuti pericolosi. Tecnica peraltro già utilizzata da imprese criminali in altri Paesi “pattumiera”, come la Somalia. Entro la fine di giugno, al massimo nei primi giorni di luglio, dovranno essere portati a termine i lavori di carotaggio, poi i campioni di terreno prelevati saranno trasferiti nei laboratori di Arpacal, Ispra, Arpa Piemonte e in altri istituti di ricerca per essere sottoposti ad analisi chimiche e radiologiche per verificare le sostanza che li compongono e poter definire i necessari lavori di bonifica.

Comitato Civico Natale De Grazia

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Il “mio” Oliva. Ricordi di quando il fiume era incontaminato

10 giugno 2010 Commenti chiusi

Allora il fiume non era contaminato, né l’uomo pensava mai di usarlo come discarica per i propri rifiuti. Veniva pulito ogni anno dai contadini che sapevano bene come dalle sue acque dipendeva la loro vita ed anche la bontà dei loro prodotti.

di Alfonso Lorelli*

Alfonso Lorelli

«Oggi quel fiume non c’è più ed io, ogni volta che vi ritorno, ripercorro con la memoria quei tempi passati e ne piango come un bambino. Vorrei sapere, ma ancora non so, chi e quanti hanno ridotto il mio fiume ad una discarica di materiali tossici e nocivi trasformandolo da donatore di vita a seminatore di morte e di malattie. In questi ultimi tempi mi reco spesso lungo il fiume Oliva per osservare tutte le sue ferite causate dalla insensatezza e dalla criminalità umana ed ogni volta mi viene in mente la bellezza incontaminata di quella vallata che ho amato trascorrendovi molti anni della mia fanciullezza e della mia adolescenza».

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Amantea - Ho vissuto per molti anni sui terreni della Marinella-Oliva irrigati dalle limpide acque di quel fiume dove, fino a quaranta anni fa, vi era l’agricoltura più produttiva, innovativa e di qualità di tutto il Tirreno cosentino. I pomodori tondo-lisci, la fagiolina, i cetrioli prodotti – dove oggi vi è soltanto una distesa ininterrotta di case, molte delle quali incompiute da decenni, – erano sufficienti a soddisfare tutta la domanda del mercato ortofrutticolo di Cosenza e dei paesi contermini.
Si trattava di migliaia di quintali di prodotti ortofrutticoli la cui qualità e quantità uscivano dal duro lavoro di centinaia di coloni della tenuta Furgiuele ma anche dalla qualità delle acque di quel fiume oggi reso famoso dalla presenza nel suo corpo martoriato di rifiuti tossici depositati da criminali da forca.
Ricordo i filari maestosi di eucalipti e di pioppi che si snodavano lungo la riva destra il cui “stormir di fronde” ci rallegrava quando andavamo al fiume a controllare la derivazione dell’acqua immessa nell’“acquaro grande” che serviva per irrigare quei cento ettari di terreno fertilissimo della Marinella. Ricordo i tantissimi salici piangenti distribuiti lungo gli argini delle due rive opposte ed i tanti piccoli acquitrini dove si potevano pescare le rane ed i pesciolini di acqua dolce; e le anquille che in certi periodi dell’anno risalivano il fiume per alcuni chilometri e che noi pescavamo anche nelle piccole chiuse che servivano per far funzionare i tre mulini ad acqua che si trovavano tra la foce ed il ponte di Guarno nei pressi di Aiello Calabro.
L’Oliva era incontaminato, né l’uomo pensava mai di usarlo come discarica per i propri rifiuti; esso veniva pulito ogni anno dai contadini limitrofi che sapevano bene come dalle sue acque dipendeva la loro vita ed anche la bontà dei loro prodotti. Sui terreni demaniali della sua riva sinistra venivano coltivate le noci-pesche più saporite ed odorose di tutta la Calabria, perché vi era un microclima particolarmente adatto a quella coltivazione; era una produzione di nicchia che scomparve non appena le acque del fiume persero la loro antica purezza.
Lungo la riva destra del fiume, per circa 20 chilometri, si snodava l’antica strada comunale Amantea-Aiello, attraversata giornalmente da centinaia di asini, di muli, di carri trainati dai buoi che portavano verso la marina i prodotti dell’economia di montagna e verso i paesi dell’entroterra i prodotti ortofrutticoli e le alici di Amantea.
Sulla sua riva sinistra vi era la fontana di “Foresta” dove centinaia di famiglie attingevano l’acqua da bere ritenuta la migliore della zona. Oggi a Foresta si trova una enorme discarica nella quale sono stati rinvenuti materiali tossici quali il mercurio, il cadmio, la diossina, insieme a centinaia di tonnellate di polveri di marmo spesso usate come schermo protettivo di emissioni radioattive.
Là dove oggi le cave sventrano i declivi della vallata vi era un continuum di coltivazioni arboree che con le loro diversità indicavano le misure altimetriche dei luoghi attraversati.
Quando avevo dieci anni una mattina mia madre mi svegliò verso le tre, ci sistemammo sulla groppa dell’asino ed insieme ad altri cinque “equipaggi” ci recammo nella montagna di Aiello a fare un carico di castagne per il maiale da ingrasso la cui “festa” doveva allietare il nostro Natale.
Forse fu allora che mi innamorai per la prima volta di quel fiume, delle sue rive, degli uccelli che con il loro canto mattutino allietarono tutto il nostro viaggio fatto all’ombra di quei grandi alberi sotto i quali passava la vecchia mulattiera che collegava Amantea ad Aiello.
Oggi quel fiume non c’è più ed io, ogni volta che vi ritorno, ripercorro con la memoria quei tempi passati e ne piango come un bambino.

Il fiume Oliva - Oggi

Vorrei sapere, ma ancora non so, chi e quanti hanno ridotto il mio fiume ad una discarica di materiali tossici e nocivi trasformandolo da donatore di vita a seminatore di morte e di malattie. Non so se quei veleni, magari prodotti a migliaia di chilometri di distanza, sono arrivati a bordo di navi o di camion, né chi sono i criminali che hanno avvelenato il mio fiume, sventrandolo in ogni parte del suo corpo indifeso. Non so se si tratta soltanto di bestie dal volto umano che lo hanno fatto per sete di guadagno o anche di criminali di Stato che hanno agito per conto di un Leviatano che si erge, in tutta la sua superbia e potenza, contro i suoi stessi cittadini inermi ed indifesi. Uno Stato che ogni qual volta i cittadini chiedono la verità sull’inquinamento delle terre e dei mari di Calabria e la bonifica dei siti inquinati cerca sempre di negare il pericolo e di fornirci una “sua verità” narcotizzante, mai direttamente verificabile, che non convince perché costruita a tavolino per rassicurare la popolazione in modo tale che tutto possa continuare come prima.
So che violando il mio fiume hanno colpito anche me; e che io devo reagire finchè posso, insieme a tutti i cittadini onesti di questa Regione, affinchè non abbiano a ripetersi gli atti criminali compiuti finora.
Credo perciò che sia assolutamente indispensabile realizzare una unità di intenti tra tutti i calabresi che hanno visto e vedono violentare i propri fiumi, le proprie terre ed il proprio mare, per lottare e vincere contro i poteri criminali ed i criminali di Stato che ci considerano come topi da discarica. Per vincere è necessario che tutti i cittadini onesti di questa regione si sentano uniti, nello spirito della manifestazione di Amantea del 24 ottobre.Lo chiede anche il mio amato e martoriato fiume.

*Vice-presidente Comitato civico Natale De Grazia

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Valle Oliva: la CGIL invita alla mobilitazione generale per ottenere la bonifica

9 giugno 2010 Commenti chiusi

La CGIL chiama le popolazioni locali alla mobilitazione generale.

G. Posa e M. Ianni

Masimiliano Ianni (Cgil):

«Sappiamo bene dei risvolti negativi della vicenda su agricoltura e turismo, ma la salute è più importante.
Solo “alzando la voce” possiamo tutelare l’elementare diritto alla salute.
Dobbiamo renderci conto che grazie al Procuratore Giordano e al Comitato De Grazia la battaglia per la verità è già stata vinta».


Amantea – Dopo le dichiarazioni del Procuratore Capo di Paola Dott. Bruno Giordano, emerge chiaro un dato incontrovertibile: tutta la zona del fiume Oliva è profondamente inquinata. A questo punto rimane solo sapere di che tipo di inquinamento si tratti. Basta nascondere la verità. Basta dire che l’inquinamento è di derivazione naturale. Basta dire che è tutto sotto controllo.

Senza essere esperti, e senza presunzione alcuna, possiamo affermare che probabilmente oggi trova una sua spiegazione l’alta incidenza tumorale nella zona. Tutto il territorio lungo il fiume è invaso dai rifiuti, in barba al buon senso ed all’interesse comune. Una stupefacente catena di errori, superficialità e ritardi sia da parte della politica sia da parte degli organi inquirenti ha fatto sì che questa storia diventasse un disastro. Ma il conto, secondo noi, sarà ancora più salato, poiché il disastro ambientale di cui sì è sempre solamente parlato, oggi non solo è certo, ma si stenta a definirne i contorni.

Sappiamo bene dei risvolti negativi della vicenda in agricoltura e turismo, ma riteniamo che la salute di migliaia di cittadini sia più importante. Serve secondo noi capire non solo qual è la provenienza dei rifiuti e la loro portata inquinante (cosa che si sta già facendo), ma soprattutto devono essere individuati e perseguiti i responsabili.

E’ necessario, a questo punto, dare un segnale forte: la nostra terra non può essere una pattumiera per il proliferare di interessi illeciti. Cogliamo l’occasione per chiamare alla mobilitazione generale le popolazioni dei territori interessati, perché siamo convinti che solo attraverso questa si può chiedere alla Regione, alla Provincia e, perché no,  anche alla Comunità Europea la bonifica dei siti inquinati. Evitiamo l’ennesima puntata delle polemiche politico-partitiche.

Il tema, come tutti i temi importanti, ha l’effetto benefico di rendere autonome le scelte. Questa volta non possiamo consentire e consentirci che inutili ripicche prestino il fianco ad ulteriori ritardi e rimbalzi di responsabilità. Dobbiamo essere consapevoli che una battaglia è stata già vinta: quella per la verità. Per questo ringraziamo il Procuratore Capo di Paola, ed il Comitato De Grazia per la sua caparbietà.

Siamo convinti che la mobilitazione, indipendentemente dall’esito finale, non lascerà le cose come prima. In questo Paese ed in particolare nella nostra Regione solo “alzando la voce” possiamo avere una speranza di far valere i nostri diritti, anche i più elementari, come quello alla salute.

Amantea, 08.06.2010

Massimiliano Ianni

CGIL Amantea

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Fiume Oliva: Confermata la presenza di rifiuti tossici

8 giugno 2010 Commenti chiusi

Almeno quattro i siti inquinati da rifiuti industriali.
Il P.M. Giordano: «L’Oliva? Una bomba ecologica».
Ma i cittadini preferirebbero non se ne parlasse, in nome della buona reputazione e dell’economia del territorio, nonostante i tanti morti per tumore.


Amantea – Lo aveva anticipato il presidente del Comitato civico “Natale De Grazia” alla presentazione del libro di Riccardo Bocca “Le navi della vergogna” a Catanzaro, il 28 maggio scorso. «In queste ore sta emergendo nel fiume Oliva la presenza di tonnellate di rifiuti industriali pericolosi per la salute umana» ha riferito Gianfranco Posa agli intervenuti «Alla fine dei lavori, quasi certamente, emergerà che nella vallata dell’Oliva è stata realizzata una delle più grandi discariche abusive d’Europa».

lavori di carotaggio nel fiume Oliva - foto G. Posa

Ora arrivano le conferme ufficiali con le dichiarazioni rilasciate dal Procuratore di Paola, Bruno Giordano, che in una recente intervista ha definito l’alveo del fiume Oliva una “bomba ecologica”. Individuati quattro siti altamente inquinati da rifiuti industriali. Centinaia di metri cubi di terreno contaminato. Buche estese quanto un campo di calcio e profonde probabilmente oltre 10 metri, riempite con fanghi industriali ed idrocarburi. Indiscrezioni hanno riferito della presenza di residui di altiforni, sicuramente non presenti in Calabria. Adesso attraverso il posizionamento di piezometri lungo il corso del fiume, si sta cercando di capire se anche la falde acquifere sono state contaminate.

«Mentre questi luoghi venivano feriti a morte, è mai possibile che nessuno abbia visto niente?» è la domanda, alquanto retorica, che Posa si è posto ed ha posto agli intervenuti al dibattito di Catanzaro. E a questo punto non può che farsi una riflessione. Sono tanti e troppo estesi gli appezzamenti di terreno utilizzati nell’Oliva come discarica abusiva. Per realizzare un lavoro di tale portata non si può pensare al solo coinvolgimento di imprese “criminali”, certamente vi è stata la connivenza – se non vera e propria complicità – di chi doveva controllare e non lo ha fatto.

E poi l’indifferenza dei cittadini, soprattutto quelli che abitano nei pressi del fiume Oliva. «Ci troviamo in queste condizioni per una questione di cultura – aveva detto Posa sempre all’incontro con Riccardo Bocca– dobbiamo cambiare atteggiamento verso la ‘cosa pubblica’, percepita ancora oggi come “cosa di nessuno” invece di considerarla patrimonio di tutti». Sono pochissimi quelli che hanno collaborato con gli investigatori che stanno cercando di scoprire tutti i luoghi contaminati e chi ha compiuto e commissionato questi lavori avvelenando i terreni, ancora oggi coltivati, condannando a morte molti degli abitanti della zona dell’Oliva. Qualcuno dice che intorno a questo torrente non vi sia famiglia che non pianga un morto o un malato di tumore.

Eppure da queste parti è viva la convinzione che di queste cose non si debba parlare. Soprattutto adesso che arriva l’estate. «Bisogna lavorare ma…in silenzio» dicono in molti. Lo stesso silenzio che per anni ha permesso ad imprese criminali di avvelenare indisturbati questi luoghi. Oggi – forse è vero – queste località sono evitate dai turisti, anche se non solo per la storia dei “veleni”, ma soprattutto per la mancanza di servizi che accentua il divario tra la qualità ed il prezzo di una vacanza sul litorale tirrenico cosentino e per quella quotidiana chiazza scura sul mare sporco di rifiuti organici.

E parlando di “veleni” molti, stranamente, ritengono che l’immagine negativa che si è diffusa del nostro territorio, non sia colpa di coloro che hanno avvelenato questi terreni, provocando la morte e distruggendo l’economia di un territorio considerato  “malato”. Ma di chi ama questi luoghi, vuole difenderli e vorrebbe poter dire «ecco, avevamo un problema di inquinamento ma ora è stato risolto». Le stesse persone che chiedono verità e giustizia per i tanti morti “ammazzati” di tumore.

Comitato civico Natale De Grazia

Nel video che segue una recente intervista rilasciata al tg di La7 dal capo della procura di Paola, Bruno Giordano.

NAVI DEI VELENI, IL PM: ECCO LE PROVE

Servizio di Francesco Straticò

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La scoria infinita andato in onda su La7

5 giugno 2010 Commenti chiusi

Ieri 4 giugno, su La7, la trasmissione Exit in “La scoria infinita” si è occupata di nucleare e del problema dello smaltimento delle scorie.

Se si dovesse tornare al nucleare dove andranno a finire le scorie prodotte se quelle generate in passato girano ancora in Italia, alcune finiscono nei nostri Mari o sotto Terra, come in Liguria e Calabria?

cliccando sul link sottostante è possibile vedere l’intera trasmissione:

http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50181099


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Presentato in Calabria “Le navi della Vergogna” il libro di Riccardo Bocca

5 giugno 2010 Commenti chiusi

Alla Prima Nazionale è intervenuto il presidente del Comitato De Grazia

Bocca: «Il problema non è arrivare ad una conclusione, ma cosa è stato scoperto durante il percorso per giungere ad una conclusione. La verità esiste, è già stata scritta grazie anche al coraggio di giornalisti locali e cittadini come voi»

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Catanzaro – Nella biblioteca De Nobili di Catanzaro, il 28 maggio scorso, è stato presentato in prima nazionale, il libro di Riccardo Bocca “Le navi della vergogna” che raccoglie anni di lavoro sul traffico dei rifiuti. Un libro-inchiesta dedicato dal giornalista «A chi conosce la verità ed ha paura di raccontarla». Sì, «perché la verità, aldilà di quello che vogliono farci credere, esiste già ed è stata scritta» ha dichiarato l’autore leggendo di seguito dei passi di documenti ufficiali trascritti nel suo libro arricchito da notizie inedite. L’editorialista dell’Espresso è stato tra i primi a livello nazionale ad occuparsi di traffico di rifiuti e di “navi dei veleni”. Ad iniziare dall’anno 2004 con la vicenda della Motonave Rosso spiaggiatasi ad Amantea nel 1990.

«E’ stato Bocca a svelare ai cittadini calabresi gli inquietanti scenari che si sospetta possano nascondersi dietro lo spiaggiamento di quella nave e sul traffico di rifiuti che interessa la Calabria» ha dichiarato Gianfranco Posa presidente del Comitato civico Natale De Grazia. Nel 2003 la procura di Paola, ricevuto per competenza il fascicolo sullo spiaggiamento della Rosso di cui si erano occupati i magistrati di Reggio Calabria, ha iniziato ad indagare sul possibile interramento del carico di quella nave nell’entroterra di Amantea. Gli ambientalisti seguivano l’inchiesta soprattutto attraverso gli articoli pubblicati sulla stampa locale, «ma lo trattavamo come uno dei tanti possibili casi di inquinamento di cui eravamo abituati ad occuparci – sostiene Posa –  Poi Bocca ci ha svelato l’inquietante scenario fatto di intrighi internazionali, dentro il quale si muovevano faccendieri senza scrupoli, servizi segreti e ‘ndrangheta che hanno utilizzato la Calabria come pattumiera per le industrie del nord Italia e d’Europa».

Da "Il Quotidiano della Calabria"

All’incontro con Bocca, organizzato dall’Associazione Universitaria Ulixes, hanno partecipato Vincenzo Capellupo, presidente della stessa associazione, l’On. Angela Napoli componente della Commissione parlamentare antimafia e Gianfranco Posa per il Comitato Natale De Grazia, ha moderato l’incontro Massimiliano Nespola che cura l’ufficio stampa dell’associazione Ulixes.

L’associazione universitaria già lo scorso mese di dicembre aveva conferito il premio Itaca al giornalismo a Riccardo Bocca per le sue inchieste soprattutto sulle navi dei veleni e al comitato De Grazia – con la menzione speciale come “calabresi dell’anno” – «Per il suo impegno coraggioso di lunga data contro lo scarico clandestino di rifiuti tossici in mare e intende con la stessa menzione ricordare la figura del capitano De Grazia, ufficiale che non si fermò neanche davanti a pressioni ostili alle sue indagini e la cui morte desta ancora sospetti».

Il portavoce del De Grazia ha avuto parole d’elogio anche per Angela Napoli. «Non siamo abituati a trattare i politici con i guanti di velluto – ha premesso Posa – ma alla Napoli va il nostro ringraziamento per il lavoro svolto in Parlamento perché si è posta nei confronti di questa vicenda con la stessa sete di verità di molti calabresi. Per lei – ha proseguito il rappresentante del De Grazia – abbiamo scritto alla Commissione antimafia affinché il presidente Pisanu la integrasse nel comitato d’inchiesta sulle navi dei veleni, dalla quale è stata ingiustamente estromessa».

Questo non ha impedito, però, alla parlamentare di occuparsi della  vicenda, infatti è sua la risoluzione d’intervento proposta all’assemblea dei Parlamenti dei Paesi del Mediterraneo che presto potrebbe essere approvata obbligando l’Italia a prendere dei provvedimenti sul traffico dei rifiuti. «La mia paura è che questa vicenda tenda ad essere dimenticata come tante altre verità nascoste del nostro Paese –  ha dichiarato la Napoli – I cittadini calabresi sono assuefatti e incapaci di reagire – ha proseguito la parlamentare – ed insieme agli amministratori locali ed agli imprenditori, preferiscono nascondersi dietro il silenzio, in nome della buona reputazione e dell’economia del territorio».

«Andiamo alla ricerca nelle Istituzioni delle persone perbene che lavorano con onestà e tenacia per lo Stato – ha dichiarato Posa – per questo sosteniamo l’impegno del dott. Bruno Giordano e dei suoi collaboratori che con estremi sacrifici portano avanti un lavoro molto delicato nella procura di Paola. Nei mesi scorsi abbiamo scritto al Consiglio superiore della magistratura e al Ministro Alfano per chiedere il potenziamento della procura paolana ridotta al limite, in termini di forze umane e risorse tecniche ed economiche”. Poi il presidente del De Grazia ha riferito di come sia cambiato in città l’atteggiamento dei cittadini nei confronti delle attività del comitato. «Prima ci accusavano di essere dei terroristi che infamavano il territorio, il 24 ottobre scorso la città è scesa in piazza insieme alle oltre 30.000 persone giunte da ogni angolo di Calabria e da altre regioni, mentre nel dicembre 2004 per le stesse strade a sfilare erano poco meno di due mila manifestanti».

«Ma ancora oggi non è facile occuparsi di queste vicende in paese. – ha denunciato Posa – Oggi prima di venire a Catanzaro qualcuno mi ha rimproverato: “ma vai ancora in giro a parlare di queste cose? Si è fatto un gran baccano sullo smaltimento di rifiuti sul nostro territorio senza arrivare a nessuna conclusione”».
«Il problema non è arrivare ad una conclusione – ha rassicurato Riccardo Bocca – ma cosa è stato scoperto durante il percorso per giungere ad una conclusione. La verità esiste, è già stata scritta. Il mio libro – che documenta tante verità – non sarebbe esistito senza il coraggio di alcuni giornalisti locali (rivolgendosi a Paolo Orofino del Quotidiano della Calabria presente in sala ndr) ed a quei pochi cittadini e ambientalisti che lottano per la verità e che alzando la testa aiutano giornalisti come me a non mollare».

E con l’analisi sul ruolo dei cittadini si è chiusa l’iniziativa di Catanzaro. Del “rispetto” che spesso viene attribuito a chi rispetto non lo merita, come quei politici, imprenditori o criminali che hanno avvelenato le nostre terre. «Ci troviamo in queste condizioni per una questione di cultura – ha concluso Posa – dobbiamo cambiare atteggiamento verso la ‘cosa pubblica’, percepita ancora oggi come “cosa di nessuno” invece di considerarla patrimonio di tutti. In queste ore sta emergendo nel fiume Oliva la presenza di tonnellate di rifiuti industriali pericolosi per la salute umana. Alla fine dei lavori, quasi certamente, emergerà che nella vallata dell’Oliva è stata realizzata una delle più grandi discariche abusive d’Europa. E mentre questi luoghi venivano feriti a morte, è mai possibile che nessuno abbia visto niente?»

Comitato civico Natale De Grazia

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Saviano: ”Rifiuti business come narcotraffico”

5 giugno 2010 Commenti chiusi

«Le ecomafie sono business, sono silenzio, sono tacito accordo.
Il puzzo del loro malaffare è coperto dalle parole rassicuranti di quelli che ripetono a oltranza che tutto va bene»


I guadagni del traffico illecito dei rifiuti investiti in altri settori "legali"

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Roma. “Quello dei rifiuti è diventato uno dei business più redditizi che negli anni ha foraggiato le altre economie”, come per il narcotraffico, i profitti dell’ecomafia.

Vengono poi utilizzati dalle organizzazioni criminali per accumulare capitali con cui poi entra in altri settori, come negozi, alberghi, proprietà immobiliari, trasporti”.

È quanto scrive Roberto Saviano nella prefazione del rapporto ‘Ecomafia 2010′ presentato oggi da Legambiente. “Quindi in realtà – scrive ancora Saviano – usare il territorio italiano come un’eterna miniera nella quale nascondere rifiuti è più redditizio che coltivare quelle stesse terre”. “Le ecomafie sono business, sono silenzio, sono tacito accordo. Il puzzo del loro malaffare è coperto dalle parole rassicuranti di quelli che ripetono a oltranza che tutto va bene”, continua Saviano il quale sottolinea come, con i più di venti miliardi di guadagni annui, “le mafie attraverso gli affari del settore ambientale ricavano un profitto superiore a quello annuo della Fiat, che è di circa 200 milioni di euro, e di Benetton, che è di circa 120 milioni di euro”. Per lo straniero “l’idea dell’Italia muta” – continua Saviano. Se egli conservava “l’illusione delle colline toscane e del buon vino, delle belle donne e della pizza osservando il Vesuvio da lontano mentre il mare luccica cristallino, qualcosa inesorabilmente cambia. Tutto assume una dimensione meno idilliaca e più sconcertante”.

ANSA, 4 giugno 2010

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«No alle scorie», una petizione on line per fermare il nucleare

4 giugno 2010 Commenti chiusi

L’iniziativa dell’attore Ulderico Pesce, che ha anche realizzato uno spettacolo sul tema: «Bisogna fermare lo scempio»

di Debora Aru

Fonte: http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/ricerca-nel-manifesto/vedi/nocache/1/numero/20100602/pagina/15/pezzo/279555/?tx_manigiornale_pi1[showStringa]=ulderico%2Bpesce&cHash=2fd305c549

Ulderico Pesce, a giugno,  sarà in Calabria e Basilicata dal 23 (Amantea)  al 27 (Maratea)  protagonista del Gaia International Festival, incontro internazionale di cittadini e artisti per l’ambiente

Ulderico Pesce

Ulderico Pesce

Sono 6.480 persone e sono i sottoscrittori della petizione “No scorie nucleari” che l’attore Ulderico Pesce ha lanciato dal suo sito www.uldericopesce.it. «I depositi nucleari -ha spiegato l’artista- utilizzano l’acqua per raffreddare il materiale radioattivo incandescente che cercano di conservare. E l’acqua, a contatto con la radioattività lo diventa a sua volta. Una buona parte viene contaminata e riversata nel Mar Tirreno, nel Mar Jonio e nel torrente Arrone, nei pressi del Deposito nucleare della Casaccia, a 25 chilometri da Roma. E questo è insopportabile. Bisognerebbe rendere inerte questo liquido, portandolo allo stato solido: vetro o ceramica, come si fa in altre parti del mondo e invece da noi viene rilasciata nei torrenti. Nel Po addirittura». Ulderico Pesce racconta che gran parte delle sue scoperte le ha fatte durante la preparazione del suo spettacolo “Storie di scorie”. Non fa nomi durante la perfomance, ma non ce n’è bisogno. Prima di esibirsi ha raccontato tutto.
Il docente Angelo Chimienti, che ora è morto, nel 2001 gli ha segnalato la presenza a Rotondella, in provincia di Matera, di una condotta lunga 5 km che scarica nel mar Jonio liquido radioattivo proveniente dal deposito nucleare Enea. «Questo tubo s’era bucato nel marzo del 1993. Il liquido radioattivo aveva contaminato il terreno e vari prodotti agricoli. Il giudice Nicola Maria Pace, allora Procuratore della Repubblica di Matera, lo aveva fatto sequestrare e aveva obbligato l’Enea a sostituirlo. Ma nonostante questo provvedimento, la tubatura non era ancora stata messa in sicurezza. Allora ho raccolto 6.500 firme sul mio sito e con grande piacere ho visto che il tubo è stato messo finalmente in sicurezza a settembre del 2007». Le scoperte che l’attore lucano racconta però sono inquietanti. «Riesco ad ottenere il capitolato d’appalto per i lavori di messa in sicurezza. Per prassi la tubatura doveva essere disseppellita dalla campagna agricola, sezionata in pezzi di 5 metri, isolati e portati immediatamente nel deposito nucleare. Inoltre gli operai dovevano lavorare con cartellini identificativi e attrezzature protettive. Ma io ho filmato i lavoratori privi di questi strumenti di sicurezza e 300 metri di condotta rotta e abbandonata a 10 metri da un campo di fragole». Il governo Berlusconi, spiega Ulderico, ha stanziato 780 mila euro per mettere in sicurezza la condotta. Vince la gara d’appalto una società che si chiama Icos. Il campo di fragole in questione è di proprietà della ditta Agrifela, uno dei più grandi distributori al mondo di fragole. Agrifela fa capo al titolare dell’Icos.
«Come fa lo Stato ad assegnare i lavori di messa in sicurezza di una condotta di scarico di liquidi radioattivi che passa su un campo di fragole a un imprenditore che è proprietario sia della ditta che rimuove il tubo che del campo di fragole? Lo Stato non lo vede proprio il conflitto di interesse?»
L’appello che Ulderico Pesce rivolge al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Ambiente, al Presidente della Regione Basilicata e a quello della Sogin è chiaro: «Chiediamo è che vengano bloccate tutte le condotte di scarico di effluvi radioattivi, nel torrente Arrone, nel Po (la centrale atomica di Caorso scarica nelle sue acque), nella Dora Baltea (impianto di Trino Vercellese), nel mar Tirreno (centrale di Latina) e nel mar Jonio (deposito di Rotondella). Chiediamo anche la dismissione di tutti i reattori nucleari presenti in Italia. E infine vogliamo che venga sospesa qualsiasi tipo di attività nucleare in Italia e la solidificazione delle 20 tonnellate di rifiuti liquidi radioattivi giacenti presso il Centro Eurex di Saluggia e la sostituzione delle cisterne che li contengono perché scadute».

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